'STI STRONZI DI BULLI NON TI PERDONANO NULLA - PARLA LA MADRE DI UNA 13ENNE DI ANZIO AGGREDITA DA QUATTRO COETANEI PER IL SUO ACCENTO E RICOVERATA IN OSPEDALE CON UNA PROGNOSI DI 25 GIORNI: "LEI È NATA A ROMA, MA PER LAVORO IO SONO STATA IN ARGENTINA PER QUASI 10 ANNI. PARLA ITALIANO MA HA L'ACCENTO SUDAMERICANO MOLTO MARCATO: CHE COLPA È QUESTA?" - "MENTRE QUEI QUATTRO LA PICCHIAVANO, UN ALTRO COMPAGNO SI È AVVICINATO PER TOGLIERGLIELI DA DOSSO E LEI POI MI HA DETTO 'MAMMA, LUI MI HA SALVATO. HO RISCHIATO DI MORIRE…'"

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Grazia Longo per “la Stampa”

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Il nome è di fantasia, le botte che la costringono in un letto di ospedale no. Chiara, 13 anni, ha ricevuto tanti di quei calci e pugni che dovrà presto essere operata al naso. Ha il setto nasale fratturato, ematomi ed escoriazioni su varie parti del corpo e il terrore di ritornare a scuola. Sì, perché a picchiarla a sangue, l'altro ieri, nel cortile adiacente alla palestra di una scuola media di Anzio, durante l'ora di educazione fisica, sono stati quattro suoi compagni di classe: tre ragazzine e un ragazzino.

 

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La colpa di Chiara? Aver vissuto quasi 10 anni a Buenos Aires. «Sei un'argentina di m...» è l'insulto razziale che le hanno urlato addosso mentre la picchiavano. Per ora ha una prognosi di 25 giorni e accanto a lei, in ospedale, c'è la sua mamma che è molto amareggiata anche per come la scuola ha gestito l'assalto del branco.

 

Intanto l'ufficio scolastico regionale ha chiesto una relazione alla scuola sulla vicenda. Dei quattro aggressori, invece, le tre ragazzine si sono recate anch' esse al Pronto soccorso e hanno avuto una prognosi rispettivamente di 6, 7 e 8 giorni. Ieri, poi, hanno presentato una contro querela ai carabinieri che invieranno tutta la documentazione alla procura dei minori.

 

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Signora, innanzitutto come sta sua figlia?

«Non posso certo dire che stia bene, né da un punto di vista fisico perché nei prossimi giorni dovrà essere operata al naso, né emotivo perché è ancora molto sotto choc per quello che ha dovuto subire».

 

Si è spaventata molto?

«Le basti pensare che ha creduto di morire. Proprio così mi ha raccontato lei. Mentre quei quattro la picchiavano, un altro compagno si è avvicinato per toglierglieli da dosso e lei poi mi ha detto "mamma, lui mi ha salvato. Ho rischiato di morire. Sarei potuta morire se non fosse stato per lui". Per un attimo Chiara ha anche perso conoscenza e soprattutto non riusciva a capire perché tanto odio nei suoi confronti».

 

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Appunto, perché?

«Purtroppo non è la prima volta che viene apostrofata a scuola per il suo accento argentino. Lei è italianissima, è nata a Roma come me, ma per lavoro io sono stata trasferita in Argentina, dove siamo rimaste per quasi 10 anni. Lei è cresciuta bilingue, parla italiano ma ha l'accento sudamericano molto marcato. E io mi domando: che colpa è questa? Possibile che abbia scatenato tutto quell'odio?».

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Scusi, ma considerato che a scuola ci sono state aggressioni verbali pregresse, Chiara non le aveva mai riferite ai professori?

«Sì, lo aveva fatto, ma senza ottenere alcun risultato. E anche in questa circostanza sono rimasta molto sorpresa e contrariata per la reazione della scuola».

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A che cosa si riferisce?

«Chiara è stata picchiata intorno alle 13, ma io sono stata contattata alle 13,50 e nel frattempo la scuola non ha pensato di avvertire né le forze dell'ordine, né il 118, nonostante mia figlia fosse sanguinante e piena di lividi. Sono stata io a portarla in ospedale e a presentare denuncia ai carabinieri di Anzio. Mi ha chiamato una bidella invitandomi ad andare a scuola perché la vicepreside voleva parlarmi. Il professore di educazione fisica ha detto di essere assente al momento delle botte perché era andato in bagno e nessuno ha pensato a chiamare un'ambulanza. Sinceramente l'atteggiamento della scuola mi pare imperdonabile, spero che si faccia chiarezza».

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Da quanto tempo Chiara frequenta questa scuola?

«Dall'inizio della terza media. Prima era in un altro plesso scolastico, visto che quest' anno si era liberato un posto in quello attuale l'ho trasferita volentieri perché è più comodo, ha una bella palestra e quindi pensavo fosse meglio».

 

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Quando siete rientrate dall'Argentina?

«Nell'ottobre 2020 e Covid permettendo nell'altra scuola la seconda media è filata liscia senza problemi. Ora invece Chiara vive con l'incubo di essere trattata male. L'ho educata al rispetto delle diversità culturali e a parte il fatto che l'insulto di essere argentina è infondato perché lei è italiana, non capisco perché uno straniero debba essere trattato male. Non è che uno deve essere bullizzato solo perché parla un'altra lingua o arriva da un altro Paese. La tolleranza è un valore imprescindibile, a partire dai più giovani».

 

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I quattro compagni di scuola o i loro genitori si sono scusati per quello che è avvenuto?

«Assolutamente no. Neppure con un semplice messaggio sul cellulare».

 

Tre di loro hanno un referto medico tra i 6 e gli otto giorni e hanno presentato una contro querela.

«Mia figlia è alta e avrà provato a difendersi, ma basta vedere chi è in ospedale per capire chi è la vittima di questa brutta storia». -