TUTTI I SEGRETI DI STANLIO (SENZA OLLIO) - IN UN LIBRO IL ‘COSMO COMICO’ DI STAN LAUREL – CHARLIE CHAPLIN, LA GAVETTA CON UNA FIDANZATA E PARTNER DI SCENA POSSESSIVA, L’INCONTRO CON OLIVER HARDY E IL REGISTA LEO MCCAREY CHE LI TRASFORMO’ IN COPPIA FISSA - QUELLA STORIA FIABESCA CHE I DUE AVREBBERO DOVUTO INTERPRETARE SE UN ICTUS NON AVESSE PORTATO VIA OLIVER - “SE QUALCUNO SARÀ TRISTE AL MIO FUNERALE, NON GLI RIVOLGERÒ MAI PIÙ LA PAROLA” - VIDEO
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Francesco Mattana per il Giornale
L'occasione per soffermarsi sulla figura di Stan Laurel (1890-1965) è data dall'anniversario della nascita, avvenuta il 16 giugno di 130 anni fa. Sagoma Editore già pubblicò nel 2017 la biografia ufficiale di Stanlio e Ollio, risalente al 1961 e scritta dallo studioso John McCabe.
Ora propone Stan Laurel. Viaggio nel cosmo comico di Stanlio (pagg. 296, euro 23), monografia che McCabe medesimo partorì nel 1974, mettendo a frutto la lunga frequentazione personale con l'attore.
Per molti è impensabile concepire Stanlio senza Ollio, ma è giusto sapere che il magro era la mente, capace di inventare gag a gettito continuo. La vocazione artistica in lui era congenita, proveniva dal padre che aveva una sua compagnia teatrale e dalla madre che vi recitava.
Gli capitò, ventenne, di dividere il palco con Charlie Chaplin, ma la gavetta di Stan fu più lunga e funestata da una fidanzata, nonché partner di scena, troppo possessiva. Quando riuscì a levarsela di torno si sentì rinato pure come attore. Eppure mancava ancora qualcosa.
Mancava l'incontro con Oliver Hardy, e quell'incontro si avverò negli studi del produttore Hal Roach. L'idea di trasformarli in coppia fissa venne al regista Leo McCarey, e da lì furono trionfi uno via l'altro per oltre un decennio.
Quando poi giunse il declino cinematografico, riuscirono a sfoderare gli ultimi colpi di coda in Europa, con degli spettacoli teatrali i cui copioni, ideati da Stan, sono riportati nel libro.
Compulsando gli archivi del comico, McCabe ha scovato una marea di suoi appunti, fra cui una storia fiabesca che i due dovevano interpretare per la televisione, se un ictus non avesse portato via Oliver.
Negli anni in cui sopravvisse ad Hardy, Laurel si accorse di quanta stima e riconoscenza nutrissero tutti nei loro riguardi, ed era talmente grato per l'affetto degli ammiratori che li faceva entrare tranquillamente a casa propria.
La sua indole così cordiale è confermata dalle testimonianze raccolte da McCabe, e ognuno degli interpellati concorda su un altro punto: l'importanza assoluta che per Laurel rivestiva l'arte di far ridere. Era l'unica missione della sua vita, al punto da affermare che «se qualcuno sarà triste al mio funerale, non gli rivolgerò mai più la parola».