TRAVAGLIO PADANO – FORSE NON TUTTI SANNO CHE IL DIRETTORE DEL “FATTO” HA SCRITTO PER “LA PADANIA”: SI FIRMAVA CON LO PSEUDONIMO ‘CALANDRINO’ E COLLABORAVA GRATIS – MARCOLINO PARTECIPÒ AL NUMERO ZERO, CHE SI CHIAMAVA “IL NORD” E AD ALCUNE EDIZIONI SUCCESSIVE – LA SUA RISPOSTA QUANDO VENNE FUORI LA STORIA? “QUESTI SONO MATTI, ERANO DUE-TRE BLOB, UN FAVORE AL DIRETTORE GIANLUCA MARCHI”

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MARCO TRAVAGLIO E IL KARAOKE

 

 

1 – CALANDRINO, OVVERO QUANDO TRAVAGLIO SCRIVEVA SULLA PADANIA

Da https://ilazzaro.altervista.org/ - articolo del 6 aprile 2013

 

Googolando tre le pagine della rete, ho scoperto, oggi, qualcosa che mi ha stupito ma fino ad un certo punto.  Ovvero un passato da giornalista della Padania per il vice direttore del Fatto Quotidiano: Marco Travaglio

 

marco travaglio 21

La notizia fu rivelata, un paio di anni fa, dal quotidiano il Giornale che cosi racconta il passato "verde di Travaglio:

 

IL NORD - IL PRIMO NUMERO DELLA PADANIA

Correva l'anno 1997 e Marco Travaglio scriveva sulla Padania. Lui, quello che ora sulla Lega e dintorni di riti padani spara bordate dalla prima pagina del Fatto quotidiano, all'epoca troneggiava sulla prima pagina dell'organo di partito leghi.. Dal primo numero. Pardon. Dal numero zero.

 

travaglio conte

Lo avevano chiamato II Nord, lo distribuirono il 15 settembre 1996 sul Po, edizione speciale per un'occasione storia: la nascita della Padania. Un progetto affidato a Daniele Vimercati, grande giornalista che tra i primi comprese la portata del fenomeno Lega «Daniele studiò quel progetto per un quotidiano d'area - racconta Gianluca Marchi, primo direttore della Padania Raccolse finanziamenti da 4 imprenditori, con mezzo miliardo l'uno, ma servivano più soldi. Il Nord non si fece più, nacque il giornale di partito, che Daniele rifiutò perché non voleva incarichi di partito». III Giornale)

 

ed ancora :

 

MARCO TRAVAGLIO E GIORGIA SOLARI

Marco Travaglio può dire senz'altro: io c'ero. Per la precisione alle pagine 4 e 5 Chissà se ha giurato, lui pure. A giudicare dall'entusiasmo di quella doppia pagina, forse sì. Titolone della parte superiore: «L'Umberto è un mitomane», con dentro tutte le dichiarazioni dei detrattori della neonata patria padana.

 

Nella parte sotto, l'altra metà del titolo: «Ma una volta era un mito», con carrellata di tutti coloro che, negli anni precedenti, avevano lodato il Senatùr. Uno spaccato divertente, rivisto col senno di poi. Giorgio Bocca per esempio diceva: «Odiare la Lega è da cretini, la fobia per la Lega è cretina», e poi ribadiva: «La Lega non ha creato il cambiamento, la Lega è il cambiamento».

 

marco travaglio e veronica gentili

Massimo D'Alema, ormai si sa: «Dobbiamo allearci con Bossi nel nome di Prodi, la Lega è una nostra costola». Prodi concordava: «Possiamo fare un accordo forte e trasparente». Opti in ordine sparso: Santoro che dice a Demattè che «senza Lega lei non sarebbe qui e nemmeno noi», Franco Zeffirelli per il quale «i leghisti sono le sole persone pulite che esistono oggi», Gianni Agnelli secondo cui «chi ha votato Lega è persona ragionevole e attenta al nuovo». (Il Giornale)

IL PRIMO NUMERO DELLA PADANIA

 

Poi il ricordo della partecipazione al quotidiano:

 

Dopo quel tributo sul numero zero, l'attuale vicedirettore del Fatto aveva preso a collaborare con il neonato quotidiano La Padania. Il primo numero è datato 8 gennaio 1997. «Era uno dei nostri collaboratori, gratis, col nome di Calandrino» ricorda Marchi.

Travaglio compare già il 12-13 gennaio, edizione unica per la domenica e il lunedì, e va avanti per almeno un paio di mesi, con un articolo ogni due-tre giorni. Non una firma qualsiasi lo sua. «Calandrino» si era meritato una rubrica, anzi due: «il punto» e «il personaggio».

 

banconota padana da cincentmila lire

Scriveva in modo meno sferzante di oggi e ancora non si dilettava a storpiare nomi e inventare soprannomi approfittando dei difetti fisici delle persone. Ma il giustizialismo era già nelle sue corde, se il primo articolo lo ha dedicato a «L'idea di Flick: salvare i ricchi dal rischio cella». L'antiberlusconismo era già una fissa, «Lo statista di Milanello» lo demoliva il 18 gennaio.

 

cartolina della festa d'indipendenza padana del 1996 1

E la dissacrazione era già il suo sport preferito da Francesco Storace definito «simpatico refuso di An noto per l'eloquio forbito e il ragionamento sottile» a Ripa di Meana, «uomo per tutte le poltrone» che «privo di cadreghino addirittura da un mese, ha trovato pace: è il nuovo segretario di Italia nostra». Fino a Buttiglione e Casini «piccioncini della Sacra Famiglia Unita», l'uno «di qua con la colf Formigoni», l'altro «di là con la portinaia Mastella». E poi i ritratti, da Franco Carrara «il nuovo che è avanzato» a donna Letizia (Moratti) «detta Lottizia dopo memorabili imprese Rai». (Il Giornale)

NAZIONALE PADANA BOSSI

 

 

2 – TRAVAGLIO E IL LAVORO ALLA PADANIA. “MA GRATIS”

Estratto dell’articolo di Flavia Amabile per www.lastampa.it – 1 dicembre 2014

 

(…) Travaglio, dunque, è stato fra i collaboratori della Padania? La versione del condirettore de «Il Fatto Quotidiano» è molto diversa. «Questi sono matti!» è il suo primo commento.

 

travaglio cristallo

Innanzitutto ricorda bene, al contrario dell’accusa di soffrire di «amnesia». C’è stato davvero un rapporto tra lui e la Padania ma forse è l’unica informazione dell’articolo che non smentisce.

 

Si è trattato di «due-tre blob», spiega, vale a dire una raccolta di dichiarazioni di politici che mettevano in luce le loro contraddizioni. Era stato Gianluca Marchi, il direttore, a chiamarlo.

 

 

«Era un amico, gli ho fatto un favore, firmando Calandrino. Ma non ho mai messo piede alla Padania, non ho mai ricevuto soldi ed avrò scritto al massimo due-tre volte, su Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Ecco tutto».

 

 

GIANLUCA MARCHI

Non una vera collaborazione, insomma, più che altro un regalo ad un amico. E un regalo che, oltretutto Travaglio racconta di aver fatto in quel periodo anche ad altri, di orientamento politico molto diverso, il Manifesto e Enzo Biagi che le uso per la sua trasmissione televisiva, «Il Fatto». «Siamo intorno al 1997-98- ricorda Travaglio - avevo lavorato alla Voce di Indro Montanelli. Avevo una rubrica sulle contraddizioni dei politici e mettevo in evidenza il contrasto tra quello che dichiaravano il giorno prima e quello che dichiaravano il giorno seguente. In molti volevano attingere al mio archivio».

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LA PADANIA - 29 LUGLIO 2014
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