IL 12 OTTOBRE 1973, DUE MESI PRIMA DELLA STRAGE COMPIUTA DA UN COMMANDO DI FEDAYN ARABI A FIUMICINO, UN APPUNTO DEL SERVIZIO SEGRETO ITALIANO AVVISAVA L’ALLORA PREMIER, MARIANO RUMOR, DEL PERICOLO DI “AZIONI DI RAPPRESAGLIA” DEL “TERRORISMO ARABO-PALESTINESE” – QUELL'ALLERTA (SPUNTATA FUORI ORA DALL’ARCHIVIO STORICO DEL SENATO) AVREBBE DOVUTO FARE ALZARE IL LIVELLO DI GUARDIA NEGLI AEROPORTI DEL NOSTRO PAESE . INVECE NULLA SI MOSSE…
-Estratto dell’articolo di Maurizio Caprara per www.corriere.it
L’oggetto indicato alla prima riga indica: «terrorismo arabo-palestinese». La data è 12 ottobre 1973: due mesi e sei giorni prima della strage che sarebbe stata compiuta da un commando di fedayn arabi nell’aeroporto più grande d’Italia, Fiumicino. Quell’«appunto» battuto a macchina avrebbe dovuto far alzare il livello di guardia negli scali aerei del nostro Paese.
Invece la sicurezza italiana risultò impreparata davanti all’azione dei guerriglieri che a Fiumicino, il 17 dicembre 1973, spararono con armi da fuoco e lanciarono tre bome a mano. Una, al fosforo, carbonizzò passeggeri di un Boeing 707 della Pan Am.
L’attentato spezzò le vite di 32 persone, sei delle quali italiane, e una delle informative che avrebbero potuto fare andare le cose diversamente si trova nel fascicolo 73 del fondo con le carte di Mariano Rumor conservate nell’Archivio storico del Senato.
[…] allora presidente del Consiglio nel quarto dei cinque governi da lui presieduti, Rumor era destinatario di lettere e rapporti delicati. I tre fogli dell’appunto si trovano tra informazioni su corsi per quadri del Partito comunista italiano, al quale l’onorevole Rumor non era certo iscritto, e corrispondenza con Giulio Andreotti e Flaminio Piccoli, altre personalità di rilievo della forza politica dello scudocrociato.
L’appunto ha come presupposto ciò che il gruppo terroristico palestinese Settembre Nero «ha fatto conoscere» su «5 guerriglieri detenuti». Benché non venga specificato, è chiaro che si riferisce ai cinque giovani arabi arrestati il 5 settembre dello stesso anno a Ostia con due lanciamissili sovietici terra-aria Sam 7 Strela. A segnalarli era stato il Mossad israeliano.
Uno dei cinque, Amin El Hindi, era stato dirigente degli studenti palestinesi nel nostro Paese e numero due sotto il capo Abu Ayad nel servizio di sicurezza dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Ayad, il cui vero nome era Salah Kalaf, era in seguito diventato uno dei fondatori di Settembre Nero, gruppo nato in autonomia rispetto alla componente al Fatah dell’Olp.
Avvisava l’appunto, probabilmente elaborato dal Servizio informazioni difesa (Sid), il servizio segreto italiano, attribuendo le affermazioni a Settembre Nero:
“a - La Resistenza Palestinese attenderà fino alla fine di ottobre del corrente anno per la scarcerazione dei 5 giovani; dopo tale termine, permanendo lo stato di detenzione, saranno effettuati atti di rappresaglia e ricatto in Italia e all’estero.
b- “Gli israeliani mediante azioni camuffate (gruppi operativi costituiti da israeliani o arabi al servizio di Israele) tenteranno di impadronirsi dei 5 giovani per eliminarli”.
Al riguardo è probabile che gli israeliani intendano agire (in alternativa): attuando il sistema del ricatto (dirottamento aereo – sequestro di persone) per ottenere l’immediata consegna dei detenuti da parte delle Autorità italiane; eliminando i detenuti nelle carceri, mediante collusione con elementi che vivono nell’interno delle carceri stesse (personale di servizio o altri detenuti)”.
Sono righe che equivalgono a un altolà. Anche ipotizzando piani israeliani privi di riscontri, la formazione costruita in ricordo della repressione giordana del settembre 1970 contro guerriglieri palestinesi, in sostanza, intimava alla Repubblica italiana: se ai cinque succede qualcosa di male la pagherete cara, e non verranno liberati pagherete comunque.
Esplicita la lettera c dell’appunto: “Nel caso in cui si verifichi quanto indicato in relazione agli intendimenti degli israeliani, la rappresaglia di Settembre Nero sarà rivolta sia contro Israele sia contro l’Italia”.
Mentre il documento custodito nel fondo Rumor veniva scritto, era in corso la guerra del Kippur. Israele era stato attaccato a sorpresa in un giorno di festa ebraica. Dal 6 ottobre aveva contro le forze armate di Egitto e Siria sostenute da Giordania, Arabia Saudita, Iraq, Marocco, Algeria. I sauditi, altri Paesi arabi produttori petrolio e l’Iran avevano cominciato a tagliare forniture a Stati dell’Occidente, dagli Stati Uniti all’Italia.
La prima pagina dell’appunto si chiude così: “La rappresentazione degli atti che gli israeliani intenderebbero effettuare ha evidentemente lo scopo di sensibilizzare gli organi italiani in ordine alle misure da adottare per la sicurezza dei 5 detenuti”.
[…]
La terza cartella dell’appunto nel fondo Rumor avvisava:
«1 - Gli elementi informativi recentemente acquisiti (appunto allegato) indicano l’intendimento della “Resistenza palestinese” di procedere nello sviluppo di atti terroristici all’estero, anche per il conseguimento di obiettivi strettamente connessi all’attuale conflitto arabo-israeliano.
2 – Al riguardo si conferma la necessità di intensificare ulteriormente:
- l’attività di vigilanza presso i probabili obiettivi, con particolare riguardo per gli aeroporti ed i porti (la sottolineatura è del dattiloscritto, ndr);
- l’azione di controllo nei riguardi degli stranieri appartenenti ai Paesi direttamente interessati all’attuale conflitto arabo-israeliano;
- la ricerca informativa tendente a prevenire lo sviluppo dell’attività terroristica in argomento».
Non sappiamo quando Rumor ricevette l’appunto. Questa parte coincide con un’informativa del Sid con stessa data riportata in ricostruzioni di molti anni più tardi. Si sa che 18 giorni dopo la data del 12 ottobre riportata sul testo, il 30 ottobre, due dei cinque fedayn dei lanciamissili ottennero la libertà provvisoria. Poi furono trasferiti in Libia sul bimotore italiano “Argo 16”, precipitato misteriosamente il 23 novembre. La strage di
Fiumicino fu compiuta il 17 dicembre. Più che a Settembre Nero, indagini successive tesero ad attribuirla a gruppi palestinesi di Ahmed Abdel Gaffour o Abu Nidal. Forse avrebbero saputo chiarire di più i tre dei cinque di Ostia allora in carcere. Il 27 febbraio 1974 vennero condannati a cinque anni e due mesi di reclusione. Salvo essere stati liberati, in marzo, dietro cauzione. Per essere accompagnati in Libia da agenti segreti italiani.