SUPER MARA! MAI FARE INCAZZARE L’81ENNE MARA MAIONCHI: "CON GIANNA NANNINI FACEMMO UNA LITIGATA FURIOSA, TIRAI UN CAZZOTTO SUL TAVOLO - PIÙ CHE UNA ‘GRAN LOMBARDA’ SONO UNA ‘GRAN BASTARDA’. NEL 1961 MI ASSUNSERO ALL’ARISTON RECORDS A MILANO. DOVEVO PIAZZARE GLI ARTISTI: MINA VOLEVA SOLO LE COPERTINE SENNÒ SI INTRISTIVA, LUCIO BATTISTI COMINCIAVA A SUONARE E FINCHÉ NON TROVAVA L’ACCORDO GIUSTO NON GLI POTEVI PARLARE” – LA SFURIATA A "X FACTOR" E IL SUO MATRIMONIO NEL 1976…
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Estratto dell’articolo di Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”
Mara Maionchi, lei si ritrova in questa pagina, pur essendo nata a Bologna.
«Più che una “gran lombarda” sono una “gran bastarda”: madre di Como, padre toscano, una giovinezza a Bologna. Ma poi, Milano».
Era il 1961.
«L’anno in cui scelsi di vivere qui e di diventare milanese. Cercavo un sacco di cose in questa città, facevo l’impiegata. A Bologna per una società di spedizioni internazionali, qui mi presero subito alla Sipcam, una ditta di anticrittogamici. Organizzavo le promozioni, tenevo i conti».
E poi?
«Leggevo il Corriere della Sera tutti i giorni. C’erano gli annunci di lavoro, una figata perché funzionavano, ti mettevano in contatto con le ditte che cercavano. L’Ariston Records, la casa discografica di Alfredo Rossi, cercava un’impiegata che piazzasse gli artisti. Mi presero, cominciai a lavorare con i big. Ornella Vanoni, Mino Reitano»·
Il decollo nella musica. Lei ha lavorato, tra l’altro anche alla Ricordi e alla Fonit Cetra. Una carriera da discografica che a Milano, all’epoca, prometteva bene?
«[…]Oggi gli artisti si possono ascoltare in tanti modi, ma all’epoca li dovevi piazzare, trovargli degli spazi. Anche nella promozione. E lì cominciavano i problemi: Mina voleva solo le copertine sennò si intristiva, Lucio Battisti cominciava a suonare alle nove della mattina finché non trovava l’accordo giusto e prima di allora non gli potevi parlare». […]
Com’era Gianna all’inizio?
«Un vulcano, una voce incredibile. Una volta facemmo una litigata furiosa, tirai un cazzotto sul tavolo». […]
Un esempio?
«Recente. Provino per XFactor, non dei cantanti, ma mio, perché Giorgio Gori mi aveva appena chiamata a fare la prova. Arriva una tipa, giovanissima e pure bravina, ma lei ci dice che avrebbe cantato Janis Joplin sebbene convinta che nessuno di noi giurati sapesse chi era. La lasciai finire, poi partì uno shampoo che la ribaltò. Ma come si permette di dire che noi discografici siamo ignoranti?»
E come andò a finire?
«Gori mi disse: Mara, il posto da giudice è tuo».
Dov’era lei il 12 dicembre del 1969?
«Non lontano da Piazza Fontana, nella sede della Numero 1. Io, Lucio Battisti e il papà di Mogol eravamo in ufficio quando sentimmo un boato. Scendemmo a vedere e fummo investiti da fumo, folla, urla. Che anni.». […]
Lei ha mai preso droghe?
«Non le sembro già abbastanza “fuori” di mio?»
Neanche una canna?
«Manco quella, anche perché ho paura pure dell’aspirina. Ho avuto artisti che hanno fatto uso di droghe pesanti, ho visto quello che succede e tanto basta per starne fuori».
Accanto a lei, nella vita milanese, c’è stata anche la sua amica, Ornella Vanoni.
«Mi passava gli abiti: avevamo la stessa taglia e se le capitava un vestito che metteva solo per una o due sere, me lo regalava. Ero così elegante».
Alberto Salerno, suo marito, è arrivato nei primi anni Settanta?
«Eravamo amici, io fidanzata con un altro e lui con la sua donna di allora. Poi ci siamo “sfidanzati”, ma niente di che. Un giorno una mia amica mi fa le carte e mi dice “Mara, tu quest’anno ti sposi”. Era il 1976 e al massimo vedevo Alberto una volta alla settimana per un caffè. Dissi “Ma va”. Ebbene, quell’anno ci sposammo. Non mi chieda come si fa a restare 46 anni insieme, con due figlie e tre nipoti perché davvero non lo so».
Però le chiedo se anche con lui fa le sfuriate.
«Eccome! Ma è pure lui che urla, eh. Quando si è dichiarato io avevo dei dubbi, perché ho dieci anni di più. A fare da nave scuola non ci tenevo. Mia madre però mise tutto a posto dicendomi: “Ma se si sposa una vecchia è un problema suo, mica tuo”». […]