SCAZZE-RAI! – COME DAGO-RIVELATO, PRIMA DI SVACANZARE, LA MELONI DOVRÀ TENTARE DI SBROGLIARE LA MATASSA RAI E FRENARE LE AMBIZIONI DI SALVINI, INCAZZATO NERO PER ESSERE RIMASTO FUORI DALLA SPARTIZIONE DELLE POLTRONE DI PESO (FDI AVRA' L'AD, GIAMPAOLO ROSSI, E FORZA ITALIA LA PRESIDENZA CON SIMONA AGNES) - UNO DEGLI OBIETTIVI DEL “CAPITONE” E' PIAZZARE UN SUO UOMO NEL RUOLO DI DIRETTORE GENERALE, MA “IO SO’ GIORGIA” È PRONTA A FAR SCOMPARIRE LA CASELLA PER LASCIARE SPAZIO A… - DAGOREPORT
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Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per "la Stampa"
C'è un'ipotesi concreta sulla Rai, che ha ricevuto la benedizione di Giorgia Meloni, e che fornirebbe una spiegazione della guerriglia quotidiana della Lega sul servizio pubblico. Il piano sarebbe di ridurre da tre a due i vertici di Viale Mazzini. Resterebbero solo il presidente e l'amministratore delegato. Scomparirebbe la figura del direttore generale. Il verbo al condizionale è d'obbligo visto che la notizia, confermata da due fonti autorevoli, riguarda un progetto che ancora non ha preso forma, e dovrebbe passare dalla revisione della legge sulla governance del 2015. Ne sono a conoscenza i partiti di maggioranza che, neanche troppo dietro le quinte, stanno litigando sulle nomine Rai.
[…] si tornerebbe alla struttura tradizionale, con un solo capo azienda e non più due, com'è ora con la doppia poltrona per Giampaolo Rossi (dg) e Roberto Sergio (ad). Un tandem che ha avuto alti e bassi e che avrebbe dovuto traghettare la Rai meloniana fino al nuovo Consiglio di amministrazione. Del rinnovo del Cda, già slittato da mesi, si dovrebbe riparlare a settembre.
Semplicemente perché l'accordo tra Fratelli d'Italia e Lega ancora non c'è. Uno degli obiettivi di Matteo Salvini sarebbe proprio di ottenere la nomina del dg che in teoria dovrebbe affiancare Rossi, una volta che quest'ultimo avrà addosso i galloni di ad.
Cancellare la figura del direttore generale, dunque, neutralizzerebbe il disegno del leader leghista. E aprirebbe a un'altra figura, che ha in serbo Rossi: il super-direttore che coordinerà tutte le direzioni dei generi (Prime Time, Day Time, Approfondimenti). A ricoprire questo ruolo dovrebbe essere – salvo ripensamenti – non uomo affiliato alla destra, ma Stefano Coletta, oggi esiliato alla direzione Distribuzione.
Un dirigente molto apprezzato per le sue capacità televisive e per la conoscenza della macchina Rai, che aveva già diretto RaiTre e le prime serate di Viale Mazzini, prima dell'avvento di TeleMeloni. La scelta di ripescare Coletta sembra avere una sola spiegazione. Ed è un'ammissione che fanno anche dentro FdI: dopo un anno così, dopo i tanti flop e le fughe dei big, «in Rai sono disperati».
Non c'è dubbio che anche questa poltrona, riservata per Coletta, potrebbe fare gola a Salvini.
Sono settimane che il vicepremier del Carroccio scatena i suoi uomini con l'ordine di contenere FdI e di lasciare meno spazio a Forza Italia. […] L'uomo che è stato incaricato di trattare per conto di Salvini è Alessandro Morelli, sottosegretario leghista. Ogni sua mossa però è stata registrata dagli avversari (alleati al governo, ma nemici in casa Rai). Per esempio, tutti i nomi di potenziali conduttrici di cui ha fatto richiesta per la prima utilizzazione: Lisa Marzoli, Simona Arrigoni, Vittoriana Abate. Per Margherita Basso è stato creato uno spazio ad hoc dentro Agorà Estate (talk del mattino quotidianamente superato da Omnibus su La7).
Le ambizioni di Salvini sono più ampie, anche alla luce del fatto che nella schema dei vertici a FdI andrà l'ad (Rossi) e a Forza Italia la presidenza di garanzia della Rai (designata Simona Agnes). Salvini non si accontenta che sia considerato in quota Lega Marcello Ciannamea, direttore del Prime Time. Vuole di più: se non il dg, vuole mettere le mani sull'informazione. Ha capito che Meloni non intende lasciargli gli Approfondimenti, e allora sta puntando anche sul Day Time, il genere che controlla tutte le trasmissioni popolari del pomeriggio, perfette per l'egemonia sull'immaginario casalingo degli italiani, e che attualmente è in mano ad Angelo Mellone, altro ardito della Rai, fedelissimo dell'ad in pectore.
Secondo FdI, il mandato che ha dato Meloni a Rossi è stato di tenere la Lega il più possibile lontana proprio dai programmi di informazione. La premier si sta interessando in prima persona del futuro imminente della Rai.
È tornato in video l'amico Pino Insegno, e la prossima stagione vedrà il debutto del suo ex portavoce Mario Sechi, oggi direttore di Libero. Non solo, ma si è occupata anche di assicurare all'inviato delle Iene Antonino Monteleone una trasmissione (in un foglietto che circola in Rai accanto al suo nome c'è quello, come sponsor, della presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo, sempre di FdI).
C'è poi da risolvere il caso di Gianmarco Chiocci. Il direttore del Tg1 – anche lui legato politicamente e per amicizia a Meloni – vorrebbe lasciare. Le sue lamentele sono state raccolte da giornalisti, parlamentari e ministri. Non sta facendo nulla per non farlo sapere. Anzi. Con Rossi non sono mai andati d'accordo e c'è stato un momento in cui ha sperato di poterlo sostituire alla testa di tutta la Rai, di sponda con Palazzo Chigi. Ma, a quanto pare, anche per Meloni questo sarebbe troppo.