TUTTI RICCHIONI - LO SCRITTORE E ATTIVISTA GAY, LARRY KRAMER: ‘’HOLLYWOOD È SEMPRE STATO UN LUOGO DI OMOSESSUALI, SOLO MOLTO DISCRETO. GIÀ NEGLI ANNI ‘30/’40 SI SAPEVA DI CARY GRANT, RANDOLPH SCOTT, BARBARA STANWYCK, KATHARINE HEPBURN E SPENCER TRACY - COLE PORTER ERA FAMOSO PER LE SUE FESTE, DOVE TUTTI GLI OSPITI DOVEVANO ESSERE NUDI - LA STORIA NON RICORDA MAI CHE LINCOLN E FRANKLIN ERANO GAY”
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Maer Roshan per “Hollywood Reporter”
Pochi hanno avuto più impatto di Larry Kramer sul moderno movimento per i diritti gay. E’ lui, drammaturgo, saggista e attivista, ad aver giocato un ruolo centrale negli ultimi trent’anni, così dopo la storica decisione della Corte Suprema americana dello scorso venerdì, lo abbiamo contattato. Ha appena compiuto 80 anni e finito di scrivere il sequel di
“The Normal Heart”, ad aprile ha pubblicato il romanzo “The American People”, e ieri la “HBO” ha trasmesso il suo biopic “Love and Anger”, seguito da 15 milioni di spettatori.
Quale reazione ha avuto alla notizia che il matrimonio gay è legalizzato?
«Onestamente non credevo di poter vivere abbastanza da vederlo. E’ surreale. Questa generazione vivrà in un mondo meno pericoloso rispetto alle precedenti, non sarà condannata alla mia stessa infelicità. Ma non ho risentimenti. La mia rabbia ha alimentato la mia attività e la mia scrittura. Sono furioso perché il mondo è stato crudele con i gay e molti anni li ho passati nell’odio e nella vergogna. Perciò ho scritto “The American People”, ero stufo di leggere libri scritti da eterosessuali»
E’ un romanzo ma anche la storia accurata dei gay in America. Qualcuno mette in dubbio che certe figure storiche tipo Lincoln, Hamilton, Benjamin Franklin, Franklin Pierce, J. Edgar Hoover, siano state omosessuali o bisex...
«Ho fatto dieci anni di ricerche per realizzare il volume e ho raccolto ogni prova. Mi stupisce che gli storici non abbiano fatto lo stesso, creando un grande disservizio. Tony Kushner, lo sceneggiatore di “Lincoln” di Spielberg, ha tolto qualsiasi riferimento all’omosessualità del presidente. Non chiedevo una scena d’amore gay, ma un accenno alle sue relazioni sì. Hamilton, durante la guerra, scriveva lettere d’amore all’ufficiale del quale era innamorato. Sono fatti, non finzione»
Com’era la scena gay di Hollywood, quando cominciò a scrivere?
«Hollywood è sempre stato un luogo di omosessuali, solo molto discreto. Già negli anni trenta e quaranta si sapeva di Cary Grant, Randolph Scott, Barbara Stanwyck. Cole Porter era famoso per le sue feste, dove tutti gli ospiti dovevano essere nudi»
Davvero? Cole Porter sembrava un gentleman...
«Mi dispiace deluderti. Il regista George Cukor era gay e fu sostituito in “Via col vento” perché Clark Gable non voleva essere diretto da un omosessuale. George Cukor era molto amico di Katharine Hepburn. Lei e Spencer Tracy erano entrambi gay. Lo sapevano tutti»
I film hanno avuto effetto positivo o negativo sulla percezione pubblica dei gay?
«Per anni gli unici gay che si vedevano sullo schermo erano cattivi, effeminati, o entrambi. La gente non aveva idea di come fosse fatto un omosessuale nella realtà, solo recentemente si fanno ritratti più reali e onesti»
Nel documentario a lei dedicato, c’è una scena in cui sposa suo marito David su un letto d’ospedale. Si ricorda di quel giorno?
«Ero molto malato, e non di AIDS. Dovevamo sposarci alcuni giorni dopo, ma data la gravità della situazione, anticipammo tutto. Dopo il sì non riuscii nemmeno a firmare con il mio nome, sul certificato di nozze misi una X. Stavo davvero morendo, a tenermi in vita è stato David, il mio amore»
Da quanto state insieme?
«Ci incontrammo nel 1966, ci frequentammo per un po’ e ci lasciammo. Ci rincontrammo 15 anni dopo e non ci siamo più separati».
Sarà ricordato più come attivista o come scrittore?
«Tutte e due si può? Sono uno scrittore, ma l’attivismo ce l’ho nelle ossa. Mi occupo di letteratura, anche se prendo posizioni politiche. Questi sono giorni gioiosi, ma la lotta non è finita. Il 3 luglio saranno 34 anni dall’annuncio dei primi casi di Aids. All’epoca erano 41, oggi sono 60 milioni nel mondo. Non è il caso di tornare apatici o di sentirci comodi. Mi godrò la vittoria e poi tornerò a combattere. Sai com’è, non mi resta molto tempo».