ALTRO CHE "STATO DI NECESSITÀ" - LA TRAGICOMICA VICENDA DEL GIUDICE NUNZIO SARPIETRO, BECCATO A PRANZO IN UN RISTORANTE IN ZONA ARANCIONE, SI ARRICHISCE DI UN NUOVO EPISODIO: IL GENERO CHE SBUGIARDA LA VERSIONE DEL GUP CON UNA LETTERA A "LE IENE" - "MI SCUSO, AVEVO ORGANIZZATO TUTTO IO DALLA MATTINA. COSA NON SI FAREBBE PER IMPRESSIONARE IL PROPRIO SUOCERO? HO CONSIGLIATO DI DIRE CHE SI TRATTASSE DI UNA PROVA PIATTI PER UN MATRIMONIO NEL TENTATIVO DI RIDURRE IL SUO IMBARAZZO..."
-1 - GIUDICE A PRANZO AL RISTORANTE IN ZONA ARANCIONE, CI SCRIVE IL FIDANZATO DELLA FIGLIA
Nell’ultima puntata de Le Iene vi abbiamo mostrato il giudice Nunzio Sarpietro, gup del caso Gregoretti che dovrà decidere se mandare a processo il leader della Lega Matteo Salvini, a pranzo in un ristorante a Roma quando la città era in zona arancione.
I nostri Filippo Roma e Marco Occhipinti lo hanno pizzicato al tavolo insieme alla figlia e al fidanzato, impegnati a mangiare in violazione del dpcm per il contenimento del coronavirus.
Il fidanzato della figlia del giudice Sarpietro ci ha inviato martedì sera questa lettera, che vi riportiamo integralmente. Sotto potete trovare la nostra risposta alle parole del signor Simone.
Gentili Signori,
Buonasera. Mi chiamo Simone e mi pregio di essere il felice compagno della sig.na Sarpietro, figlia del dott. Sarpietro, ahimè protagonista del servizio del dott. Filippo Roma che andrà in onda nella serata odierna (ieri per chi legge, ndr). In merito al suddetto servizio vorrei comunicarvi alcune precisazioni di cui, spero, riuscirete a dare conto alla fine del servizio:
- Trovandosi il dott. Sarpietro a Roma, dove abito e convivo con la figlia, intendevo regalare ad entrambi un momento di svago insieme dopo una giornata particolarmente impegnativa. Per tale motivo, su gentile raccomandazione di un amico che collabora con il sig. Stefano Chinappi - cosa assolutamente documentabile e di cui posso produrre prova tramite screenshot delle relative conversazioni - ho avuto la possibilità di consumare un pasto all'interno del locale, comunque aperto per l'asporto.
Il pranzo, da me offerto ed innegabilmente clandestino, superfluo dirlo, si è svolto però in totale sicurezza, essendo il locale completamente vuoto, ed è durato un’ora, giusto il tempo della mia pausa pranzo. Ritengo dunque inesatto ed estremamente arbitrario, se non addirittura malizioso, supporre che la richiesta di consumare all'interno del locale sia pervenuta dal dott. Sarpietro.
- Purtroppo non si tratta, come segnalato da numerose testate giornalistiche, digitali e non, di un'eccezione concessa per una proposta di matrimonio, né di una prenotazione ottenuta adducendo tale scusante. Tale deduzione, errata, trova ragione nel fatto che - accortomi della preoccupazione del titolare alla vista del cameraman - ho consigliato di dire che si trattasse di una prova piatti per un pranzo di matrimonio, nell'ingenuo tentativo di limitare i danni e ridurre il suo imbarazzo.
- Il dott. Sarpietro, invitato a raggiungerci la mattina stessa, non aveva onestamente idea dei cosa potesse aspettarlo perché non sono stato particolarmente limpido nel delineare adeguatamente la situazione. Di questo mi scuso innanzitutto con il dott. Sarpietro e con sua figlia.
Perfettamente consapevole di aver compiuto una violazione, non particolarmente grave amministrativamente ma sicuramente odiosa dal punto di vista morale, mi scuso personalmente con tutti coloro che, quotidianamente, lottano con le restrizioni imposte dalla pandemia.
Cosa non si farebbe, tuttavia, per impressionare il proprio suocero? Allo stesso tempo non condivido la lettura estremamente erronea del fatto, né le supposizioni, offensive di una carriera integerrima, da voi formulate. Una violazione commessa come privato cittadino - vi assicuro, in parte inconsapevole - non può assolutamente minare il valore di un magistrato che si è sempre distinto per coraggio ed imparzialità.
Cordiali saluti,
Simone
Prima di tutto, ringraziamo il signor Simone per aver provato a spiegarci la sua posizione. Ci sono però alcune cose che non ci quadrano. Il fidanzato della figlia di Sarpietro parla di “regalare ad entrambi (il giudice e la figlia, ndr) un momento di svago insieme dopo una giornata particolarmente impegnativa”. Eppure oggi lo stesso magistrato in un’intervista al Corriere della Sera parla di un pranzo in “stato di necessità”.
Avrebbe perfino dovuto chiedere a Palazzo Chigi di poter usare il bagno perché in hotel c’erano degli interventi di sanificazione. Dunque qual è la versione corretta? E soprattutto viene da chiedersi: questo pranzo non poteva esser fatto a casa della figlia e del fidanzato, visto che come lui stesso ha scritto abitano a Roma?
La lettera prosegue raccontando come si sarebbe arrivati a questo pranzo, parlando di “raccomandazione di un amico” che avrebbe garantito “la possibilità di consumare un pasto all'interno del locale”. Inoltre il fidanzato della figlia del giudice aggiunge - come già fatto dallo stesso Sarpietro - che il pranzo si sarebbe svolto “in totale sicurezza, essendo il locale completamente vuoto”.
Non pensiamo sia ulteriormente necessario ricordare come le regole, ancora più importanti quando si tratta di contenere una pandemia, vadano rispettate da tutti anche in presenza di una “raccomandazione”.
Il fidanzato della figlia del giudice aggiunge che sarebbe arbitrario e malizioso “supporre che la richiesta di consumare all'interno del locale sia pervenuta dal dott. Sarpietro”. Ci preme sottolineare che noi non abbiamo mai detto che la richiesta fosse arrivata dal giudice.
Ancora, la lettera prosegue assicurando che il giudice Sarpietro “non aveva onestamente idea di cosa potesse aspettarlo”. Prendendo per buono, come ci hanno detto, che sia stato invitato per pranzo al ristorante, ci viene da pensare che potesse aspettarsi una sola cosa: un invito a pranzo in un ristorante. Ed essendo lui un giudice sicuramente sapeva che in quel momento era vietato farlo.
Infine, c’è un ultimo punto su cui ci sembra il caso di soffermarsi: “Cosa non si farebbe, tuttavia, per impressionare il proprio suocero?”. Ci permettiamo un suggerimento al signor Simone: non violare le regole che valgono per tutti potrebbe essere un buon inizio.
Apprezziamo comunque il bel gesto di Simone: succede a tutti di sbagliare, non tutti hanno il coraggio di chiedere scusa.
2 - IL FUTURO GENERO SBUGIARDA LA TOGA VORACE
Francesco Bonazzi per “La Verità”
Per fortuna hanno solo mangiato al ristorante in pieno lockdown. Perché se si fossero dati al traffico di stupefacenti, avrebbero fatto la fine della banda di Smetto quando voglio, il film di Sidney Sibilia che racconta la storia di un gruppo di plurilaureati che si danno al crimine.
Giorno dopo giorno, la tragicommedia del giudice Nunzio Sarpietro e del suo pranzo regale con figlia e «genero» assume contorni sempre più fantozziani. Gran parte del merito, va detto, tocca al giudice catanese del caso Gregoretti, che vede l'ex ministro degli Interni Matteo Salvini accusato nientemeno che di sequestro di persona. Martedì, parlando con il Corriere della Sera, si era aggrappato a un presunto «stato di necessità».
Ora viene fuori, grazie a una letterina di precisazioni del compagno di sua figlia, che invece il pranzo era stato organizzato dal giovanotto e che il magistrato «era stato invitato a raggiungerci la mattina stessa». Insomma, non è che vagasse per il centro di Roma senza la possibilità di avere del cibo.
Da «Chinappi» a Porta Pia, Sarpietro sapeva benissimo che ci sarebbe dovuto andare già prima di interrogare, a Palazzo Chigi, il premier dimissionario Giuseppe Conte. Davanti alle telecamere delle Iene e alle domande incalzanti di Filippo Roma, entrato nel locale fintamente «chiuso» a pranzo del 28 gennaio, il sessantanovenne magistrato si era difeso con qualche imbarazzo, ammettendo subito che stava facendo una cosa vietata.
Aveva tuttavia cercato di rifugiarsi dietro un paio di understatement: «Non ho violato la legge, semmai un regolamento» e «Abbiamo mangiato solo tre piattini freddi e bevuto un goccio di vino». In realtà è stato smentito dal ristoratore stesso, che ha parlato di tre pasti completi: antipasti di polpo; piatti pesce crudo con gamberi, scampi e palamida; spaghetti alle telline e una spigola al sale. Per un conto da 200 euro.
Dopo la messa in onda del servizio, su Italia1, anziché starsene a Catania ad aspettare la sanzione pecuniaria per aver violato un Dpcm, il giudice ha risposto al Corriere e l'ha un po' sparata grossa. In sostanza, si è appellato allo «stato di necessità», perché l'albergo dove aveva dormito non era in grado di fornire il pranzo, a causa di una impellente opera di «sanificazione anti Covid».
Lo stesso Sarpietro ammetteva che avrebbe fatto meglio ad accontentarsi di un pezzo di pizza al taglio. Ma dopo la soddisfazione di essere finito su tutti i telegiornali per aver interrogato Conte, poteva limitarsi a uno spuntino così dozzinale?
Vero o falso che sia lo «stato di necessità» ad aver deviato il gup catanese da un trancio di margherita ai gamberi rossi, di sicuro non aveva letto l'email che il compagno di sua figlia, Simone Ancona, aveva scritto a Le Iene nel disperato tentativo di arginare la figuraccia stellare. «Buonasera. Mi chiamo Simone e mi pregio di essere il felice compagno della sig.na Sarpietro, figlia del dott. Sarpietro, ahimè protagonista del servizio del dott. Filippo Roma che andrà in onda nella serata odierna».
Inizia così la missiva del giovane, che racconta di vivere a Roma con la figlia dell'alto magistrato e si assume la responsabilità di aver organizzato la fastosa colazione. «Intendevo regalare ad entrambi un momento di svago insieme dopo una giornata particolarmente impegnativa», scrive. Per questo, saputo dell'arrivo nella Capitale del «suocero», ha chiamato un amico che lavora con Stefano Chinappi, padrone del ristorante, e ha ottenuto di pranzare nel locale aperto solo per l'asporto, violando le regole della zona arancione.
«Il pranzo da me offerto era innegabilmente clandestino, ma si è svolto in totale sicurezza», precisa Simone, il quale poi tenta di scagionare il magistrato. «Ritengo dunque inesatto ed estremamente arbitrario, se non addirittura malizioso, supporre che la richiesta di consumare all'interno del locale sia pervenuta dal dott. Sarpietro», scrive nella lettera, aggiungendo di non essere stato «particolarmente limpido nel delineare adeguatamente la situazione».
In ogni caso, rivela che il padre della fidanzata era stato invitato «la mattina stessa». Non poteva certo immaginare, pur con tutta la sua buona volontà, che il giudice avrebbe poi tirato fuori la storia dello «stato di necessità», per definizione legato a eventi improvvisi.
Storia che proprio non va d'accordo né con un pranzo organizzato almeno dalla vigilia, né con un invito ricevuto alcune ore prima. Varie testate, poi, hanno scritto che il lieto pranzetto sarebbe stato organizzato per scambiarsi una promessa di matrimonio. È lo stesso Simone a smentirlo, raccontando che, preoccupato per la vista del cameramen di Italia1, «ho consigliato di dire che si trattasse di una prova piatti per un pranzo di matrimonio, nell'ingenuo tentativo di limitare i danni e ridurre il suo imbarazzo». Inteso come imbarazzo di Sarpietro padre. Non sapeva ancora che il probabile suocero si mette in imbarazzo già da solo.