SABRINONA, CHE BOMBA! – ALDO GRASSO IN LODE DI SABRINA FERILLI, “AZZECCATA E IRONICA” PROTAGONISTA DELLA FICTION RAI “GLORIA” – “INDOSSA LA PARTE CON NATURALEZZA, MA È UNA DELLE RARE VOLTE IN CUI IN UNA COMMEDIA ITALIANA DEI NOSTRI GIORNI TUTTI GLI ATTORI SEMBRANO RECITARE BENE - SE I CONTINUI PASSAGGI DAL DRAMMA ALLA FARSA RIESCONO CON RARA LEGGEREZZA GRAN PARTE DEL MERITO VA ALLA SCRITTURA E A FERILLI, MOLTO A SUO AGIO NELLA PARTE. COMMEDIA RIUSCITA…”
-Aldo Grasso per il "Corriere della Sera" - Estratti
Finalmente una commedia divertente, autoironica e provocatoria. Gloria Grandi (Sabrina Ferilli) è stata un’acclamata diva del cinema italiano, ma deve il suo successo soprattutto a una serie televisiva giunta alla quarta stagione, nel ruolo della dottoressa Palazzo. Inchiodata al suo ruolo (le chiedono inevitabilmente consigli medici come già capitò ad Alberto Lupo ne «La cittadella» di Cronin, 1964), vorrebbe tornare al «grande schermo» e abbandonare il «piccolo».
La strada suggerita dal suo cialtronesco agente (Massimo Ghini) non è delle più corrette ma… Prodotta da Eagle Pictures, «Gloria» (sei episodi in tre serate) è scritta da Paola Mammini, Roberto Proia e Fausto Brizzi, che firma anche la regia, partendo dalla sceneggiatura originale «Vorrei vedere te» di Proia.
Sarà perché, fin dalle prime inquadrature, si crea un clima di complicità e di divertimento, sarà perché è il mondo stesso del cinema e della televisione a mostrare tutte le sue contraddizioni e le sue ribalderie (ma anche la confusione che regna nella testa degli spettatori è presa di mira), sarà perché Sabrina Ferilli indossa la parte con naturalezza, ma è una delle rare volte in cui in una commedia italiana dei nostri giorni tutti gli attori sembrano recitare bene 8...)
Gloria si comporta da vera diva, facendo il verso alle grandi dive dello schermo sul viale del tramonto: litigiose, vanagloriose, bugiarde, portate al melodramma anche nella vita quotidiana. Ma se i continui passaggi dal dramma alla farsa riescono con rara leggerezza gran parte del merito va alla scrittura e a Ferilli, molto a suo agio nella parte.
Su «Gloria» si potrebbero imbastire molti discorsi, dalla paura di cadere nel dimenticatoio di chi è vissuto sotto le luci della ribalta al bisogno di sentirsi continuamente amati, dai sotterfugi cinici per riconquistare il palcoscenico al narcisismo endemico del mondo dello spettacolo, ma il consiglio è di goderlo in allegria, di viverlo per quello che è: una commedia riuscita.