ALT! - TUTTA LA PROCURA DI MILANO SAREBBE STATA A CONOSCENZA DELLA VIDEOREGISTRAZIONE, EFFETTUATA IN MANIERA CLANDESTINA DALL'AVVOCATO PIETRO AMARA IL 28 LUGLIO 2014, CHE HA CONTRIBUITO A SCAGIONARE I VERTICI DELL'ENI DALL'ACCUSA DI CORRUZIONE INTERNAZIONALE - LA CIRCOSTANZA EMERGE DA UNA NOTA FIRMATA DIRETTAMENTE DAL PROCURATORE DI MILANO FRANCESCO GRECO. E DISSE CHE ERA IN UN FASCICOLO DEL 2017...
-P.F. per “Libero quotidiano”
Tutta la Procura di Milano sarebbe stata a conoscenza della videoregistrazione, effettuata in maniera clandestina dall' avvocato Pietro Amara il 28 luglio 2014, che ha contribuito a scagionare i vertici dell' Eni dall' accusa di corruzione internazionale. La circostanza emerge da una nota firmata direttamente dal procuratore di Milano Francesco Greco.
Dalla videoregistrazione, avvenuta all' interno degli uffici romani del manager piemontese Ezio Bigotti, poi coinvolto nell' indagine Consip, si nota senza possibilità di dubbio come Vincenzo Armanna, ex dirigente dell' Eni, stesse pianificando una attività denigratoria contro i vertici del colosso petrolifero. Armanna, licenziato in tronco a causa di 300mila euro di rimborsi spese non giustificati l' anno prima, vedeva un ostacolo ai suoi progetti nel nuovo management. Nella registrazione si sente in maniera nitida Armanna parlare di un «avviso di garanzia» che doveva arrivare ai manager di Eni.
Armanna aveva interesse a «cambiare i capi della Nigeria» per sostituirli con uomi ni di suo gradimento ed essere così agevolato negli affari. Lo strumento per attuare questo piano era quello di gettare discredito sulle persone giudicate di ostacolo e, appunto, «far arrivare loro un avviso di garanzia». Ed infatti Armanna si presenterà dopo due giorni, il 30 luglio 2014, in Procura per accusare di corruzione l' amministratore delegato Claudio Descalzi, diventando così il principale teste d' accusa nel processo Eni-Nigeria.
ll 23 luglio 2019, in pieno dibattimento, il difensore di uno degli imputati faceva presente al collegio che in altro procedimento, fra gli atti depositati dalla Procura, vi fosse un verbale della Guardia di finanza in cui si dava atto dell' esistenza di questa videoregistrazione. Lo stesso giorno, sicuramente una coincidenza, il procuratore Francesco Greco decideva allora di trasmettere il "supporto informatico" all' aggiunto Fabio De Pasquale che stava rappresentando l' accusa.
Ma dove si trovava questa videoregistrazione? Nel fascicolo 12333/17, assegnato all'altro aggiunto Laura Pedio, quello dove poi, alla fine del 2019, verranno inserite le dichiarazioni di Amara sulla Loggia super segreta Ungheria. Dichiarazioni, si ricorderà, consegnate dal pm Paolo Storari a Piercamillo Davigo a marzo del 2020 proprio a causa della "inerzia" dei suoi capi a svolgere accertamenti sulla loro veridicità.
Domanda? Come è possibile che un fascicolo iscritto nel 2017 sia ancora pendente nelle fase delle indagini preliminari? Ma quanto durano le indagini in questo Paese? Alla faccia dell' inerzia. Va bene che la prescrizione è stata abolita dall' allora ministro Alfonso Bonafede, e quindi si può indagare senza soluzione di continuità, però un limite sarebbe auspicabile.
Che qualcosa non torni in questa vicenda lo dimostra la volontà del procuratore generale di Milano Francesca Nanni nei giorni scorsi di avocare il fascicolo in questione.
Ma oltre all'avocazione qui ci sarebbero elementi per un disciplinare al Csm. Sarebbe auspicabile che la ministra della Giustizia Marta Cartabia inviasse una ispezione a Milano per capire cosa stia succedendo. Greco, prossimo alla pensione, non avrebbe conseguenze, ma per gli altri pm sarebbe diverso.