LA VENEZIA DEI GIUSTI - POSSIBILE AMBIENTARE UNA SORTA DI VIOLENTO POST-ATOMICO, ANZI POST-PANDEMICO, IN QUEL DI TARANTO, UTILIZZANDO GLI STABILIMENTI COME FOSSERO GIÀ IL FANTASMA DI UNA CITTÀ FINITA IN MANO ALLE GANG DI RAGAZZINI ORFANI? L’IDEA DI QUESTO “MONDOCANE”, OPERA PRIMA DI ALESSANDRO CELLI, È MOLTO INTERESSANTE. I SET DI TARANTO E IL CASTING DI GIOVANI ATTORI CHE PARTE DI QUELLA REALTÀ HANNO TRAGICAMENTE VISSUTO E CONTINUANO A VIVERLA, RENDE IL FILM QUALCOSA DI DIVERSO DA UNA FICTION TELEVISIVA VOLENTEROSA E... - VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Possibile ambientare una sorta di violento post-atomico, anzi post-pandemico, in quel di Taranto, utilizzando gli stabilimenti come fossero già il fantasma di una città finita in mano alle gang di ragazzini orfani?
L’idea di questo “Mondocane”, opera prima di Alessandro Celli, che lo ha scritto con Antonio Leotti, presentato a Venezia alla Settimana della Critica e in uscita in sala il 3 settembre, è molto interessante, come lo è l’idea di cinema di genere che da qualche anno portano avanti, in forme diverse, qui unite, Gianluca Curti della Minerva e Matteo Rovere della Groenlandia.
“Mondocane” è un po’ un concentrato di tutte queste forze fortemente indirizzate al ritorno del cinema di genere in versione moderna, diretto da un regista che si è fatto le ossa nelle fiction italiane e nei casting e che sembra avere però una precisa idea di cosa vuole fare e in che direzione portare la sua storia.
Interpretato da due veri ragazzini di Taranto, Dennis Prestopapa e Giuliano Soprano, da un Alessandro Borghi ancora una volta in versione cattiva, un bel po’ sopra le righe, è il capo della gang delle Formiche, che lotta contro la polizia che difende i cittadini borghesi di “Taranto Nuova” e pensa a una restaurazione della Vecchia Taranto, rivela presto la sua struttura di film coi ragazzini amici/nemici.
Pietro e Christian, detti Pisciasotto e Mondocane, sono due orfanelli che vivono malamente con un vecchio e brutale pescatore. Grazie a un atto di brutto vandalismo, danno fuoco a un negozio di animali dove una gang spaccia droga, riescono a entrare come soldati della potente gang di Testacalda, Borghi con spacco laterale sulla capoccia e occhio da pazzo (si sa…). Anche se è stato Mondocane a voler far entrare a tutti i costi il suo amico Pisciasotto, che ha continue crisi epilettiche, nella banda, presto i due amici sembrano trovare strade diverse, come nei grandi film di gangsters.
Il più debole Pisciasotto si lega a Testacalda, mentre Mondocane ha incontrato una ragazzina di Taranto Nuova, che lavora in fabbrica, e intende scappare dalla violenza di Testacalda e delle Formiche. Certo.
I set di Taranto e il casting di giovani attori che parte di quella realtà hanno tragicamente vissuto e continuano a viverla, rende il film qualcosa di diverso da una fiction televisiva volenterosa e girata per un pubblico giovanile. A Celli si possono perdonare la musica a tratti eccessiva e qualche carpenterata di troppo. Anche perché deve costantemente conciliare, e non è facilissimo, l’idea di cinema popolare, che mi sembra abbia ben presente, con la voglia di far qualcosa di molto diverso e innovativo. In sala dal 3 settembre.