AVVISO AI NAVIGATI: IL GELO TRA ITALIA E RUSSIA NON E’ INIZIATO CON LA GUERRA IN UCRAINA - IL PUNTO DI PARTENZA E’ APRILE 2021, DUE MESI DOPO L'INSEDIAMENTO DI DRAGHI A PALAZZO CHIGI: IL PRIMO APRILE, I CARABINIERI E GLI UOMINI DELL'AISI ARRESTANO WALTER BIOT, MILITARE IN SERVIZIO ALLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA ACCUSATO DI ESSERE AL LIBRO PAGA DAI RUSSI E CONTEMPORANEAMENTE VENGONO ESPULSI I DUE AGENTI RUSSI CHE AVEVANO RAPPORTI CON LUI, ALEKSEJ NEMUDROV E DMITRI OSTROUKHOV - I DUE ERANO IN ITALIA COME DIPLOMATICI E MANTENEVANO RAPPORTI A TUTTI I LIVELLI...
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Giuliano Foschini per “la Repubblica”
I rapporti tra Italia e Russia non sono mai stati così tesi e delicati come negli ultimi giorni. E la cacciata dei nostri diplomatici da Mosca non è il centro della crisi, ma piuttosto un suo epifenomeno: la risposta del Cremlino nei confronti dei paesi europei che avevano allontanato i funzionari di Putin era da tempo annunciata e per questo attesa. Le questioni più calde sono altre. E riguardano tre settori cardine: lo spionaggio, l'economia e l'informazione.
Il punto di partenza, da tenere ben presente, non è l'inizio del conflitto in Ucraina. Ma l'aprile del 2021, nemmeno due mesi dopo l'insediamento di Mario Draghi come presidente del consiglio. Il primo aprile, infatti, i carabinieri in un'operazione congiunta con l'intelligence dell'Aisi arrestano Walter Biot, militare in servizio allo Stato maggiore della Difesa accusato di essere al libro paga dai russi per passare loro informazioni riservate. Biot è arrestato e contemporaneamente vengono espulsi dal nostro paese i due agenti russi che avevano rapporti con lui.
Si tratta di Aleksej Nemudrov e Dmitri Ostroukhov, non esattamente due oscuri ufficiali ma uomini di grande peso e relazione: erano in Italia, ufficialmente, come diplomatici e con l'Italia da anni mantenevano rapporti a tutti i livelli, politici ed economici. Nemudrov era, per dire, il capo della missione "Dalla Russia con Amore", l'uomo cioè che doveva curare la logistica di quella spedizione umanitaria che, sta emergendo oggi, è stato in realtà un tentativo russo per spiare il nostro Paese. Nell'elenco dei partecipanti alla missione - ha raccontato più volte Repubblica - non c'erano infatti soltanto medici o "addetti alle bonifiche".
Ma piuttosto agenti che, per questo, vennero tenuti sotto controllo dalla nostra intelligence e dalle nostre forze di polizia durante l'intero periodo di permanenza in Italia. «Che qualcosa non andasse ce ne siamo accorti subito», hanno spiegato anche davanti al Copasir gli uomini della nostra intelligence, tanto che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha raccontato di aver rifiutato la disponibilità russa di far arrivare nuovi uomini. La spedizione dunque terminò. Ma, a quel punto, non si fermò l'attenzione italiana sul lavoro di Nemudrov.
Prima di arrivare in un parcheggio della periferia romana a scoprire Biot che passava loro documenti, i funzionari russi sono stati attenzionati. Ed è emerso un lavoro sistematico di tentate infiltrazioni del nostro tessuto politico ed economico: dai rapporti con un'associazione ligure, a quelli con la "Società cormonese Austria", una onlus che protegge la memoria dei caduti russi in Friuli, Nemudrov e gli altri usavano una serie di coperture in tutto il territorio per avere basi logistiche e poter spiare un paese amico. Il nostro.
Un'ulteriore certezza su questo tipo di lavoro russo è emersa, recentemente, da altri due elementi. Il primo: a Massa Carrara la Guardia di Finanza ha indagato, fino ad arrivare al sequestro, su uno yacht, tra i più grandi al mondo, lo Scheherazade, riconducibile direttamente a Vladimir Putin. Un mese fa circa le Fiamme Gialle hanno effettuato un sopralluogo e registrato i nomi dell'equipaggio. Il caso ha voluto che ci fossero molte omonimie con agenti segreti russi conosciuti ai nostri servizi. E che nemmeno 24 ore dopo tutte quelle persone siano sparite dall'Italia.
Come mai? «Evidentemente non era personale di servizio dello yacht» dice oggi un investigatore. I marinai non erano dunque marinai. E i giornalisti non erano giornalisti. Si è scoperto, ancora, che due dei cronisti registrati nella delegazione "Dalla Russia con amore" lavoravano con il Cremlino come agenti.
Così come, ha accertato il Copasir, alcuni dei commentatori russi che frequentano trasmissioni televisive italiane non solo lavorano per Mosca ma venivano indicati alle trasmissioni dall'ambasciata russa. Infine, ma non per ultimo la questione economica: troppe aziende stanno aggirando l'embargo con triangolazioni con altre Paesi. E ancora aperta resta la ferita di quella riunione organizzata a fine gennaio dalla Camera di commercio Italo-Russa di Vincenzo Trani alla quale, nonostante il Governo avesse fatto notare l'inopportunità, hanno partecipato anche aziende di Stato. Su tutte l'Enel di Francesco Starace.