LA RAI VUOLE FARE CARTA STRACCIA DEI GIORNALI - PER RECUPERARE IL DENARO CHE IL GOVERNO LE TOGLIERÀ CON IL TAGLIO DEL CANONE, DA VIALE MAZZINI CHIEDONO ALLA DUCETTA DI INTERVENIRE SUL FONDO PER IL PLURALISMO, DOVE VIENE INCANALATA UNA PARTE DELLA TASSA SULLA TV - "IL FOGLIO": "LA RAI DICE A MELONI CHE IL CANONE È UN'IMPOSTA DI SCOPO. SE LO SCOPO È PAGARE LA RAI, PER QUALE RAGIONE IL DENARO DEVE ANDARE AI PICCOLI QUOTIDIANI CORSARI, CHE IN QUESTI MESI ATTACCANO LA RAI?" - "È IL MEDIO ORIENTE DEGLI STRACCIONI E C'È CHI GIOCA ANCORA AL MERCANTE IN FIERA"

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Estratto dell’articolo di Carmelo Caruso per “Il Foglio”

 

meloni viale mazzini rai

Sta per diventare un camposanto e si preoccupano di chi deve accendere le candele. Che il prossimo ad della Rai sia Sergio, Rossi o Chiocci è ininfluente. Il governo vuole che la Rai risparmi, venda tutto quello che può vendere: immobili, quote di Rai Way.

 

La Rai risponde. Per recuperare il denaro che il governo le ha tolto vuole rifarsi sulla carta stampata, farne “cartastraccia”. I vertici Rai chiedono ora alla premier, e lo fanno con argomenti, per la destra convincenti, di “affamare” i piccoli quotidiani già stremati, le tv locali, di eliminare le agevolazioni fiscali a favore di cooperative ed editori che guidano aziende private. Si propone, e in maniera massiccia, di intervenire sul fondo per il pluralismo.

 

meloni comizio su rainews24

[...] Ci sono due grandi fondi che sostengono la carta stampata. Il primo è quello chiamato “Fondo straordinario per il sostegno all’editoria”, un altro è quello per cui stanno lottando, proprio in queste ore, gli editori, e la loro federazione, la Fieg. E’ un fondo straordinario, attivato, durante il Covid. Il primo vale 160 milioni e 110 arrivano da una quota del canone Rai.

 

L’altro fondo, lo straordinario, vale 140 milioni. Il primo è quello che il Mef intende salvaguardare, il secondo è quello destinato, e si sa già, a saltare.

 

Il fondo era appunto “straordinario”, ma venuto meno, e per fortuna, il Covid, quelle ragioni non ci sono più. Sarebbe, e lo spiegano i funzionari che lavorano al dipartimento per l’Informazione e l’editoria, “il crollo definitivo del settore”. Il vecchio mondo antico, quello della carta, non potrà che reagire. Si eleverà il grado di conflitto tra quotidiani e governo. [...]

 

pino insegno giorgia meloni

E’ il fondo del pluralismo quello che fa gola alla Rai. Lo alimenta la tv di stato. Con il governo Draghi è cambiato il meccanismo. Non è più la Rai che gira quelle risorse. Una quota del canone viene canalizzata in maniera diretta sul fondo. Si è fissata la cifra. 110 milioni di euro. Pure il numero, dopo il Superbonus 110 per cento, non porta bene. La Rai che deve presentare al suo azionista, il Mef, il piano industriale ricorda al governo che c’è un precedente.

 

marco chiocci

Durante il governo Conte, l’ad era Salini, e il fondo ai giornali venne decurtato. La Rai era riuscita a strappare 40 milioni di euro. In quegli anni, nel cda Rai, il membro in quota FdI, era Giampaolo Rossi, oggi direttore generale. Forse è meglio che si occupi, e davvero, di Pino Insegno, l’esodato Rai, che raggiunto al telefono dice: “Mi sembra surreale, ho un contratto con la Rai”.

 

Forse è preferibile che se ne occupi Rossi al posto di Ciannamea, il direttore Intrattenimento, in quota Lega, che di fatto ha inserito in palinsesto Insegno, con il bollo di Stefano Coletta, il direttore distribuzione, quota Pd. Coletta era uno che poteva dire: “Non mi piace, non ci sto”. Lo poteva fare. Non lo ha fatto. In Rai ci si diverte, ogni mattina, a leggere, inoltrare gli articoli (neppure il quotidiano comprano) dei giornalisti della carta stampata, quelli che fanno la “guerra santa” al posto loro.

giorgia meloni

 

Per questi “dissociati Rai” tanto è sempre stipendio pieno. Rossi è il direttore generale e un dg, se ha bisogno di soldi dal governo, va per le spicce.

 

Dato che la Rai non è più intoccabile e che la privatizzazione, per la destra, la sua messa sul mercato non è più un tabù, la Rai di Meloni dice a Meloni che il canone è un’imposta di scopo. Cosa significa? Significa che se lo scopo è pagare la Rai, per quale ragione il denaro deve andare ai piccoli quotidiani corsari, quelli che in questi mesi attaccano la Rai? Bisogna essere onesti.

 

Il governo al momento non ha toccato il fondo per il pluralismo. Anzi, malgrado il vecchio canone sia sceso da 90 euro a 70, la quota di canone Rai canalizzata sul fondo è rimasta invariata.

LA NUOVA RAI MELONIANA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

E’ scesa la somma (da 110 a 104) ma per i tagli lineari. A spalleggiare chi desidera fare “cartastraccia” sono pure i produttori dell’audiovisivo che con la Rai ci collaborano. [...] Sta in pratica per scoppiare un conflitto tra privilegiati e smandrappati, giornalisti tv contro giornalisti della carta, e tutto per avere ancora un morso di mondo, quello dell’informazione, un mondo sempre più derelitto, aggredito dal web, dove gli unici direttori che contano sono quelli del personale. E’ il Medio Oriente degli straccioni e c’è chi gioca ancora al Mercante in fiera .

MELONI E SALVINI COME SANDRA E RAIMONDO - ANNETTA BAUSETTI
FRATELLI DI RAI - VIGNETTA BY MACONDO