IL SOLITO TRANS TRANS – AMY SCHNEIDER, INGEGNERA INFORMATICA E ATTIVISTA, È DIVENTATA LA PRIMA DONNA TRANSGENDER DELLA STORIA A VINCERE UN MILIONE DI DOLLARI AL POPOLARE QUIZ TELEVISIVO “JEOPARDY!”, MA I CONSERVATORI NON CI STANNO: “IL SUO NON È UN PRIMATO FEMMINILE, E' TRANS” – LA RISPOSTA DI SCHNEIDER SU TWITTER: “GRAZIE A TUTTE LE PERSONE CHE IN QUESTI FRENETICI GIORNI DI FESTIVITÀ NATALIZIE HANNO TROVATO UN MOMENTO PER SCRIVERMI E RICORDARMI CHE IO, IN REALTÀ, SONO UN UOMO…”

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Irene Soave per il “Corriere della Sera”

 

L'eccezionalità di una vincita record in televisione; la «radicale normalità», così il New York Times , di una donna transgender diventata star del quiz tv più nazionalpopolare degli Stati Uniti, Jeopardy! . Ma anche la battaglia culturale sui primati femminili ottenuti da persone trans. Gli ingredienti ci sono tutti perché il record di Amy Schneider a Jeopardy! , un milione di dollari incassato venerdì dopo 28 puntate vinte di fila (altro record), sia sotto i riflettori anche fuori dagli Stati Uniti. 

 

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Schneider, 42 anni, ingegnera informatica di Oakland, in California, è diventata la donna più premiata della storia di Jeopardy!. Per molti, però, è solo «il quarto concorrente del programma a superare il milione»: così titola ad esempio il tabloid conservatore New York Post , a sottolineare che se pure la sua vincita è un primato non è comunque - essendo lei transgender - un primato al femminile. 

 

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Amy Schneider è concorrente del programma dal 17 novembre; da allora ha un account Twitter (@amyjeopardy) dove commenta per 65 mila follower tutte le puntate, trasmesse in differita, anche criticando educatamente gli autori quando qualche indovinello del gioco le pare difficile o mal posto. 

 

Ha usato proprio questo account per condividere col suo nuovo pubblico un altro aspetto della propria vita: la transessualità, di cui si dice «fiera» e «felice». Invita i suoi seguaci a donare soldi ad associazioni che sostengono le persone trans; giorni fa, quando le sue vittorie la stavano consegnando alla storia del programma, ha twittato un ironico «grazie» a tutte le persone «che in questi frenetici giorni di festività natalizie hanno trovato un momento per scrivermi e ricordarmi che io, in realtà, sono un uomo. 

 

Un pensiero molto acuto che non mi aveva mai sfiorata. Grazie». Uno dei rari momenti in cui Schneider ha discusso le polemiche che investono la sua figura; ieri, dopo la vincita, si è detta solo «sopraffatta» da questa «esperienza che mi ha cambiato la vita», e ha ringraziato tutti per «la gentilezza». 

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Vive a Oakland con la compagna Genevieve. Ha guardato Jeopardy! e sognato di parteciparvi, racconta, da tutta la vita: il quiz - dove si vince formulando domande a cui gli indizi forniti dagli autori siano risposte adeguate - va in onda dal 1964, e ha vinto finora 39 Emmy, categoria «intrattenimento diurno». 

 

A scuola, in un gioco a indovinare cosa avrebbero fatto da grandi, i compagni predissero che Amy, allora un ragazzino che partecipava a tutti i quiz di geografia del suo Stato, sarebbe stata una concorrente di Jeopardy!. Il New York Times , in un editoriale firmato da Jennifer Finley Boylan, giornalista e attivista transgender, parla di «radicale normalità» - professione stabile, passione per i quiz tv, matrimonio e villetta - preziosa per una persona transgender, condizione che spesso è ancora a rischio di marginalità sociale. 

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«Chi vuole bene a una persona trans», ha detto Schneider in un'intervista all'agenzia Associated Press , «teme spesso che la sua vita sarà difficile. Spero di avere mostrato che possiamo anche avere un tipo di successo, di vita, mainstream ». Cioè comune, popolare, forse «normale»: un concetto che il primato di Schneider contribuisce a allargare.

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