IL BANANA È STATO INCARTATO PER BENE – SILVIO BERLUSCONI SI ERA OPPOSTO FINO ALL'ULTIMO ALLA CESSIONE DEL "GIORNALE", SPALLEGGIATO DA GIANNI LETTA, CHE NON VOLEVA CHE IL CAV SI PRIVASSE DI UN “MEGAFONO” PER FORZA ITALIA. MA PIER SILVIO E MARINA HANNO COSTRETTO IL PADRE A LIBERARSI DELLA ZAVORRA – ORA GLI ANGELUCCI (CHE, OLTRE A "LIBERO", PUNTANO ANCHE A “LA VERITÀ”) POSSONO MONOPOLIZZARE LA STAMPA DI DESTRA, INFLUENZANDO SALVINI E MELONI - PAOLO BERLUSCONI: "PER LA VENDITA C'È UN ACCORDO CONSOLIDATO. DA PARTE MIA C'È ANCHE UN LEGAME AFFETTIVO. HO DECISO, ANCHE PER ADERIRE A UN DESIDERIO DI MIO FRATELLO, DI PARTECIPARE CON UNA QUOTA..."


1. EDITORIA, PAOLO BERLUSCONI: "SU VENDITA 'GIORNALE' ACCORDO CONSOLIDATO CON GLI ANGELUCCI"

Da www.adnkronos.com

 

paolo berlusconi

"Per la vendita del Giornale c’è un accordo ormai consolidato con gli Angelucci". Ad affermarlo all'Adnkronos è Paolo Berlusconi, che conferma così la chiusura della trattativa che porterà il Giornale nelle mani della famiglia Angelucci, imprenditori nell'ambito delle cliniche private, già editori di 'Libero' e 'Il Tempo'.

 

"Abbiamo interesse a rimanere in una partecipazione consistente in assoluto accordo con i signori Angelucci", aggiunge Berlusconi, confermando dunque che la sua famiglia manterrà una quota minoritaria del quotidiano.

 

Paolo Berlusconi spiega poi le circostanze che hanno portato alla chiusura dell'accordo: "Da parte mia c’è un legame affettivo e quindi ho deciso, anche per aderire a un desiderio di mio fratello Silvio dovuto soprattutto all’affetto che lui nutre per questa creatura che lui ha salvato e poi mi ha passato nel tempo, di partecipare con una quota di minoranza".

 

silvio berlusconi con marina e pier silvio

Berlusconi conferma dunque anche i rumors usciti sulla stampa sul fatto che, inizialmente, l'idea fosse quella di una cessione al 100%, poi modificata: "Devo dire che i signori Angelucci sono stati molto signori nel aderire a questa nostra istanza dopo che ci eravamo impegnati per un acquisto che poteva essere anche totalitario", scandisce.

 

L'imprenditore ci tiene poi a sottolineare un aspetto: "Non è vero, come ho letto su molti giornali, che ci sarebbero state incomprensioni in famiglia sull’impostazione per la vendita . Ho visto un po’ di gossip su crisi interne, su schieramenti, se farlo o non farlo. Niente di tutto questo è vero". E chiarisce: "Queste cose non mi riguardano, perché la maggioranza è di mia proprietà e quindi sono io che decido". Ma, chiosa, "essendo il rapporto con mio fratello molto intenso sono sempre molto sensibile a quelli che sono i suoi desideri".

funerale costanzo antonio e giampaolo angelucci foto di bacco 3

 

2. BERLUSCONI VENDE

Estratto dell’articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”

 

Berlusconi vende anche Il Giornale. La famiglia Angelucci compra il 70% e ne acquisisce il controllo. La residua presenza nel capitale con «proporzionale rappresentanza» nel Cda è il contentino alla fazione che si è strenuamente opposta alla capitolazione. Ronzulli in testa. Ma nella sostanza ha vinto la famiglia, Marina in testa. Infatti esce anche la Mondadori.

paolo berlusconi

 

La foglia di fico del 30% resta in carico al fratello Paolo. Seguiranno due diligence e dettagli in un mese, valutazione dell'Autorità di garanzia delle comunicazioni in un paio di mesi, definitivo passaggio di quote a giugno. Poi nuovo Cda e probabile cambio di direzione. Le fonti dell'universo arcoriano parlano di «minoranza sostanziosa» che resta a Berlusconi. La sostanza è che dopo il Milan e i periodici, Silvio dismette un altro pezzo del suo apparato mediatico e sentimentale.

 

fedele confalonieri con marina e pier silvio berlusconi

[…] Angelucci, re della sanità laziale (e non solo) ma anche deputato della Lega dopo esserlo stato in quota Silvio per tre legislature, cova antiche mire espansionistiche. Parallelamente tratta anche per rilevare La Verità. Gli abboccamenti ci sono stati, ma il fondatore Belpietro è disposto a svestire i panni del proprietario, non anche quelli del direttore.

 

ANTONIO ANGELUCCI

Valuta la creatura 15 milioni e chiede un lungo contratto per sé. Due giorni fa ha smentito i persistenti rumors di intesa. Si vedrà. Nell'attesa, quel che è certo è che Angelucci, aggiungendo Il Giornale al primo amore Libero e al Tempo, punta a diventare il Murdoch italiano. Monopolizzando l'editoria conservatrice fin nelle sfumature: dalle sbiadite liberali alle arrembanti sovraniste. E diventando soggetto politico a capo di una falange mediatica, in grado di influenzare Meloni e Salvini.

 

Per questo Ronzulli (ma anche Gianni Letta, mentre Confalonieri pareva agnostico) suggerivano a Berlusconi di non abdicare. Un presidio editoriale serve sempre, tanto più ora che gli alleati allungano le grinfie su quel che resta di Forza Italia. Ma le strategie industriali e finanziarie di Marina e Piersilvio hanno prevalso su quelle del partito.

SILVIO BERLUSCONI LICIA RONZULLI

 

Il Giornale è anche un pezzo pregiato della storia del giornalismo italiano. Fondato da Indro Montanelli nel 1974 dopo la rottura con il Corriere della Sera di Piero Ottone che aveva virato a sinistra, alla fine del decennio fu rilevato (e salvato) da Berlusconi. Silvio ne cedette la proprietà al fratello Paolo nel 1990, sbeffeggiando i limiti antitrust della legge Mammì.

 

IL GIORNALE

Ma all'inizio del 1994, mentre «scendeva in campo», fu lui in prima persona ad arringare i giornalisti in una drammatica assemblea in via Negri, sconfessando Montanelli e chiedendo fedeltà politica. Indro se ne andò sdegnato, fondando La Voce che ebbe vita breve. Al suo posto arrivò il corsaro Vittorio Feltri, seguito da Belpietro, rifondando Il Giornale e il giornalismo di destra. […]

 

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