LA VERSIONE DI MUGHINI - "IL VOLTO DELL'ARTE", CATALOGO DI 230 FOTOGRAFIE INVIATOMI DALLA LIBRAIA PAOLA MAFFEI, È UN TESORO DA BRIVIDI. DA PIERO MANZONI A GIULIO PAOLINI, DA ALLEN GINSBERG A BRUNO MUNARI, E’ UNA PICCOLA STORIA VISIVA E SIMBOLICA DELL’ARTE MODERNA FISSATA DALL'OBIETTIVO DEI PIU' GRANDE FOTOGRAFI - ULTERIORE MOTIVO DI FASCINO: L’ESSERE STATE SCATTATE PER AMICIZIA…"
-Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, e siccome sono chiuse le librerie i musei i cinema i teatri, la sola e seppure formidabile risorsa che ci resta a frequentare la bellezze delle arti è quella della comunicazione on line. Mi arriva perciò via mail un catalogo dal titolo “Il volto dell’arte” inviatomi dalla libraia torinese Paola Maffei, vedova e a lungo collaboratrice dell’indimenticabile Giorgio Maffei, il più importante libraio antiquario italiano del moderno, ucciso da un tumore alcuni anni fa.
Il suo primo catalogo -ovviamente di carta - mi arrivò trent’anni e passa fa e mi lasciò di stucco. Giorgio offriva e valorizzava un materiale da anni Cinquanta, Sessanta e Settanta che non era stato ancora minimamente storicizzato nel sentir comune della cultura italiana.
I librini poverissimi firmati dai pittori dell’arte povera, i cataloghi milanesi o romani delle prime mostre di Alighiero Boetti, memorabilia connessi a Gino De Dominicis o a Mario Schifano (ad esempio le polaroid che lui scattava agli schermi televisivi su cui trascorrevano immagini porno), rarità cartacee legate al nome dimenticatissimo di Emilio Villa, cataloghi delle prime mostre di fotografia del grande Luigi Ghirri.
Nel tempo il lavoro di Maffei si sarebbe sempre più affinato e arricchito. Era uno studioso ancor prima che un mercante di libri e di riviste. Per me andare a visitarlo nella sua casa/studio di Torino (dove tuttora vive e lavora sua moglie e mia carissima amica Paola) era un’impresa disperante. Dagli scaffali e dai cassetti uscivano tesori inimmaginabili, veri e propri supplizi cartacei per i miei desideri e le mie tasche. Ebbene Paola continua a estrarre tesori da quella inesauribile miniera torinese di cui sto dicendo.
Questo catalogo di 230 fotografie che ritraggono degli artisti è da brividi per uno che ama la topografia dell’arte moderna. Innanzi tutto perché è sontuosa la galleria dei fotografi italiani (ma anche molti non italiani) del secondo dopoguerra di cui è offerta una campionatura: da Elisabetta Catalano a Carla Cerati, da Claudio Abate a Mario Dondero, da Ugo Mulas a Enrico Cattaneo, da Giorgio Colombo allo strepitoso americano Fred McDarrah, dal grandissimo “paparazzo” Pierluigi Praturlon a Fabrizio Garghetti, da Uliano Lucas al gallerista Arturo Schwartz.
Da brividi, ripeto. E’ una sorta di storia visiva e simbolica dell’arte moderna nel senso che gli artisti sono fotografati tutti a come viene e non in foto posate o ambiziose. E’ colto un momento della loro giornata, l’attimo in cui si stanno riposando dall’appena avvenuta inaugurazione di una loro mostra, il momento in cui stanno ridendo a un amico che hanno di fronte. Piero Manzoni è fotografato da Lucas con le mani in tasca appoggiato alla ringhierina di un balcone della sua casa milanese.
Bruno Munari è fotografato in primo piano anche lui nella sua casa milanese e con quella sua aria di uno che reputa l’arte come l’aria che respira, né più né meno. Yoko Ono è vivida mentre passeggia per una strada di New York dove la cattura la macchina fotografica di Allan Tannenbaum.
Giulio Paolini è fotografato di spalle da Gianni Melotti mentre si tende a segnare una linea su una tela appesa alla parete. Bellissima è la foto di un Alberto Savinio “privato” fotografato da Guglielmo Coluzzi, e costa la miseria di 100 euro.
Lawrence Weiner punta il medio verso l’alto mentre Giorgio Colombo lo ritrae in occasione di una sua mostra milanese del 1972. Ugo Mulas ha l’aria di uno che spaccherà il mondo quando lo fotografa Fabrizio Garghetti, e invece morrà di un tumore a soli 45 anni. Toccante è l’immagine di Allen Ginsberg che in un’occasione di una manifestazione culturale newiorchese del 1964 viene fotografato da Fred W. McDarrah mentre si accinge ad abbracciare Gore Vidal. Potrei continuare per pagine.
Un’ultima cosa. C’è un motivo ulteriore di fascino in queste foto. L’essere stare scattate più per un’occasione di amicizia che altro. Quaranta o cinquant’anni fa non c’era alcun mercato delle foto vintage. Il grandissimo Mario Dondero non ha mai sviluppato la foto celeberrima in cui aveva riunito gli scrittori delle Éditions de Minuit innanzi al portone della sede parigina di quella mitologica casa editrice.
E’ una foto della cui importanza lui stesso si accorse molti anni dopo. Non ne esiste uno scatto stampato al momento. Conobbi Dondero nel 1970 quando avevo preso a collaborare all’ “Astrolabio” diretto da Mario Signorino, un settimanale cui lui vendeva le sue foto e naturalmente gliele lasciava perché era roba che a quel tempo non aveva alcun valore. Prendevamo tutt’e due gli autobus e chiacchieravamo, lui uno che non se la tirava nemmeno un tantino.
L’intero archivio fotografico dell’ “Astrolabio” era disseminato per terra una domenica al mercato di Porta Portese, dove lo comprarono per quattro soldi due antiquari romani miei amici. Trovare un vintage di Dondero è pressoché impossibile. La foto offerta da Paola Maffei, un Kounellis giovane su cui incombe un’ombra immane che è quella del grande gallerista Plinio De Martiis, mi ha lasciato senza parole.
Ps. Dimenticavo, se volete gustarvi il catalogo l’indirizzo mail di Paola Maffei è info@giorgiomaffei.it
GIAMPIERO MUGHINI