LA REALTÀ È MEGLIO DI “SUCCESSION”! – L’USCITA DI JAMES MURDOCH DA “NEWS CORP” È L’ULTIMO ATTO DELLA DINASTY DI FAMIGLIA. A UN CERTO PUNTO SEMBRAVA L’EREDE DESIGNATO DELL’IMPERO DEL VECCHIO RUPERT, POI CI SONO STATI LO SCANDALO “NEWS OF THE WORLD” E L’ELEZIONE DI TRUMP – LA COMPETIZIONE CON IL FRATELLO LACHLAN E LE IDEE “PROGRESSISTE”: STORIA DI UN ADDIO INEVITABILE
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Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
James Murdoch si è staccato dal business di famiglia con una lettera di due righe e mezzo, diffusa venerdì 31 luglio: «Lascio il board dei direttori della News Corporation. Le mie dimissioni sono dovute a disaccordi su alcuni contenuti editoriali pubblicati dai giornali della società e su altre decisioni strategiche».
Suo padre Rupert Murdoch, 89 anni, fondatore di uno dei più influenti poli editoriali del mondo e Lachlan, suo fratello maggiore, gli hanno risposto con un comunicato altrettanto striminzito: «Siamo grati a James per i tanti anni di lavoro nella società. Gli auguriamo il meglio nei suoi futuri impegni».
James, 47 anni, resta comunque con Rupert, Lachlan e le quattro sorelle nel trust di famiglia, la cassaforte di un patrimonio da 16,9 miliardi di dollari, secondo la rivista Forbes. Ma la sua mossa sancisce il cambio strutturale degli equilibri nel clan. E non è solo una questione privata, naturalmente. Da qualche tempo nel gruppo convivevano due anime in conflitto permanente.
James, nato a Londra, studi all' Università di Harvard, è stato visto per molti anni come il possibile erede della dinastia. Il giovane manager si trovò proiettato in una realtà in crescita tumultuosa, dopo che Rupert aveva fondato «Sky» nel 1989 in un sobborgo di Londra, inventando e diffondendo l' idea della tv a pagamento.
È un impero multiforme, dai media ai film, con più centri di comando: il ruolo di James cresceva sul versante europeo. I rapporti con il fratello Lachlan di un anno più anziano, sono sempre stati complicati: una naturale vicinanza, ma anche una competizione latente. Le gerarchie non erano rigide.
Fino al 2005 sembrava che Lachlan fosse il successore designato di Rupert. Poi venne il momento di James: diventò di fatto la guida operativa di News Corporation e progettò l' espansione verticale della società, cercando di mettere insieme giornali e tv, contenuti video e web.
Nel 2011, però, la sua leadership e la sua reputazione precipitarono al punto più basso. Fu costretto a chiudere il rotocalco News of the World in seguito a uno scandalo tremendo: il giornale fu accusato di aver corrotto agenti di polizia per ottenere intercettazioni e informazioni riservate su personaggi politici e dello spettacolo. James e Rupert furono convocati dal Parlamento britannico e massacrati dai parlamentari in un' audizione pubblica trasmessa in diretta tv.
James assorbì la scoppola e si spostò a New York, dove gestirà la lunga fase che porterà al ridimensionamento di 21st Century Fox, fino alla vendita della divisione cinema a Walt Disney(2017) e poi di Sky a Comcast (2018). Nel frattempo l' America è cambiata. Alla Casa Bianca c' è Donald Trump.
Nel suo libro «Fuoco e furia», Michael Wolff racconta come, fino al 2015, Murdoch considerasse Trump «nel migliore dei casi un clown». In realtà il clan si affida a Roger Ailes che crea «Fox News» e lancia la candidatura di «The Donald». Affari e politica, lealtà familiare e rapporti personali si mescolano in un intrigo raccontato da film come «Bombshell» o da serie televisive come «Succession» e, soprattutto, da «The loudest voice», con uno strepitoso Russell Crowe nella parte di Roger Ailes.
Lachlan e James fanno fronte comune per cercare di arginare il grande manager televisivo, personaggio decisivo nel nuovo establishment trumpiano. Per Lachlan è solo una questione di potere; per James anche ideale. Anche dopo la morte di Ailes, i Murdoch continuano ad appoggiare Trump senza riserve. James, però, si allontana. Condivide l' impegno ambientalista con sua moglie Kathryn, attivista che collabora con la «Clinton Climate initiative».
Investe in alcune start-up ecologiche, critica apertamente la campagna «negazionista» sul «climate change» condotta dai quotidiani controllati da News Corp in Australia. Partecipa con una donazione di milione di dollari a una raccolta fondi per Joe Biden. Lo strappo è inevitabile .