AAA NUOVO CHURCHILL CERCASI – LO STORICO BRITANNICO SIMON SCHAMA CONTRO I POPULISTI E LA POLITICA DEL LAMENTO: “TRUMP, BOLSONARO E SALVINI DANNO SEMPRE LA COLPA ALLO STRANIERO E DIFATTI IL PRESIDENTE AMERICANO, PER MASCHERARE I SUOI ERRORI, ORA SGUAZZA NELLA RETORICA ANTI-CINESE. IL PUNTO DI FORZA È IL LINGUAGGIO, AVVELENATO MA SEXY, VENDICATIVO MA INTRISO DI RISCATTO. AFFASCINANTE, SOPRATTUTTO RISPETTO AI BUROCRATI DI BRUXELLES…”

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Antonello Guerrera per "la Repubblica"

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Simon Schama, la nostra epoca segnata dal Covid 19 a quale passata pandemia assomiglia di più? Alla peste nera? A quella del XVII secolo? O forse alla spagnola del 1918, seguita dagli edonisti anni Venti?

«Con tutte le proporzioni dal caso, direi al "Ground Zero" del 1945, dopo la Seconda guerra mondiale. Ci sono diversi paralleli, dalla crisi economica in un mondo che cerca di rialzarsi, a un piano europeo "RecoveryFund" che vorrebbe somigliare a quello Marshall, fino alle avvisaglie di una nuova Guerra fredda, con la Cina al posto dell'Urss. Spero che quest' ultima non accada. Sarebbe una catastrofe per tutti».

winston churchill

 

 Stiamo dunque vivendo un altro dopoguerra, ci informa Simon Schama, 75 anni, uno dei massimi storici inglesi ma spesso newyorchesep erché insegna alla Columbia University, pluripremiato Sir ma intellettuale "pop" - troppo per i suoi colleghi più elitari - e autore di preziosi documentari culturali sulla Bbc e soprattutto dei fondamentali tomi Cittadini e La storia degli ebrei (Mondadori).

 

Rintracciamo Schama nella Hudson Valley, spaventato dalla «deriva perversa del trumpismo». Qualche settimana fa, il grande studioso ha tenuto uno straordinario discorso al festival gallese - quest' anno virtuale - diHay-on-Wye. Titolo: "Il ritorno delle tribù, il nazionalismo nell'era del disastro globale".

 

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Quali tribù, Sir Simon?

«Quelle di Trump, Bolsonaro, Salvini, LePen, Orbán: il loro populismo dà sempre la colpa allo straniero e difatti il presidente americano, per mascherare i suoi errori, ora sguazza nella retorica anti-cinese. Ma il capro espiatorio asiatico non è certo inedito nelle pandemie, come nel 1346, quando i mercanti e soldati genovesi finirono sotto assedio a Caffa, in Crimea, da parte dei Mongoli che gli catapultavano addosso cadaveri appestati».

jair bolsonaro

 

Simili nazionalismi sono destinati a trionfare nella crisi globale? «Non credo a lungo termine. Di norma, si basano sempre su un lamento o su un senso della perdita: Putin sulla frantumazione dell'Urss, per esempio, o, in passato, la grande Serbia "martire", i giapponesi "umiliati" come lo stesso nazismo contro "il complotto di ebrei e comunisti"».

 

Ma questa crisi non ha dimostrato che molte soluzioni facili dei populisti possono essere una truffa? Non è un caso che Trump, Bolsonaro, Johnson e altri leader inizialmente superficiali nell'emergenza siano poi stati travolti dalla crisi del Covid 19.

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«Vero. Ma il loro punto di forza è il linguaggio, avvelenato ma sexy, feroce ma intenso, vendicativo ma intriso di riscatto. Tutto ciò è estremamente affascinante, soprattutto rispetto ai burocrati in giacca e cravatta di Bruxelles o agli invisibili che ricostruiscono le economie. Le entità internazionali e pluraliste soffrono di un vuoto di retorica che va assolutamente colmato.

Perché il linguaggio oggi è ancor più fondamentale, e voi italiani lo sapete bene, se solo pensiamo a Cicerone. George Marshall promulgò il piano Marshall con la retorica: convinse il mondo che  ridurre la Germania alle ceneri di Cartagine non conveniva a nessuno .Non avrebbe preservato la democrazia degli altri. Lo stesso spirito oggi dovrebbe albergare in Europa e nel mondo».

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Possiamo avere simili speranze oggi?

«È tutto estremamente in bilico. Non vedo al momento leader straordinari come Mandela, Churchill o lo stesso Marshall. Ma, a lungo termine, credo che nazionalismi e populismi soccomberanno alla dura realtà, ancora una volta. La crisi del Covid19 ha dimostrato tre cose: teniamo alla nostra salute, al nostro pianeta e simili emergenze si possono risolvere soltanto a livello globale. Guardate solo il vaccino di Oxford, se mai dovesse andare a buon fine: sviluppato in Italia e Inghilterra, prodotto dalla inglese-olandese AstraZeneca, distribuito dall'indiana Serum e così via».

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 E forse ci sarà anche un "risorgimento" per la scienza, lo Stato, il welfare?

 «Ma certo. Lo abbiamo già visto in passato dopo pandemie e guerre. Detto questo, l'internazionalismo e il globalismo hanno mostrato molti difetti di recente, le filiere produttive dovrebbero essere ridotte, persino l'Onu si è rattrappito e si perpetua su se stesso. Ma ciò non significa che sia conveniente sbarazzarsi di queste istituzioni: abbandonare l'Oms è una follia che poteva commettere solo uno come Trump. Che l'autarchia nazionale possa seminare un futuro radioso è assolutamente screditato dai fatti di oggi».

 

Anche per questo le prossime elezioni negli Stati Uniti saranno spartiacque e decisive, per tutto il mondo?

«Assolutamente sì. Non solo per il contesto storico, ma anche perché la democrazia americana mi pare sotto assedio. Rispetto ad altri leader populisti o nazionalisti più "razionali", vedi Putin, Salvini e Le Pen, Trump pare sempre più pazzoide, mentre pone enorme pressione sulle istituzioni democratiche, giudiziarie e sulla libertà di espressione. La mia paura è che queste elezioni possano essere vinte senza basarsi sui principi costituzionali. E così addio Lincoln e Roosevelt!».

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 Lei ha scritto in passato che la fortuna degli Stati Uniti sono state le fondamenta basate sui migranti. Oggi questo concetto è in discussione. Anche il Regno Unito, con la Brexit, ha preso tale direzione ideologica.

«Già. E pensare che gli architetti di queste svolte sono due "falchi" entrambi figli di immigrati: in America Stephen Miller e in Uk la ministra dell'Interno Priti Patel. La crisi del coronavirus potrebbe davvero essere il grilletto del "No Deal" (la brutale uscita del Regno Unito dall'Ue senza accordo, ndr).

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L'inclinazione dottrinaria del governo Johnson e dei brexiter è disarmante: molti anni fa in Regno Unito si poteva essere britannici entusiasti e allo stesso tempo appassionati europeisti. Oggi non più. Perché la stupidità in politica ha molto più spazio. Ed è triste, senza dubbio».

WINSTON CHURCHILL
winston churchill con portadocumenti nel 1929
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