E UN ALTRO TOP MANAGER RUSSO SE LO SEMO LEVATO DAI COJONI – È VOLATO GIÙ DA UNA BARCA IVAN PECHORIN, NUMERO UNO DELL'INDUSTRIA AERONAUTICA DELL'ESTREMO ORIENTE E DELL'ARTICO. AVEVA 39 ANNI ED ERA DI FATTO IL DELEGATO DI PUTIN PER LA GESTIONE DELLE ENORMI RISORSE ENERGETICHE TRA I GHIACCI – IL PREDECESSORE ERA STATO STRONCATO DA UN ICTUS A FEBBRAIO, A 43 ANNI, SENZA CHE UN’AUTOPSIA ABBIA MAI CONFERMATO LE CAUSE DEL DECESSO…
-Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it
Finestre, scogliere, intossicazioni strane, barche nei mari del nord. La Russia di Putin non è un paese per vite tranquille. È morto in Russia Ivan Pechorin, amministratore delegato dell'industria aeronautica della Corporazione per lo sviluppo dell'Estremo Oriente e dell'Artico. Il corpo di Pechorin è stato ritrovato sull'isola Russkij.
Pechorin, in stato di ebbrezza alcolica, sarebbe caduto in mare da una barca da diporto. Secondo il servizio stampa della società, è morto nella serata di sabato 10 settembre nella zona di Capo Ignatiev.
Secondo la versione ufficiale della polizia russa, è caduto in mare a tutta velocità. L’“incidente” sarebbe avvenuto nelle acque vicino all'isola Russky, non lontano da Capo Ignatiev, scrive la Komsomolskaya Pravda. Il corpo è stato ritrovato dopo una ricerca durata più di un giorno.
Pechorin aveva 39 anni e un posto importantissimo nello scacchiere dell’energia e dell’industria russa, perché di fatto era una specie di delegato di Putin per l’amministrazione delle immense risorse energetiche dell’Artico.
Ad aumentare l’aspetto sinistro di questa ennesima morte nel mondo di top manager russi – specialmente dell’energia – c’è la circostanza anche questa abbastanza sinistra che il predecessore, l’ex amministratore delegato della società, Igor Nosov, era morto pure lui improvvisamente a febbraio, colpito da un ictus a 43 anni. Il corpo non aveva ricevuto però autopsia.
La “Corporazione per lo sviluppo dell'Estremo Oriente e dell'Artico” riveste un ruolo cruciale nella Russia colpita dalle sanzioni, sia nell’energia sia nell’industria aerea. E Pechorin ne disegnava le politiche e era andato a spiegare la sua idea di recente al Forum economico orientale – presente Putin – durante un panel dedicato alla lotta alle sanzioni, che aveva come titolo “Ognuno ha la sua strada: La logistica di un mondo cambiato”.
Pechorin, ci racconta uno dei presenti al Forum, si era anche trattenuto a parlare con i vertici di Lukoil, tra cui Ravil Maganov, 67 anni, il presidente del board della compagnia petrolifera russa, morto anche lui il 1 settembre dopo una sospetta caduta da una finestra di un ospedale di Mosca, lo stesso ospedale dove di lì a poco si sarebbe recato Vladimir Putin per l’ultimo saluto a Mikhail Gorbaciov, morto il 30 agosto.
E subito prima, nella notte del 14 agosto, era voltato giù da un attico di un condominio di lusso a Washington, D.C., Dan Rapoport, un finanziere lettone che era nel suo paese d’origine uno dei più noti critici di Putin, aveva lavorato in Russia con un fondo d'investimento nei primi Anni novanta, per poi finire nel libro nero putiniano, come il suo amico Bill Browder, fondatore del fondo Hermitage, e poi uno dei più impegnati attivisti anti-Putin, e autore della campagna per il Magnitsky Act negli Stati Uniti e in Europa. Rapoport, tra l’altro, sosteneva la battaglia di Alexey Navalny e della sua Fondazione.
E prima ancora c’erano state le morti strane di una serie di manager del petrolio o del gas, Sergey Protosenya, Vladislav Avayev, Vasily Melnikov, Mikhail Watford (trovato impiccato), Alexander Tyulyakov (Gazprom, trovato impiccato), Leonid Shulman, Andrei Krukowski (neanche quarant’anni, top manager del resort sciistico di Gazprom non lontano da Sochi, Krasnaya Polyana, volato giù da una scogliera non si capì assolutamente come).
L’Artico appare da tempo del resto come un territorio di battaglia, e un luogo di faide da decifrare. A settembre dell’anno scorso era morto in modo molto singolare in Siberia, vicino a una cascata nella riserva naturale dell’altopiano Putorana, a 150 km da Norilsk, nord del circolo polare artico, Yevgeny Zinichev, ministro russo per le emergenze, e uomo che Putin salutava come uno dei suoi possibili successori. Zinichev – che era un alleato apparentemente di ferro di Putin – sarebbe morto mentre tentava di salvare un altro uomo caduto in acqua da una scogliera. Le scogliere tornano sempre, come le faide.