REPETITA (NON) IUVANT – NON E’ LA PRIMA VOLTA CHE MONICA RICCI SARGENTINI (CON ALTRE FEMMINISTE IN BORSETTA PRADA) INSORGE CONTRO UN EDITORIALE DEL “CORRIERE”: NEL 2011 NON FU SAVIANO MA IL “BERLUSCONIANO” OSTELLINO A ESSERE PRESO DI MIRA CON MAIL E LETTERE – L’INSOFFERENZA DEI “VECCHI” CORRIERISTI NASCE DAL FATTO CHE GLI UNICI IN ITALIA A NON POTER ESPRIMERE LE LORO OPINIONI SONO LORO. TUTTI QUELLI CHE VEDETE IN TV CON SOTTOPANCIA “CORRIERE DELLA SERA”, TIPO RAMPINI E ANCHE LABATE, SONO COLLABORATORI ESTERNI O EX IN PENSIONE…
-DAGOREPORT
Era il 19 gennaio 2011 ed era direttore De Bortoli II (la vendetta), vicedirettori Luciano Fontana e Barbara Stefanelli. L’ex direttore Piero Ostellino in un editoriale scrive che “le donne sono sedute sulla loro fortuna”. Una banalità che scatena il finimondo.
Chi lo scatena? La redattrice romana Monica Ricci Sargentini che, con altre pasionarie, non invia una mail bombing (forse, allora, non c’erano) ma una lettera a tutta la redazione.
Giovedì 20 gennaio 2011, ore 13.33: “Cari colleghe e colleghi, ieri abbiamo letto il fondo sul Corriere di Piero Ostellino, trovando inaccettabili alcuni passaggi che abbiamo sottoposto al vicedirettore Barbara Stefanelli.
Mostrando comprensione, Stefanelli ci ha detto di scrivere una breve lettera da pubblicare in risposta a Ostellino. Antonella Baccaro, Monica Ricci Sargentini, Orsola Riva, Stefania Ulivi”. Il testo a Ostellino dice: “Gentile Direttore, abbiamo letto il suo fondo di mercoledì scorso, L’immagine dell’Italia e la dignità delle istituzioni, dove testualmente affermava: “Una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia - diciamo così - partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta.
Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l'indulgenza all'esame o al capo ufficio per fare carriera. Avere trasformato in prostitute le ragazze che frequentavano casa Berlusconi, non è stata (solo) un'operazione giudiziaria, bensì (anche) una violazione della dignità di donne la cui sola colpa era quella di aver fatto, eventualmente, uso del proprio corpo”.
Noi pensiamo che la fortuna di una ragazza non risieda in una o più parti anatomiche da offrire al potente di turno, sia esso un professore o un politico, e che il mondo sia pieno di persone che s'impegnano per raggiungere risultati e far carriera conservando la propria dignità. Legittime tutte e due le scelte: noi sosteniamo la seconda”.
La lettera fu pubblicata e la Stefanelli si salvò. Oggi si replica con il caso Saviano pro regolamentazione del sex-working, ma con una operazione diversa: non richiesta di articolo/replica bensì operazione di mail bombing.
Tuttavia, come si sussurra nei corridoi di via Solferino in attesa dell’assemblea sul caso “Ricci Sargentini e libertà di parola” al “Corriere”, l’affermazione contenuta nella replica del direttore Fontana, secondo la quale la redattrice poteva chiedere alla direzione “di poter esprimere la sua opinione o di promuovere un confronto sull’articolo” è totalmente retorica.
La direzione (cioè Fontana e accoliti), come il contratto giornalistico consente, fa scrivere non per competenze o merito ma chi pare a lei. Se ad ogni editoriale uno o più dei trecento giornalisti del “Corriere” potesse replicare perché dissente saremmo al “Corriere della replica”.
Il profondo risentimento di parte dei giornalisti (specie dei più qualificati o di esperienza) verso questa e verso la precedente direzione De Bortoli (che vietò a suoi giornalisti di scrivere libri) è che, in Italia, tutti godono di libertà di espressione su tutti gli strumenti informativi (giornali, social, radio, tv…) a parte loro.
Questo aspetto è aggravato dalla politica del “Corriere” di dare in outsourcing quasi tutti gli editoriali, commenti, rubriche e interi supplementi (“La Lettura”, ad esempio). Ovunque è un comparire di scrittori (per mancanza di libri) amici o, meglio, amiche, della Stefanelli e della direzione. Ultimo caso quello di Rampini, al quale è stata affidata pure la cura di una collana di libri nella quale ha pubblicato, per metà, i suoi! Da qui la considerazione tra gli “anziani” del “Corriere” che siamo in una democrazia imperfetta: tutti possono esprimere le loro opinioni a parte i giornalisti del “Corriere”.
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