UCCI, UCCI, SENTITE COSA DICE MARIO MAFFUCCI – L’EX DIRIGENTE RAI E RESPONSBILE DI SANREMO PARLA DEL CASO ZELENSKY: “CON FAZIO PORTAI GORBACIOV. MA C'E' UNA DIFFERENZA COL PRESIDENTE UCRAINO. GORBACIOV VENIVA DAL NOBEL PER LA PACE E SOPRATTUTTO A QUEL TEMPO NON ERAVAMO IN MEZZO A UNA GUERRA SANGUINOSA” – IL FLOP DELLA CARRÀ STANCA E IL DUETTO “CAGATA” CON BANDERAS, VIANELLO CHE "TRATTÒ MALISSIMO" MADONNA. E SU ARBORE…
-Estratto dell'articolo di Alessandro Ferrucci e Stefano Mannucci per il “Fatto quotidiano”
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Torniamo a Sanremo: lei ha portato Gorbaciov.
Oggi qualcuno potrebbe obiettare: quindi è giusto Zelensky. Peccato per la differenza: Gorbaciov veniva dal Nobel per la Pace e soprattutto a quel tempo non eravamo in mezzo a una guerra sanguinosa.
Ha conosciuto Gorbaciov...
Non tanto, non parlava neanche inglese, eravamo affidati solo all’interprete e a Giulietto Chiesa (giornalista, ndr), amico dell’ex leader comunista e garante della qualità dell’impegno televisivo; (sorride) quell’anno il direttore del Festival era Fabio Fazio e lo convinsi a prendere Letizia Casta: “Va benissimo, ha un carattere forte, ci stupirà”.
Ed è andata così.
Peccato che l’anno dopo, Fazio, abbia dato retta alla moglie e abbia scelto Ines Sastre, ragazza bella, ma che non esprimeva nulla, un pezzo di legno. Mica come la Casta.
Insieme alla Casta c’era il premio Nobel Dulbecco: per molti lo avete svilito.
Lui non si sentiva svilito, era felicissimo; la decisione di coinvolgerlo è nata durante una riunione preliminare, quando uno di noi ha sentenziato: “Il regolamento di Sanremo è talmente complicato che ci vorrebbe un Nobel per capirlo”. “Bene! E allora prendiamo un Nobel”.
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E la Carrà?
Un anno è stata lei a condurre, ma non è andata bene, era stanca, non aveva preparato bene il Festival; dopo la prima puntata ci riuniamo e Raffaella tenta una carta: “Chiamo Banderas, è un mio amico, verrà”. Lo contatta, ci accordiamo sulla cifra, arriva e si fa accompagnare da uno spilungone vestito di nero, uno che sembrava uscito da una puntata della Famiglia Adams. Baci e abbracci tra Banderas e la Carrà.
Però...
Andiamo sul palco per provare e Iapino propone un duetto tra i due con i brani spagnoli di Raffaella. A quel punto l’uomo nero alza la mano: “Non si può fare e per due motivi. Uno perché non è previsto dal contratto. Due perché è una cagata”.
Lei è svenuto.
Aveva ragione l’uomo nero. E neanche Banderas è riuscito a risollevare la situazione; (pausa) Banderas lo abbiamo pagato bene.
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In quanto a super ospite lei ha avuto Madonna...
Nell’anno di Vianello, ma non andò bene; (ride) Raimondo la trattò malissimo, subito dopo la sua esibizione l’ha mandata via dal palco, quando poteva scambiarci due battute.
Cosa era accaduto?
Non lo so, forse lo aveva infastidito il suo ruolo da mega diva; il bello è che tutti hanno interpretato quel saluto frettoloso come una gag costruita, mentre anche noi rimanemmo stupiti.
Nel 1989 avete affidato la conduzione ai “figli di...”: Rosita Celentano, Paola Dominguín, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi.
Un disastro, una tragedia.
Senza se e senza ma.
L’anno prima era andata benissimo con Gabriella Carlucci, mentre con quei quattro non è andato bene nulla.
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L’anno di Bongiorno e il primo con Fazio, mentre ho il rimpianto di non aver lavorato con Renzo Arbore.
Insieme qualcosa avete combinato...
Le otto puntate di Aspettando Sanremo, con anche Lino Banfi e Michele Mirabella; (sorride) una sera, mentre preparavamo il programma, Arbore mi dice: “Dobbiamo prendere uno veramente antipatico”. E allora scegliemmo Mirabella che in realtà è una persona deliziosa.
Arbore è una colonna della tv...
Con lui mi sono divertito da matti: le riunioni preparatorie si svolgevano a casa di Renzo, ed erano il vero show, qualcosa di unico, ancora più divertente del programma stesso.
Cosa accadeva?
Arbore dava le poche linee dentro le quali ognuno poteva sbizzarrirsi con la sua creatività; il bello è che la fantasia dell’uno stimolava quella dell’altro, e in mezzo a questi fenomeni potevi venir stupito da chi meno te l’aspettavi.
Come mai Arbore non ha mai condotto il Festival?
Perché certi ruoli non sono compatibili: il comico come Benigni o l’ironico alla Arbore non sono adatti a guidare uno show come Sanremo. Il Festival è una cosa serissima. È sacerdotale.