LA VERSIONE DI MUGHINI - LA BARDOT SEPPE ESSERE STRONZA ALL'ENNESIMA POTENZA NEI CONFRONTI DI SERGE GAINSBOURG AL MOMENTO IN CUI LORO DUE STAVANO PER PUBBLICARE IL VINILE CON LA FAMIGERATA CANZONE “JE T'AIME, MOI NON PLUS”. SOLO CHE IN QUEL MOMENTO LEI ERA SPOSATA E SUO MARITO AVEVA MINACCIATO FUOCO E FIAMME SE QUEL DISCO FOSSE VENUTO ALLA LUCE. POI NELLA VITA DI SERGE IRRUPPE JANE BIRKIN, CHE ERA UNA DELLE MIRABILI DONNE MODERNE "CREATE" DALLA BARDOT – LA TERZA DEA DEL FEMMINILE ENTRATA NELLA VITA DI GAINSBOURG SI CHIAMO' CAROLINE VON PAULUS, DETTA "BAMBOU" – VIDEO
-Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, sono giorni e giorni che ce li ho come un groppo alla gola i nomi di Brigitte Bardot, di Serge Gainsbourg e di Jane Birkin. Appartengo alla generazione di chi aveva più o meno vent'anni al tempo in cui la Bardot creò la donna moderna e più tardi a quella donna Gainsbourg eresse un monumento musicale dal titolo "Je t'aime, moi non plus", e voleva dire che nelle storie d'amore le bugie contano quanto le verità, insaporiscono il tutto non meno che le verità.
"Moi non plus" in francese vuol dire "nemmeno io" e dunque in quella canzone voleva dire "nemmeno io ti amo" e seppure loro due avessero il bisogno di pronunziare a voce alta il contrario.
Ne sta parlando uno che ha avuto tra le donne più importanti della sua vita due fuoriclasse della menzogna. Ho pietà delle odierne femministe che non si stancano di recitare la litania secondo cui le donne sono sempre migliori dell'uomo. Una parte del loro incanto viene dal fatto che alla bisogna sanno essere più "stronze" dell'uomo.
La Bardot seppe essere stronza all'ennesima potenza nei confronti di Gainsbourg al momento in cui loro due stavano per pubblicare il vinile con la famigerata canzone.
Solo che in quel momento lei era sposata e suo marito aveva minacciato fuoco e fiamme se quel disco fosse venuto alla luce. "No, no, non possiamo farlo" disse la Bardot a Gainsbourg. Poco dopo gli telefonò da non ricordo più quale capitale europea dove stava girando un film e gli disse che ci aveva ripensato, che sarebbe venuta da lui, che nel frattempo aveva comprato l'appartamentino al Quartiere latino che lui aveva addobbato nel senso di un omaggio alla Bardot e alla sua femminilità.
In quell'appartamentino che era a suo modo una cella dell'anima, Gainsbourg stette ad aspettarla quattro giorni, ingurgitando immagino ettolitri di alcol. Lei non venne.
Nella vita di Gainsbourg irruppe sua volta Jane Birkin, che era a sua volta una delle mirabili donne moderne "create" dalla Bardot. Fu lei a cantare la prima edizione di "Je t'aime". Solo molti anni dopo la Bardot acconsentì a che venisse pubblicato il vinile con la canzone cantata da lei, e non v'ha dubbio che quella sua interpretazione tocca un'indicibile apoteosi erotica come del resto ogni movenza o "attitude" che la riguardasse.
Singolare poi che in nessun articolo di questi giorni ci fosse un benché minimo accenno a una terza dea del femminile entrata nella vita di Gainsbourg dopo il divorzio con la Birkin. A quelli che sono deboli di cuore sconsiglio vivamente l'acquisto di un libro, Bambou et les poupées, con le foto mirabolanti che le aveva scattato Gainsbourg.
Si chiamava Caroline von Paulus, detta "Bambou", aveva 21 anni (contro i 52 di Gainsbourg), quando lui la vide per la prima volta in una discoteca parigina dove lei stava danzando da sola, ondulata e attizzante. Lì in fondo, seduto da solo a un tavolo, c'era Gainsbourg con una sigaretta in bocca e con accanto una bottiglia di champagne. Lui la guarda la guarda la guarda. Quando lei finisce di danzare, il patron della discoteca le si avvicina a sussurrarle che quel signore lì in fondo vorrebbe averla al suo tavolo.
Ma che diavolo vuole quello lì?, replica la ragazza e torna a danzare da sola. Ancor più provocante, ancor più scatenata, ancor più felice di avere un corpo con cui eccedere. Quando torna ansimante al suo tavolo, il signore lì in fondo le si avvicina con in mano la bottiglia di champagne. Il resto lo immaginate.
La faccio breve. Perché altrimenti non la finisco più di raccattare primizie dai vari scaffali della mia biblioteca dedicati al culto della Bardot e ai suoi annessi e connessi. Gli ultimi tempi di Gainsbourg furono in ogni modo penosi. La Bardot racconta che una volta che con una sua amica era andata a fargli visita, lo tennero per il braccio nell'andare e tornare da casa di lui al marciapiede opposto dov'era un ristorante.
Tutto del suo talento e dei suoi incontri con il femminile Gainsbourg lo aveva pagato eccome, lo aveva pagato caro nel senso di una sua progressiva autodistruzione. E questo a differenza delle sciocchezze sul "machismo" di Gainsbourg di cui ho letto su un giornale. Chi scrive fesserie su un giornale non paga mai, non risarcisce mai nessuno.
GIAMPIERO MUGHINI