ARBASINO-SPIA E I SUOI LEGAMI CON KISSINGER - NON SOLO GIANNI AGNELLI, GIORGIO NAPOLITANO, “MY BEST COMMUNIST FRIEND” E MARIO DRAGHI, L'EX SEGRETARIO DI STATO USA COLTIVO' UN RAPPORTO ANCHE CON ALBERTO ARBASINO CHE FREQUENTO' UN SEMINARIO ORGANIZZATO DA KISSINGER (E FINANZIATO DALLA CIA) IN USA - I DIALOGHI SULLA DC E LO SCONCERTO QUANDO KISSINGER CHIESE DI POTER INCONTRARE ALDO MORO, MA A ROMA GLI FISSARONO UNA RIUNIONE CON TOMMASO MORLINO, ALL’EPOCA SEGRETARIO DC. “IS THAT A DIMINUTION?”, CHIESE IL NON ANCORA SEGRETARIO DI STATO…

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KISSINGER AGNELLI

Michele Masneri per “il Foglio” - Estratti

 

Si divertiva? Fatturava? E cosa pensava Henry Kissinger nei suoi (abbastanza) frequenti soggiorni italiani? Il Grande Malvagio Tedesco, l’ispiratore del doctor Strangelove, stava frequentemente da noi, quasi unicamente a Torino e Roma.

 

Il suo interlocutore più noto era naturalmente Gianni Agnelli, che si era legato a lui in una di quelle amicizie transatlantiche che tanto avrebbero giovato al mito. Dunque allo stadio, a vedere la Juve, accanto all’Avvocato nei suoi bomberoni con bastone da patriarca Fiat.

 

“Kissinger invece in giacca e cravatta, non credo di averlo mai visto senza”, ricorda Jas Gawronski col Foglio. “Non so neanche se gli piacesse davvero il calcio”. Prosegue Gawronski: “O il suo entusiasmo per cui ogni volta che stava a Torino voleva assolutamente andare allo stadio era per compiacere l’Avvocato. Non credo che poi fuori da Torino si precipitasse alle partite”.

KISSINGER AGNELLI

 

“Una volta scesero anche durante l’intervallo tra il primo e il secondo tempo negli spogliatoi, come soleva fare l’Avvocato, con grande scorno degli allenatori che usavano quella pausa per gasare la squadra. Così assistemmo a una bizzarra scena di Kissinger tutto ingessato nel suo abito tre pezzi tra quei ragazzi in mutande”.

 

“Kissinger aveva paura in macchina per come guidava Gianni”, racconta al Foglio Lupo Rattazzi figlio di Susanna Agnelli. Poi l’ex segretario di Stato sarà anche mentore per il giovane Lapo Elkann che andrà a lavorare come assistente personale di Kissinger nel mega studio di consulenza e pubbliche relazioni Kissinger Associates a New York (la consulenza, il secondo atto di ogni segretario di Stato, come da noi da D’Alema a Angelino Alfano).

 

NAPOLITANO KISSINGER

L’atto più eversivo fu però quando pianse, in favore di telecamera, nel documentario-eulogia di Hbo su Agnelli (Kissinger piange è pari come portata storica a “Garbo laughs”). “Erano molto legati, senza reciproche deferenze”, dice ancora Gawronski. “Quando l’Avvocato cominciò a stare male Kissinger andò a Torino diverse volte a trovarlo, l’ultima volta, forse intuendo che sarebbe stata l’ultima, interrompendo un viaggio molto importante in Cina”.

 

KISSINGER DRAGHI

Sempre del giro Agnelli era l’amico Mario d’Urso. Ma Un altro italiano amico o conoscente di Kissinger era Giorgio Napolitano, “my best communist friend”, come diceva il segretario di Stato che ricordava sempre di aver firmato lui il visto di entrata in America del futuro presidente della Repubblica italiano. Poi c’era Mario Draghi: un’amicizia che lo stesso Kissinger ha raccontato a settembre dello scorso anno.

 

L'occasione è stata il World Statesman Award, il premio come miglior statista dell’anno consegnato dal diplomatico all’ex presidente del Consiglio italiano a New York. Ma non c’erano solo i politici.

 

Un altro frequentatore meno noto in Italia era Alberto Arbasino che nel ’59 batteva l’America per studiare e per i suoi reportage, e si trovò ad Harvard a fare il famoso International Seminar organizzato proprio da Kissinger, che dal ’52 al ’69 gestì quel mini Bilderberg estivo di “humanities” per “giovani leader” di paesi alleati, tra Europa e Asia, scelti minuziosamente da Kissinger.

 

henry kissinger

Il tutto finanziato dalle fondazioni Ford e Rockefeller (e dalla Cia, ma questo non si sapeva all’epoca, e del resto un Arbasino-spia sarebbe un delizioso retroscena, finalmente un vero 007 vestito come si deve, con quei suoi gessati, un James Bond di Voghera).

 

L’obiettivo di quei seminari della gioventù era creare una rete internazionale di “fellows” amici dell’America grazie anche agli incontri tenuti da figure eminenti come l’ex first lady e attivista Eleanor Roosevelt.

 

Dopo le lezioni, Kissinger invitava a piccole merende nella sua villetta dove intervenivano gli studenti, che potevano vedere da vicino e conversare con miti come John Kenneth Galbraith e l’ex first lady “col suo borsone da massaia al mercato” (altro che la ludicrously capacious bag vituperata poi in Succession).

 

Ma Arbasino ricordava che Kissinger nei suoi tour europei ricambiava poi la visita ai suoi ex studenti, tra cui anche Dudù La Capria che aveva fatto il Seminario nel ‘ 57 (secondo lui Kissinger “era spiritoso, e aveva pure delle amiche belline”, raccontò La Capria a Salvatore Merlo qui sul Foglio.

 

henry kissinger da giovane

“Gli traducevo il proverbio napoletano ‘ogni scarafone è bello a mamma sua’, e scandivo: ‘Every bug is beautiful for his mother’, lui si sbellicava dalle risate. Chissà cosa capiva”). E poi ancora a Roma c’era l’amico Papa Ratzinger con cui parlava in tedesco. Ma molti anni prima Arbasino, improbabile spia ma attento osservatore della scena anche politica italiana, era incaricato di spiegare a Kissinger gli intrighi e le liturgie democristiane, spinose peggio del Vietnam.

alberto arbasino

 

 “Una sera arrivò sconcertato”, raccontava lo scrittore. Kissinger aveva infatti chiesto di poter incontrare Aldo Moro, ma a Roma gli avevano invece fissato una riunione con un tale Tommaso Morlino, all’epoca segretario della Dc. “Is that a diminution?”, chiedeva il non ancora segretario di Stato, per una volta completamente disorientato.

alberto arbasino
FRANCESCO COSSIGA HENRY KISSINGER