AVVISATE IL MINISTRO LOLLOBRIGIDA: LA PESTE SUINA DILAGA E GLI ALLEVATORI SONO DISPERATI - L'EX COGNATO D’ITALIA È ACCUSATO DAGLI ADDETTI AI LIVORI DI AVERE SOTTOVALUTATO LA QUESTIONE – IN PROVINCIA DI NOVARA GLI ALLEVATORI SONO COSTRETTI AD ABBATTERE MIGLIAIA DI ANIMALI: "È UN VIRUS CHE STA AZZOPPANDO IL SETTORE" - LA MALATTIA SUPER CONTAGIOSA PUO' CAUSARE PERDITE PER 20 MILIONI AL MESE E, ATTUALMENTE, SONO 27 I FOCOLAI ATTIVI IN TUTTA ITALIA..
-Estratto dell'articolo di Francesco Moscatelli per "La Stampa"
«Il nostro allevamento ha un certificato di sicurezza rafforzata: mura perimetrali continue, cancelli di ultima generazione, arco di disinfezione, zone filtro per gli addetti in cui cambiarsi prima di entrare. Eppure…».
Nell'eppure di Michele Avanza, titolare della cascina Sant'Anna di Castellazzo Novarese, una fortezza di cemento circondata da un canale in mezzo alle risaie che si stendono per chilometri alle pendici del Monte Rosa, ci sono tutta l'impotenza e la preoccupazione degli allevatori italiani davanti al dilagare della peste suina africana (Psa).
Nei giorni scorsi uno dei 1.800 animali presenti nei capannoni di Avanza è stato trovato positivo e in queste ore i tecnici dell'Asl, che hanno sequestrato l'area, stanno procedendo all'abbattimento di tutti i capi. «Se fosse capitato qualche settimana fa sarebbe stato ancora peggio perché ne avevamo qui 11 mila, tutti per fortuna risultati negativi prima di essere macellati - racconta Avanza -.
Non so per quanto tempo dovremo restare chiusi, anche dopo aver eseguito tutto il protocollo.Ho colleghi che dopo due anni non sono ancora ripartiti. Spero che le istituzioni ci aiutino almeno con le spese, perché ho cinque dipendenti che non ho alcuna intenzione di lasciare a casa».
Dopo mesi di monitoraggio e controlli, in seguito ai primi casi registrati nel 2022 lungo la penisola (in Sardegna la Psa arrivò nel 1978 ma dopo quarant'anni è stata debellata), il virus super resistente e super contagioso, che condanna a una morte atroce una percentuale superiore al 60% di maiali e cinghiali colpiti, ma non si trasmette all'uomo né ad altre specie, e per il quale non esiste ancora un vaccino, all'inizio dell'estate ha cominciato a macinare chilometri.
Pavia, Lodi, Milano, Piacenza in Emilia Romagna. A luglio è arrivato a Trecate, appena passato il confine del fiume Ticino fra Lombardia e Piemonte. «Ci hanno lasciati soli per due anni e adesso rischiamo che la peste arrivi anche qui, nel cuore della produzione italiana» racconta un allevatore di Brescia che preferisce rimanere anonimo, accusando il ministero guidato da Francesco Lollobrigida di aver sottovalutato la questione. [...]
A preoccupare più di tutto sono gli effetti economici dato che la carne suina è la materia prima di alcune Dop del Made in Italy come prosciutto di Parma e San Daniele, che pure non sono direttamente interessate dato che la stagionatura le mette al riparo dalla contaminazione (idem per prosciutto cotto e simili). Diverso il discorso per la carne cruda e per i prodotti lavorati a basse temperature a cui il patogeno resiste. La filiera vale 20 miliardi, di cui 2,1 di export.
Il problema è l'effetto domino: da una parte l'impennata dei prezzi dovuta ai cali produttivi , dall'altra le perdite generate dai blocchi alle esportazioni già attuati da alcuni Paesi asiatici (ma anche da Messico e Serbia) che non vogliono correre il rischio di infettare i propri allevamenti. Dall'arrivo del virus nel 2022 si sono persi in media fra i 20 e i 30 milioni al mese, per un totale di quasi mezzo miliardo di euro. [...]