L’ORGASMO IN UNA STANZA – GINO PAOLI FA 90 ANNI E RICORDA LA RAGAZZA DEL BORDELLO GENOVESE CHE ISPIRO' IL SUO BRANO CAPOLAVORO “IL CIELO IN UNA STANZA” – “AVEVA GLI OCCHI A MANDORLA. PER ANDARE CON LEI, VENDEVO ANCHE I LIBRI DI MIO PADRE. SUL SOFFITTO DELLA NOSTRA STANZA C'ERA UNO SPECCHIO PERCIÒ NEL BRANO CANTO QUESTA STANZA NON HA PIÙ PARETI - DOPO UN MESE DEVE ANDAR VIA DA GENOVA E MI CHIEDE DI SEGUIRLA. CI HO PENSATO TRE NOTTI E POI HO DETTO NO. SE AVESSI ACCETTATO, MAGARI SAREI DIVENTATO UN PAPPONE…” - VIDEO
-Paolo Giordano per il Giornale - Estratti
Gino Paoli compie novant'anni.
«Cazzo! Il guaio di vivere così tanto è che perdi gli amici».
Lei ha vissuto al massimo.
«Uno degli aggettivi che sta bene alla mia vita è esagerato. All'inizio mi sono drogato».
Di cosa?
«La cocaina era alla base. Poi andava bene tutto il resto. Ma la mia vera droga è stata l'alcol, per vent'anni ho bevuto una bottiglia di whisky al giorno. E due pacchetti di Marlboro».
(…)
Alla vita Gino Paoli ha aggiunto anche poesia. Ha scritto brani che restano, ha lanciato la cosiddetta «scuola genovese» ed è sostanzialmente l'ultimo sopravvissuto dei primi cantautori o, meglio, il primo cantautore a mettere la vita in musica. «Io scrivo dal cuore» dice ancora adesso, sdraiato su di un divano di cui «sono innamorato» nella sala della sua casa di Genova.
La moglie Paola va e viene, ricorda quando si innamorò di Gino che «aveva i capelli raccolti con la coda come nessuno allora e poi diceva cose favolose». Fuori dalle finestre si vede il mare. Dentro alla stanza c'è la storia della musica d'autore. E parlare con quest'uomo infinito significa attraversare il Novecento.
Lunedì 23 settembre compie 90 anni.
«Ornella Vanoni li compie il giorno prima. È ancora innamorata di me e pure di mia moglie, viene qui a trovarmi ogni volta che può. Sa qual è la sua dote? Che dice la cosa giusta al momento giusto. Anche negli anni Sessanta, quando incontravo artisti o intellettuali, lei se ne stava in disparte ma, quando apriva bocca, diceva la cosa che si doveva dire in quel momento».
Gino Paoli ha esordito con il brano La gatta.
«All'inizio non l'ha comprato nessuno».
Poi ha inciso Il cielo in una stanza.
«Nel bordello Castagna, in via Castagna a Genova, avevo incontrato una ragazza meravigliosa, aveva gli occhi a mandorla, credo si chiamasse Mi-Dien o qualcosa del genere. Sono impazzito, avevo 16/17 anni. Per andare con lei, vendevo anche i libri di mio padre, anche il prezioso Dizionario Industriale.
A un certo punto finisco i libri e i soldi, così le dico: non possiamo più vederci. Lei rilancia: non devi pagare, ci vediamo al mattino. Allora i bordelli lavoravano solo pomeriggio e sera. Siamo andati anche al cinema. Dopo più o meno un mese deve andar via da Genova e mi chiede di seguirla. Ci ho pensato tre notti e poi ho detto no. Se avessi accettato, magari sarei diventato un pappone». (sorride - ndr)
Però ha scritto uno dei testi più belli di sempre.
«Sul soffitto della nostra stanza c'era uno specchio perciò questa stanza non ha più pareti».
Per prima la cantò Mina.
«Credo abbia dato una bella mano alla sua carriera. Non la sento da tanti anni»
Quanto ha venduto quella canzone?
«Non lo so, ma quando sono andato in Giappone nel 1965 mi dissero che solo là aveva venduto un milione di copie».
(...)
Ma perché è diventato cantante?
«Non ne avevo nessuna voglia, io volevo fare il pittore».