E SE I BEATLES NON SI FOSSERO MAI SEPARATI? - NEL LIBRO "THE LOST ALBUM OF THE BEATLES" IL SAGGISTA INGLESE DANIEL RACHEL PROVA A IMMAGINARSI COME SAREBBE STATO IL "PROSSIMO" ALBUM DEI FAB FOUR, METTENDO INSIEME ALCUNE DELLE HIT PIÙ POPOLARI COMPOSTE DURANTE LE LORO CARRIERE DA SOLISTI - L'AUTORE HA ACCOMPAGNATO IL TESTO CON UNA PLAYLIST CREATA AD HOC: TRA I BRANI SCRITTI DA LENNON CI SONO "INSTANT KARMA!" E "IMAGINE", TRA QUELLI DI PAUL "MAYBE I'M AMAZED", MA C'È SPAZIO ANCHE PER GEORGE HARRISON E RINGO STARR… - VIDEO
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Estratto dell'articolo di Stefano Pistolini per www.ilfoglio.it
[…] è divertente la lettura del libro The Lost Album of the Beatles del saggista inglese Daniel Rachel dedicato a immaginare come sarebbe stato il “prossimo” album dei Beatles se il quartetto di Liverpool non si fosse disintegrato […]
Non a caso, anzi come premessa a questi ragionamenti, si colloca la teoria critica, […] secondo la quale all’origine della dissoluzione della band non ci fossero i dissapori interpersonali tra i quattro musicisti, l’assodata reciproca intolleranza verso alcuni tratti caratteriali di ciascuno […], la divisiva onnipresenza di Yoko Ono al fianco di John Lennon e neppure la gerarchia all’interno della band […]
La questione potrebbe essere stata principalmente di ordine artistico: in sostanza i Beatles erano diventati troppo bravi a maneggiare la formula della produzione seriale di hit musicali, ciascuno secondo l’orientamento del proprio gusto, ma tutti su un livello ampiamente degno d’essere condiviso con il pubblico di adoratori sparso per il mondo. Sennonché a mettere limiti e impedimenti a questo fiotto creativo sempre più impetuoso, c’era la regola ordinatrice del marketing della ditta, che non prevedeva di spingersi oltre la pubblicazione di 2-3 singolo all’anno e di un album ogni due.
E il resto? Quelle idee, quegli spunti, quelle composizioni belle e pronte di cui John e Paul, ma anche George […] e perfino Ringo si dimostravano capaci, erano tutte destinate a restare là inerti, inedite, presto impolverate, salvo affidarle agli artisti della loro etichetta, procedimento che ai quattro non è mai particolarmente andato a genio?
[…]
il gioco proposto da Rachel è quello di assemblare virtualmente il meglio dei titoli di ciascun debutto solista di John, Paul, George e Ringo, immaginando quali canzoni avrebbero superato il feroce esame della commissione interna, al punto d’entrare a far parte di un album che non è mai nato, ma che, a immaginarlo adesso, o ad ascoltarlo nella playlist creata ad hoc da Rachel (“Like Some Forgotten Dream”, su Spotify) lascia sbalorditi per la qualità che esprime.
Sentite qua: “Gimme Some Truth”, “Instant Karma!”, “God”, “Imagine” e “Jealous Guy” di John Lennon; “Maybe I’m Amazed”, “Another Day”, “The Backseat of My Car” di Paul McCartney; “My Sweet Lord”, “All Things Must Pass” e “Isn’t It A Pity” di George Harrison e mettiamoci pure “It Don’t Come Easy” di Ringo.
Una succesione terrificante, che avrebbe dato vita alla migliore scaletta da 12 pezzi mai assortita per un album pop. Con un piccolo-grande mistero che giace sotto la superficie di questo “what if”: come sarebbero diventati quei pezzi, una volta che fossero transitati per il laboratorio gastro-musicale dei quattro, quando si sedevano in circolo per elaborare un tune? Ovvero quando si accendeva quel gioco di ammiccamenti, suggerimenti, tic, botte e risposte, e la magia prendeva forma. Ecco: come sarebbero state davvero non lo sapremo mai, ma è facile ipotizzare una raffica di splendori. […]