SERIE DA PRENDERE SUL SERIO – LA VERITÀ È CHE LE COMMEDIE DEVONO FAR RIDERE. E “CALL MY AGENT” È VIBRANTE, SIMPATICA E SOPRATTUTTO FA RIDERE. ALLELUJA – I PRIMI DUE EPISODI SONO COSTRUITI CON INTELLIGENZA, IN PARTE PER MERITO DI LUCA RIBUOLI, IL REGISTA, E DI LISA NUR SULTAN, LA SCENEGGIATRICE. E IN PARTE PER MERITO DELLA LIBERTÀ CHE È STATA DATA DALLA PRODUZIONE. E QUANDO COMPARE PAOLO SORRENTINO, QUANDO FA IL SUO MONOLOGO SULL’ENTUSIASMO IMMOTIVATO DIFFUSO TRA I GENITORI AGLI INCONTRI SCUOLA-FAMIGLIA… - VIDEO
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Gianmaria Tammaro per Dagospia
La commedia, mi disse una volta Mattia Torre, è una cosa seria, serissima. Sacra, anzi. E da quel momento, lo giuro, ho sempre cercato questo: commedie pronte non a prendersi sul serio, ma a trattare seriamente la materia comica, a esaltarla, a non banalizzarla, a maneggiarla con la delicatezza, e la cura e la dolcezza, che merita.
Le commedie, signore e signori, devono far ridere. Eccola la verità. Quella cosa che sappiamo tutti, ma che non ci diciamo. La grande verità taciuta di quest’epoca di dieci, cento, mille serie tv al giorno (sto esagerando. Forse). E allora quando arriva un prodotto – sì, ho detto prodotto: chiedo scusa – come “Call my agent – Italia”, remake della versione francese, in onda su Sky e disponibile su NOW, bisogna esultare. Perché, tenetevi forte, fa ridere. E fa ridere come fanno ridere quelle commedie che, cito nuovamente Mattia Torre, sono cose serie, serissime.
CLIP DEL PRIMO EPISODIO DI CHIAMI IL MIO AGENTE ITALIA
I primi due episodi sono costruiti con intelligenza (e pure questo, mi permetterete, non è poco). In parte per merito di Luca Ribuoli, il regista, e di Lisa Nur Sultan, la sceneggiatrice (tra parentesi: ha scritto anche Sulla mia pelle, il film su Stefano Cucchi; quando si dice saper cambiare). E in parte per merito della libertà che è stata data dalla produzione che, fermi tutti, s’è fidata.
Quando compare Paolo Sorrentino, quando fa il suo monologo sull’entusiasmo immotivato diffuso tra i genitori agli incontri scuola-famiglia, è Paolo Sorrentino. Cioè: Paolo Sorrentino nella finzione, per carità. Ma è lui. La stessa brillantezza, la stessa capacità di tenere la scena (perché Sorrentino è un ottimo attore) e la stessa voglia di ridere.
Gli autori più bravi, dopotutto, sono quelli che sanno prendersi in giro. Ed è così anche per gli attori. In “Call my agent – Italia”, prodotta da Sky Studios e Palomar, Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Anna Ferzetti, Pif, Matilda De Angelis e Corrado Guzzanti si calano nella loro parte-non parte e si divertono. E che bello: finalmente una commedia – o comedy, per quelli che preferiscono la nomenclatura inglese – che fa ridere e con persone che non si sentono costrette.
Poi c’è il cast; citiamo in ordine più o meno sparso: Michele Di Mauro, Sara Drago, Maurizio Lastrico, Marzia Ubaldi, Sara Lazzaro, Francesco Russo, Paola Buratto e Kaze. Loro fanno gli agenti, gli assistenti degli agenti e le segretarie. E sono bravissimi.
Cuore e mente. Pancia e palle. Squali e cernie. Prendono decisioni, s’impegnano a guadagnare quel sacrosanto 10%; e tra chi è più attento al cliente e chi, invece, punta a una fetta più grande, riusciamo a rivedere uno spicchio della nostra industria. Che, intendiamoci, non è Hollywood e non ha quel – perdonate l’inglesismo – “star system” lì. Ma che esiste, e ha la sue storture e assurdità.
CLIP DEL PRIMO EPISODIO DI CHIAMI IL MIO AGENTE ITALIA
Quindi sì, “Call my agent – Italia” va vista. Merita, anzi, di essere vista (e per qualcuno è anche più importante del dovere sociale di rimanere al passo con gli altri e con il tema del giorno della bolla: c’è una responsabilità privata, personale, in questo “merito”).
Prima di chiudere, però, due parole vanno spese per Emanuela Fanelli. Anche lei fa parte del cast, e interpreta un’attrice. Non sé stessa, intendiamoci. Un’altra attrice, un ruolo. Ed è perfetta. Perché esagera, perché è la mitomane inconsapevole della sua mitomania, perché parla di tutti come di vecchi amici e vecchie conoscenze, e perché non si fa nessun problema. Mai. In nessun momento.
E piccolo spoiler sulla vita vera, non sulla finzione della serie: attori così, giovani e giovanissimi, vecchi e più o meno conosciuti, esistono. Eccome se esistono. E quindi eccoci qui: “Call my agent – Italia”. Non è quella francese (e come si fa, per carità). Ma è un’altra cosa, ed è vibrante, simpatica e fa ridere. Alleluja.