LA ROMA DEI GIUSTI - ARIECCOLA LA FESTA DEL CINEMA DI ROMA! DICIASETTESIMA EDIZIONE. LA PRIMA DE-MONDIZZATA. C’È DI TUTTO, UN BEL MINESTRONE. SE LE FESTE DI MONDA DI BUONO AVEVANO LA SCARSITÀ DI TITOLI, UNA DECINA DI FILM AMERICANI PRONTI PER LA CORSA ALL’OSCAR E POCHISSIMI FILM ITALIANI QUI VEDO PERÒ MOLTI, MA PROPRIO MOLTI FILM ITALIANI, SPERANDO CHE NON SIANO GLI STESSI CHE ALBERTO BARBERA, DIRETTORE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA, HA VISTO E DICHIARATO MODESTI PARLANDO DELLA SELEZIONE ITALIANA AL LIDO, CHE GIÀ NON ERA IL MASSIMO… - VIDEO
-Marco Giusti per Dagospia
Arieccola la Festa del Cinema di Roma! Diciasettesima edizione, 13-23 ottobre. La prima, però, de-Mondizzata. C’è di tutto, un bel minestrone, penso inevitabile, dal film di apertura, “Il colibrì” di Francesca Archibugi con dentro mezzo cinema italiano, da Favino a Moretti al nuovo documentario di Walter Veltroni (ma quanti ne gira, due al mese?) dedicato a Pio La Torre, "Ora tocca a noi", da “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido con Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert alle prime puntate della serie “Sono Lillo” con Lillo, almeno due risate le farai, su.
Dal western “Butcher’s Crossing” di Gabe Polsky, tratto dal romanzo di John Williams (quello di "Stoner") con Nicolas Cage alla serie post-tarantiniana “Django” di Francesca Comencini con Matthias Schoenarts e Noomi Rapace, da “Il Principe di Roma” di Edoardo Falcone, rilettura romana del “Canto di natale” di Dickens con Marco Giallini che fa Scrooge, anvedi!, a “Amsterdam” di David O. Russell con Christian Bale e Margot Robbie, dalla raffinata serie d’arte, “Self Portrait” di William Kentridge a “Er gol de Turone era bono” di Francesco Micciché e Lorenzo Rossi Espagnet, dall’ultimo film di Fatih Akin, “Rheingold” al primo incontro tra Ficarra&Picone e Toni Servillo, “La stranezza”, diretto da Roberto Andò.
Magari è un buon film da mandare agli Oscar. Perché no? Da ben due film con Edoardo Leo (troppi, eh?), “War” di Gianni Zanasi e “Era ora” di Alessandro Aronadio, a “Il maledetto” di Giulio Base con Nicola Nocella. Boh?! Non si capisce se ci sia una vera linea critica. Sembra quasi una pre-selezione. Ma sono pronto a ricredermi. C’è un ritorno al vecchio modello di festival di cinema d’essai alla Torino Film Festival, certo, ma anche un pijo tutto per quel che riguarda il cinema italiano.
Vi dico subito che se le Feste di Monda (troppe, siamo tutti d'accordo, non ne potevamo più), né nominato né rimpianto da nessuno oggi alla prima conferenza stampa del neo-direttore, Paola Malanga, e del nuovo mega-presidente Gianluca Farinelli, di buono avevano la scarsità di titoli, una decina (anche meno) di film americani pronti per la corsa all’Oscar, pochissimi film italiani e, soprattutto, nessun film di Elisabetta Sgarbi, qui, in una marea di film, tra opere prime e seconde, anteprime, best di Cannes e dintorni, documentari sul cinema, non vedo i dieci film americani degli amici di Monda che andavano agli Oscar.
Vedo però molti, ma proprio molti film italiani, sperando che non siano gli stessi che Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, ha visto e dichiarato modesti parlando della selezione italiana al Lido, che già non era il massimo. E vedo, ovviamente, un film della Sgarbi, un documentario sul fotografo Nino Migliori, che per l’occasione ha spostato la data dell’inaugurazione di una sua mostra. Ce ne rallegriamo.
Ma ci sono parecchie novità. A cominciare dal ritorno del concorso, che venne ignobilmente tolto da Goffredo Bettini a Marco Muller perché troppo sperimentale e poco popolare, chiamato ora “Concorso Progressive Cinema – Visioni per il mondo di domani”, dove vengono accolti 16 titoli, quasi tutti di opere prime e rare seconde, diretti per metà da giovani registe (bene), provenienti da ogni parte del mondo, dove trovate solo due film americani, “Raymond & Ray” di Rodrigo Garcia con Ethan Hawke e Ewan MacGregor e “Sanctuary” di Zachary Wigon con Margaret Qualley che fa la dominatrix di Christopher Abbott chiusi in un albergo, e solo due film italiani, “La cura” di Francesco Patierno con Francesco Di Leva, Alessandro Preziosi, Cristina Donadio, dove una troupe che sta girando una versione cinematografica de “La peste” di Albert Camus a Napoli viene interrotta dalla pandemia, e “I morti rimangono con la bocca asciutta” del per me ignoto Fabrizio Ferraro, ma che secondo Paola Malanga è una star all’estero (sarà…). Due film da vedere, quindi, segnateveli.
C’è poi una sezione più libera, senza premi e concorso, alla 'ndocojocojo, chiamata “Freestyle”, dove accogliere proposte più giovanili, videoclipponi, film di tendenza, film d'arte. C’è di tutto dagli omaggi a Dario Fo, Franco Quadri, Lelio Luttazzi alle serie “Sono Lillo” di Eros Puglielli, “Romulus II” di Matteo Rovere, dal “Self Portrait” di Kentridge al documentario della Sgarbi su Nino Migliori al film di Mimmo Paladino, “La divina cometa” con Toni Servillo, Francesco De Gregori, Alessandro Haber, Sergio Rubini, Nino D’Angelo. Un gran calderone, insomma.
Poi c’è la sezione per il grande pubblico, intitolata appunto “Grand Public”, dove mettere anteprimone e un bel po’ di film italiani, diciamo, da tappeto rosso. E dove troverete Favino, Giallini, Gianni De Gregorio al posto di Timothée Chalamet e Zendaya. E’ lì che sono sistemati “Il colibrì” di Francesca Archibugi, “Astolfo” di Gianni De Gregorio, la commedia di culto gay “Bros” di Nicolas Stoller, “Butcher’s Crossing” di Gabe Polski, “The Lost King” di Stephen Frears con Sally Hawkins, “L’ombra di Caravaggio” di Placido con Scamarcio, che Paola Malanga ha definito “un Caravaggio perfetto”, ci crediamo, “Rapiniamo il Duce”, commedia Netflix di Renato De Maria con Pietro Castellitto e Matilda De Angelis, e “La stranezza” di Roberto Andò con Toni Servillo, Ficarra&Picone.
Completano il tutto, non si sa perché, il “Best of 2022” con una serie di anteprime dei film di Cannes, identico alla sezione “Tutti ne parlano” ideata da Monda, una bella sezione “Storia del Cinema”, voluta e curata, penso, da Farinelli stesso, con classici restaurati, come il meraviglioso “La grande abbuffata” di Marco Ferreri con Tognazzi-Noiret-Mastroianni-Piccoli, da anni invedibile in buono stato, documentari sul cinema e omaggi vari, e un’altra bis di questa chiamata “Retrospettiva”.
Chiude il tutto un documentario su Virna Lisi diretto dal nostro Fabrizio Corallo. Il metodo per vedere i film, però, ci dicono direttore e presidente è quello dell’anno scorso. Cioè coi biglietti da prenotare on-line. Si, vabbé…