LA VENEZIA DEI GIUSTI – CI SONO CASCATO IN PIENO E MI PIACE MOLTISSIMO “LE SORELLE MACALUSO”, OPERA SECONDA DI EMMA DANTE, TUTTO GIRATO IN UNA PALERMO ANTICA ANCHE QUANDO È MODERNA E DOVE PUOI ACCETTARE CHE I MORTI SEGUITINO A PARLARE COI VIVI - HO TROVATO TUTTE MERAVIGLIOSE LE ATTRICI E LE NON ATTRICI CHE FANNO LE CINQUE SORELLE MACALUSO – DECISAMENTE SUPERIORE A “VIA CASTELLANA BANDIERA”, PRIMO FILM DELLA DANTE, QUESTO MI SEMBRA CHE TENTI UNA STRADA PIÙ ORIGINALE – VIDEO
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Le sorelle Macaluso di Emma Dante
Marco Giusti per Dagospia
Ci sono cascato in pieno e mi piace moltissimo “Le sorelle Macaluso”, opera seconda di Emma Dante, tratto dalla sua commedia, presentato oggi in concorso a Venezia e da domani in sala in Italia, tutto girato in una Palermo antica anche quando è moderna e dove puoi accettare che i morti seguitino a parlare coi vivi. Anche i muri sembrano parlare a Palermo…
Ho trovato tutte meravigliose le attrici e le non attrici che fanno le cinque sorelle Macaluso, a teatro erano sette e qui cinque, Maria, Pinuccia, Katia, Lia, Antonella, interpretate nelle diverse età da un cast dominato da Donatella Finocchiaro (Pinuccia adulta), Serena Barone, Eleonora De Luca, Viola Pusateri e Ileana Rigano, vecchia attrice di teatro e di cinema (perfino “Paolo il freddo” e “Manone il ladrone”) che muore nel film e nella vita lasciandoci il rimpianto di non averla mai incontrata. Ho pianto su “Meravigliosa creatura” di Gianna Nannini (lo so, era un colpo basso), sono rimasto incantato da Franco Battiato che canta “Inverno” di De André, irritato magari di fronte l’uso eccessivo di Satie (ancora…) e da qualche eccesso teatrale che Emma Dante si è lasciata sfuggire.
Perché la versione cinematografica della commedia vive proprio di vita propria e ha questo inizio favoloso con le cinque sorelle giovani che vivono allevando colombe in casa e poi scendono per le strade di Palermo fino al mare in una delle sequenze più belle che abbia da tempo visto in un film italiano.
Decisamente superiore a “Via Castellana Bandiera”, primo film della Dante, questo mi sembra che tenti una strada più originale, grazie a una sceneggiatura, scritta assieme a Elena Stancanelli e a Giorgio Vasta, e a una direzione della fotografia, Gherardo Gossi, che cercano di dare spazio più spazio possibile alle ragazzine che proprio quando si aprono alla vita fanno la conoscenza della morte. Una morte che non può che cambiare profondamente i rapporti fra di loro.
Diviso in tre parti che presto comunicheranno tra di loro, cosa che a teatro non credo fosse stato possibile, questo inizio folgorante vive anche quando le ragazze crescono e si affrontano nella loro casa sempre più compromessa e piena di fantasmi.
Film tutto al femminile, come vuole oggi il nuovo cinema internazionale, con citazione forse anche un po’ inutili da Anna Maria Ortese e Oriana Fallaci, ma Dostoievsky ci voleva, non mantiene tutto quello che promette, è vero, ma offre a Emma Dante l’occasione per orchestrare questo gruppo di attrici e di bambine come raramente si vede nei nostri film e di svilupparne i rapporti di forza e di sentimento anche con piccole elementi di messa in scena che alla fine valgono più delle scene madri. Perché alla fine formano il film più delle lacrime di Satie e di Gianna Nannini.
Non so che fortuna possa avere rispetto ai giurati veneziani, non parliamo poi di sala, ma Emma Dante trova qui l’occasione per dimostrasi una regista che non solo sa come gestire le sue forze, ma soprattutto sa di cosa si parla. In sala da domani.