IL RITORNO DI GIANNI VATTIMO – L’ANTIFASCISMO TORNA A FAR FILOSOFEGGIARE IL PENSATORE 87ENNE, AL CENTRO DI UN RAGGIRO DA PARTE DEL TUTORE FIDANZATO SIMONE CAMINADA – “LA DESTRA? È COLPA NOSTRA. NON CI SIAMO ACCORTI CHE STAVA PREVALENDO. LA SINISTRA SI INTERROGHI SUI SUOI ERRORI, PER ESEMPIO SULLA MANCATA POLITICA MIGRATORIA. DELL'ESECUTIVO MELONI MI PREOCCUPA LA...” (BASTA UN POCO DI ANTIFASCISMO E LA PILLOLA VA GIU'...)

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Estratto dell’articolo di Giacomo Galeazzi per “la Stampa”

 

GIANNI VATTIMO E SIMONE CAMINADA

«Il pensiero non è un circuito chiuso, è un cammino. Quello che sta accadendo oggi in Italia e nel mondo necessita di categorie interpretative aggiornate», afferma il professor Gianni Vattimo, 87 anni, in uno dei numerosi pomeriggi in cui casa sua si anima di ex studenti e amici che passano a trovarlo nel cuore antico di Torino. Prosecutore del pensiero di Martin Heidegger ed ex europarlamentare, il filosofo intreccia nella conversazione frammenti di teoretica e riflessioni sull'attualità: Ucraina e destra al governo («non ci siamo accorti che stava prevalendo»).

 

Dal revisionismo storico su fascismo e Resistenza ai nuovi muri culturali e materiali contro le migrazioni, si aspettava la destra al potere in Italia?

«È il frutto di un'erosione in corso da tempo. Prendiamo ad esempio le migrazioni: avvengono da sempre ma la destra le strumentalizza come apocalittiche. E la sinistra quando era al governo non ha fatto granché nella politica migratoria, anzi spesso l'ha indicata come un male da fronteggiare. Dovremmo interrogarci sulle nostre colpe nella riemersione di una destra nazionalista e xenofoba. Quello che la sinistra ha ignorato o omesso ha spalancato le porte al quadro politico odierno. E semmai è proprio il modo in cui avvengono le migrazioni che è apocalittico cioè senza pietas né umanità. Ossia vecchie carrette del mare sovraffollate, governi che respingono e mettono in pericolo vite, chiacchiere da bar nei talk show che accentuano la percezione dell'odio etnico».

Gianni Vattimo e il compagno Simone Caminada

 

Sui migranti l'Italia rischia l'isolamento in Europa?

«Dell'esecutivo Meloni mi preoccupa la vicinanza alle idee di leader populisti come l'ungherese Viktor Orban ma non solo lui. Fra le altre cose, inquieta la chiusura mentale sulle famiglie "non tradizionali". Andrebbe ascoltato l'accorato appello del Pontefice a "pensare e generare un mondo aperto" lanciato nell'enciclica Fratelli tutti. E proprio "fratelli tutti?" è stata la domanda che ci siamo posti pochi mesi fa io e altri studiosi. Ne è nato per l'editore Castelvecchi un saggio su credenti e non credenti in dialogo con Francesco ».

 

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Quali considera oggi i grandi problemi dell'umanità?

gianni vattimo e simone caminada

«Basta leggere i giornali dell'ultimo periodo. Ennesima strage in America. Escalation di violenza nelle croniche faide africane. L'Unione europea incapace di incidere sullo scacchiere internazionale. L'ultradestra in Israele che fa insorgere le piazze. E in Francia, come da tradizione illuminista, sono tornati scontri e scioperi finché non cade la testa di qualche governante, per fortuna non più in senso letterale. Per non parlare di un ex presidente Usa e potenziale cavallo di ritorno alla guida dell'America come Trump che è finito alla sbarra per aver comprato, pare, con i soldi della campagna elettorale il silenzio di una pornostar. Non abbiamo ancora finito la lista delle urgenze e già mi chiedo se il grave problema dell'umanità non sia la prossima settimana».

GIORGIA MELONI

 

Ritiene che la leadership in crescita della Cina sia un'urgenza geopolitica del terzo millennio?

«No, non sarei così pessimista sull'ascesa, peraltro quasi mai arrestata, della Cina. Il punto semmai sarà la gestione delle migrazioni su scala planetaria. Non solo quindi urge dare una risposta al quesito "dove li mettiamo? ", che angoscia tanti capi di governo ma a quello "perché ci spostiamo?". Dobbiamo affrontare seriamente un tema che è umanitario oltreché geopolitico. Il riscaldamento climatico crea deserti in regioni un tempo fertili quindi diminuisce le possibilità di ricerca del cibo. Intanto le multinazionali sfruttano il lavoro di milioni di disgraziati e le guerre, sotto sotto, hanno tutte una matrice economica».

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vattimo simone caminada