LA TORINO DEI GIUSTI - AL 41° TORINO FILM FESTIVAL, CHE PARTE OGGI, SI VEDRÀ UN PO’ DI TUTTO. DALLA COMMEDIA FRANCESE SUL COMUNISMO COMPULSIVO “UN ANNO DIFFICILE” AL DOCUMENTARIO SU MARCELLO LIPPI, “ADESSO VINCO IO”. OCCHIO A RECUPERI INCREDIBILI, COME “ROMA NUDA”, ULTIMO FILM DI TOMAS MILIAN E DI FRANCO CALIFANO - SE IL ROME FILM FEST HA PUNTATO TUTTO SUL CINEMA ITALIANO, TORINO HA PUNTATO SU UNA CINEFILIA INTERNAZIONALE, FILM GIÀ DI CULTO ALL’ESTERO E STRAVAGANZE TOTALI, COME IL MUSICAL “COUPON – IL FILM DELLA FELICITÀ” CON PIERLUIGI BERSANI PER LA PRIMA VOLTA ATTORE… - VIDEO
-Marco Giusti per Dagospia
Si apre oggi il 41° Torino Film Festival, l’ultimo diretto da Steve Della Casa, e l’ultimo a alto tasso cinefilo, in grado di cucire assieme realtà cinematografiche del tutto diverse, dal filippino Lav Diaz ai classici restaurati di John Wayne, che troneggia già nel manifesto del Festival mentre porta a casa Natalie Wood.
Si vedrà un po’ di tutto, dalla commedia francese sul comunismo compulsivo “Un anno difficile” di Olivier Nakache e Eric Toledano con Noémie Merlant e Pio Marmai al documentario su Marcello Lippi, “Adesso vinco io”, dal cartone animato premiatissimo “Linda e il pollo” di Chiara Malta e Sébastien Laudenbach all’ultimo film di Kleber Mendonça, sofisticato regista brasiliano di Recife, “Retratos fantasmas", dal restaurato “L’amour fou” di Jacques Rivette, 252’ di grande cinema solo per cinefili della vecchia scuola all’ultimo film di Takeshi Kitano, “Kubi”.
Occhio a recuperi incredibili, come l’ormai rarissimo “Roma nuda” diretto da Giuseppe Ferrara nel 2010, prodotto da Eva Henger e da Massimiliano Caroletti, ultimo film di Tomas Milian, tornato a Roma per l’occasione, ma anche di Franco Califano, per anni bloccato da problemi legali e ora misteriosamente tornato alla vita. Prima di Suburra, diciamo. Me lo fece vedere il produttore ormai parecchi anni fa e, malgrado il pasticcio produttivo, già vedere sullo schermo il Califfo e Tomas Milian era un vero e proprio spettacolo.
Ci saranno film più sperimentali, come “Vincent doit mourir” di Stéphan Castang, un rarissimo corto di John Boorman del 1995 del quale non sapevo nulla, “Two Nudes Bathing”, ma anche il vecchio poliziottesco “Uomini si nasce poliziotti si muore” in omaggio all’appena scomparso Ruggero Deodato. Se il Rome Film Fest nella nuova versione sotto la direzione di Paola Malanga, che ha fatto davvero il colpaccio con “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi in apertura, ha puntato tutto sul cinema italiano e facendo man bassa dei nuovi titoli, Torino ha da sempre puntato su una cinefilia più internazionale, presentando film già di culto all’estero, come il francese “Le régne animal” di Thomas Calley, l’argentino “Los colonos” di felipe Galvez Haberle, “The Holdovers” di Alexander Payne.
E stravaganze totali, come il piccol musical di Agostino Ferrente, “Coupon – Il film della felicità” con Pierluigi Bersani per la prima volta attore. Si vedrà il documentario di Mimmo Calopresti su Gianni Versace, quello di Roberto Faenza su Alda Merini, quello di Giuliana Gamba su Marettimo, l’opera prima di Luigi De Capua (già The Pills), “Holy Shoes”. In mezzo a un programma molto ricco di titoli, come ci ha da sempre abituati Torino, devo riconoscere che fa la sua bella figura la retrospettiva totale di Sergio Citti con annesso dotto convegno sull’opera del regista e sceneggiatore, a cura di Matteo Pollone e Caterina Taricano.
Considerato un outsider, un regista animalo all’interno della nostra industria, Citti portò avanti un discorso poetico assolutamente personale e solo apparentemente legato al cinema del suo maestro, Pier Paolo Pasolini. E dette vita a film che oggi vediamo come dei cult movie totali, penso a “Casotto” con Gigi Proietti, Franco Citti e Jodie Foster, a “Mortacci” con Vittorio Gassman e Malcolm McDowell, anche se le sue opere più nominate e da riscoprire sono forse quelle televisive, “Sogni e bisogni”, con tutti i grandi comici del momento, da Verdone a Pozzetto, da Montesano a Nichetti, e “Il minestrone” con Benigni, Gaber, Ninetto Davoli e Franco Citti.
Riuscì a farci ridere su temi semplici ma importanti e fondamentali, la fame, la vergogna, addirittura la morte, aiutato dai suoi sceneggiatori, Vincenzo Cerami e David Grieco. Ebbe col fratello Franco un rapporto incredibili di amore e dipendenza totale. Vissero praticamente tutta la vita assieme sul litorale romano, fino a ritrovarsi uno muto, l’altro sordo, dipendenti l’uno dall’altro.
Del resto in tutti i suoi film, da “Ostia” a “Storie scellerate”, da “Due pezzi di pane” a “Casotto”, protagonisti sono sempre due fratelli o due amici soli al mondo che seguitano a massacrarsi e a volersi bene. Grieco ha ricordato che Sergio sul set litigava solo con Franco. Si menavano proprio. Ma stavano sempre assieme. Speriamo che la rassegna giri perché molti di questi film sono oggi introvabili.