IL 2020 CI HA FATTO UN BUCO (DELL’OZONO) COSÌ - COME A OGNI DICEMBRE, SI È CHIUSA LA FALLA SOPRA L'ANTARTIDE CHE FA DA SCUDO DAI RAGGI ULTRAVIOLETTI DEL SOLE, MA QUESTA VOLTA SECONDO I CLIMATOLOGI “LA VORAGINE ERA VERAMENTE ENORME” - UN PROBLEMA CHE CI TRASCINIAMO DA DECENNI PER COLPA DI BOMBOLETTE SPRAY, AEROSOL E FRIGORIFERI - L’ANNO SCORSO È STATO IL PIÙ CALDO MAI REGISTRATO A LIVELLO MONDIALE, A PARI MERITO CON IL 2016…

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1 - CLIMA: IL 2020 L'ANNO PIÙ CALDO A LIVELLO MONDIALE

(ANSA-AFP) - Il 2020 è stato l'anno più caldo mai registrato a livello mondiale, a pari merito con il 2016: un anno che ha chiuso un decennio di temperature record a testimonianza del riscaldamento globale. Lo ha annunciato oggi Copernicus Climate Change Service, il programma di osservazione della terra dell'Unione europea. Il 2020 ha fatto registrare 1,25 gradi centigradi in più rispetto al periodo preindustriale, proprio come avvenne quattro anni fa.

 

2 - ANTARTIDE, CHIUSO IL BUCO NELL'OZONO. "MA NON È MERITO DEL LOCKDOWN"

Matteo Marini per "la Repubblica"

 

BUCO NELL OZONO

Forse in pochi ne sono a conoscenza: il buco nell'ozono si chiude praticamente ogni anno. Così sembra routine il fatto che a dicembre, l'atmosfera sopra l'Antartide abbia riacquistato lo strato che fa da scudo dai raggi ultravioletti che arrivano dal Sole. Invece è quasi con un sospiro di sollievo che la World meteorological organization (Wmo) ha dato la notizia.

 

Quello del 2020, infatti, era «il più duraturo, uno tra i più grandi e più profondi buchi» mai misurati. I satelliti ci dicono che il 28 dicembre questa voragine era finalmente sigillata. Ma è una guarigione temporanea. È un problema che ci trasciniamo da decenni, da quando i clorofluorocarburi (Cfc) sono stati usati massicciamente per bombolette spray ad aerosol e frigoriferi.

 

IL BUCO NELL OZONO

Negli anni ’80 ci si è accorti che la loro dispersione in atmosfera causava la dissipazione di ozono ai poli, il protocollo di Montréal, nel 1987, li ha messi al bando. Ogni anno osserviamo questa falla allargarsi e poi chiudersi, alternativamente sull'Artico e sull'Antartide: «È normale che si chiuda, ma quest'anno il buco era veramente enorme - spiega Antonello Pasini, climatologo del Cnr».

 

Anche se è stato un anno anomalo, con livelli di inquinamento molto più bassi rispetto agli ultimi anni, non è stato questo ad accelerare la cicatrizzazione: «Sono fenomeni naturali che stiamo ancora studiando e per questa variabilità possiamo fare poco. Ogni anno è diverso» afferma Pasini.

 

IL BUCO NELL OZONO

Come spiega la Wmo, i Cfc reagiscono con nubi stratosferiche che si formano se la temperatura scende sotto i -78 gradi centigradi, così d'inverno il buco si allarga: «Questa temperatura si raggiunge se l'aria, in questo caso quella antartica, rimane confinata sul polo - aggiunge il ricercatore - ma qualche volta il vortice polare è più debole e si spinge verso Sud America e Australia, l'aria si mescola, si perde meno ozono perché la temperatura è più alta e allo stesso tempo ne arriva dell’altro». Come un ricambio d'aria.

 

L'indebolimento dei vortici polari, però, è anche una delle conseguenze e volano del riscaldamento globale. Il vortice è meno compatto. Come dei tentacoli, correnti fredde si distendono dai poli, ma fanno spazio alla risalita di correnti calde, che sciolgono i ghiacci: «La coperta è corta - conclude Pasini - non possiamo fare altro che continuare a rispettare il protocollo di Montréal, che sta dando risultati sul lungo periodo». Ma nel 2019, ancora migliaia di tonnellate di emissioni illegali di Cfc, che da alcuni anni avevano ripreso a bucare l'atmosfera, sono state tracciate fino alla loro origine. Provenivano dalla Cina.