LA TERRIBILE STORIA DELL’UOMO INGIUSTAMENTE ACCUSATO DI AVER STUPRATO NEL 1981 LA SCRITTRICE ALICE SEBOLD, ALLORA STUDENTESSA 18ENNE: DOPO AVER SCONTATO 16 ANNI DI CARCERE L’AFROAMERICANO E’ STATO ASSOLTO – LA SEBOLD SI SCUSA (L’AUTRICE NON INDIVIDUÒ L’UOMO COME L’AUTORE DELLO STUPRO, MA LUI FU ARRESTATO SULLA BASE DI ALTRI INDIZI): “SONO ADDOLORATA PERCHÉ LE HANNO RUBATO INGIUSTAMENTE LA VITA E SONO COSCIENTE CHE…”
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La scrittrice statunitense Alice Sebold ha chiesto scusa all’uomo che nel 1981 fu ingiustamente accusato di averla stuprata ed è stato recentemente assolto completamente, 23 anni dopo aver finito di scontare 16 anni di carcere.
Sebold subì violenza sessuale quando aveva 18 anni ed era studentessa alla Syrecuse University di New York. Alcuni mesi dopo denunciò alla polizia di aver visto l’uomo in strada un afroamericano che aveva riconosciuto come l’uomo che l’avrebbe stuprata. La polizia fermò Anhony Broadwater e in un confronto all’americana l’autrice non individuò lui come l’autore dello stupro, ma lui fu comunque arrestato sulla base di altri indizi, compresa la descrizione del violentatore che lei aveva fornito in precedenza alla polizia. E fu condannato.
Broadwater uscì di prigione nel 1998 dopo 16 anni e rimase nella lista nera degli stupratori, fino al 22 novembre scorso, quando il processo è stato rivisto e le prove indiziarie addotte in tribunale 40 anni fa sono state dichiarate non più ammissibili. Qualche giorno dopo che l’uomo ha riavuto integra la sua reputazione, Sebold ha scritto: “Sono addolorata soprattutto perché le hanno rubato ingiustamente la vita che avrebbe potuto condurre, e sono cosciente che nessuna scusa può cambiare quanto è successo e non lo farà mai”. Broadwater ha dichiarato di sentirsi “sollevato dalle sue scuse”.
Alice Sebold,, nota anche per il romanzo ‘Amabili resti’ (The Lovely Bones) del 2002, nell’autobiografico ‘Lucky’ (Fortunata) del 1999 racconta la terribile esperienza dello stupro subito e del successivo travaglio giudiziario. Il romanzo prende il nome dalla dichiarazione fattale da un agente che le disse che era stata ‘fortunata’ a non essere stata uccisa e smembrata, come accaduto ad altre vittime di stupro