LA ROMA DEI GIUSTI – TEMPO DI PREMI AL ROME FILM FESTIVAL: MIGLIOR FILM IL BRASILIANO “PEDAGIO” - LA GIURIA PREMIA ALBA ROHRWACHER COME MIGLIORE ATTRICE DEL CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA COL PREMIO DEDICATO A MONICA VITTI. PROPRIO A ALBA ROHRWACHER CHE IN “MI FANNO MALE I CAPELLI” È UNA MALATA DI ALZHEIMER CHE SI CREDE MONICA VITTI. TRIPLO SALTO MORTALE - ALLA COMMEDIA IPERFEMMINISTA NEO-NEO-NEO REALISTA “C’È ANCORA DOMANI” TRE PREMI, TRA CUI QUELLO DEL PUBBLICO. E’ STATO CIOÈ IL FILM PIÙ VOTATO DAL PUBBLICO DEL FESTIVAL
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Marco Giusti per Dagospia
Tempo di premi al Rome Film Festival, la seconda edizione diretta da Paola Malanga con la presidenza di Gianluca Farinelli.
La Giuria presieduta da Gael Garcia Bernal premia Alba come Migliore Attrice del Concorso Progressive Cinema col premio dedicato a Monica Vitti proprio a Alba Rohrwacher che nel contorto, ma riuscito “Mi fanno male i capelli” di Roberta Torre è una malata di Alzheimer che si crede Monica Vitti. Triplo salto mortale.
Miglior film del Concorso è però il brasiliano “Pedagio” (“Toll”), opera seconda della regista Carolina Markowitz, ambientato a Cubatao, città dello Stato di San Paolo che la troppa industrializzazione ha reso un disastro di polluzione. Il Gran Premio della Giuria va a “Urotcite na Blaga” (“Blaga’s Lessons”) del bulgaro Stephan Komandarev con una vedova settantenne che viene derubata dei soldi che ha risparmiato per poter essere sepolta assieme al marito.
La Miglior Regia va a Joachim Lafosse per il noiosetto franco-belga “Un silence”, sorta di ritratto di una famiglia ultradisfunzionale con padre, Daniel Auteuil, avvocato accusato di pedofilia, con un figlio che non lo regge e cerca di ucciderlo, e una madre dolente, Emmanuelle Devos, che lo copre continuamente. Miglior Attore, con premio dedicato a Vittorio Gassman, è Herbert Nordrum per “Hypnosen” (“The Hypnosis”), la Migliore Sceneggiatura va a Asli Ozge per “Black Box”.
Premi Speciali vanno anche a “Achilles” di Farhad Deoram, “The Monk and the Gun” di Pawo Choyning Dorji. Alla commedia iperfemminista neo-neo-neo realista “C’è ancora domani” di e con Paola Cortellesi va, oltre a un Premio Speciale del Concorso, una menzione della Giuria Migliore Opera Prima e il premio del pubblico. E’ stato cioè il film più votato dal pubblico del Festival.
L’ottimo film anglo-giapponese “Cottontail” di Patrick Dickinson, dove un vedovo giapponese, lo strepitoso Lily Franky, vola in Inghilterra per spargere le ceneri della moglie malata di Alzheimer nel Lago Windermere dove si svolgono le storie dei coniglietti delle storie di Peter Rabbit, vince il Premio Opera Prima della giuria presieduta da Paolo Virzì. E’ un film commovente, benissimo scritto e recitato da un cast in gran parte giapponese, dove il protagonista, durante il viaggio con le ceneri della moglie chiuse in una scatola di tè, deve far pace con se stesso e con il figlio, che non sa come prendere. Miglior Commedia è “Jules” di Marc Turtletaub.
Ieri, oltre alla prima del film, fuori concorso, mio e di Dago, “Roma santa e dannata” diretto e fotografato da Daniele Ciprì, è stato presentato, alla stessa ora alla Casa del Cinema, il restauro di “Divisione Folgore”, diretto nel 1954, film di guerra fascistone/patriottico diretto nel 1954 dallo specialista Duilio Coletti, scritto da ben dieci sceneggiatori, da Ennio de Concini a Oreste Biancoli, da Marc’Antonio Bragadin a Angelo Pannacciò a Alfredo Vicario, uno dei tanti fratello Vicario presenti nel film, dedicato appunto alla gloria della Folgore nella Battaglia di El Alamein che fece saltare 208 tank inglesi, che è stato introdotto addirittura dal ministro Gennaro Sangiuliano.
Tra i protagonisti del filmone troviamo Fausto Tozzi come il sergente Turchi, Ettore Manni come il capitano Martini, Lea Padovani, Mario Girotti/Terence Hill, lo spagnolo José Jaspe, ben tre futuri registi, come Nando Cicero, Giorgio Capitani e Marco Vicario, mentre altri fratelli Vicario sono sparsi tra il cast, come Natalino, e la troupe, Alfonso è assistente assieme a Aldo Trionfo. Per non parlare della musica di Nino Rota e della fotografia di Luciano Trasatti. Insomma. Un cast, anche tecnico, da capogiro, per un film che da anni non si vede in versione integrale, sembra che sia stata tagliata la scena delle prostitute, un po’ imbarazzante per il pubblico più giovane, Non so però se sia stata reinserita in questa versione restaurata.