LA BATTAGLIA NAVALE DI BORIS JOHNSON - “MANDEREMO LE NAVI DA GUERRA PER PROTEGGERE LE ACQUE TERRITORIALI BRITANNICHE DAI PESCATORI STRANIERI” – QUATTRO NAVI PATTUGLIA DELLA MARINA MILITARE BRITANNICA SARANNO PRONTE A PARTIRE DAL 1° GENNAIO PER AIUTARE IL REGNO UNITO A PROTEGGERE LE SUE ATTIVITÀ DI PESCA IN CASO DI BREXIT SENZA ACCORDO - IL REGNO UNITO VUOLE RIAPPROPRIARSI DEL CONTROLLO QUASI TOTALE DELLA PESCA NELLE PROPRIE ACQUE, MENTRE L’UE INSISTE NEL VOLER MANTENERE UNA PERCENTUALE DI “QUOTE” PER I PESCATORI EUROPEI…
-Antonello Guerrera per repubblica.it
Quattro navi pattuglia della Marina militare britannica saranno pronte a partire dal 1° gennaio per aiutare il Regno Unito a proteggere le sue attività di pesca nelle proprie acque territoriali in caso di Brexit senza accordo
“Manderemo le navi da guerra" per proteggere le acque britanniche dai pescatori stranieri. È il titolo di apertura del Daily Mail di oggi e anche l’ultima escalation della Brexit, che si avvererà la notte di Capodanno e che assume toni sempre più drammatici - o per qualcuno farseschi - in linea con lo stallo dei negoziati tra Regno Unito ed Ue. I due blocchi, a meno di venti giorni dalla scadenza del 31 dicembre, ancora non hanno trovato un accordo per le loro relazioni future.
E quindi, in uno scenario di accuse e velate minacce incrociate, oggi è il turno del governo di Boris Johnson che, tramite la Marina militare, ha fatto sapere agli esaltati tabloid che, in caso di No Deal ovvero di uscita di Londra dall’Ue senza un accordo, il Regno Unito è pronto a schierare navi da guerra a protezione delle acque britanniche, contro l’ingresso di pescatori stranieri.
Un annuncio estremamente patriottico, che si rivolge soprattutto ai pescatori scozzesi sperando di bloccare l’ondata indipendentista a Edimburgo, che rimanda proprio allo stallo della pesca dei negoziati Brexit, insieme a quello delle norme sulla concorrenza e la governance dei tribunali Ue in caso di dispute future: il Regno Unito vuole riappropriarsi del controllo quasi totale della pesca nelle proprie acque, mentre l’Ue insiste nel voler mantenere una percentuale di “quote” per i pescatori europei anche dopo la Brexit (come accade ora con Uk ancora nel mercato unico Ue), in modo da non devastare l’industria ittica sulle coste nord dell’Europa di Paesi come Belgio, Olanda e soprattutto la Francia di Emmanuel Macron.
Ma l’annuncio delle navi da guerra ha generato non solo critiche per la misura potenzialmente eccessiva, ma anche scetticismo e ilarità: dopo i tagli degli ultimi anni, la gloriosa marina militare britannica ha soltanto quattro navi per il pattugliamento delle acque per la pesca. Un po’ poco per controllare la vastità dell’area da sorvegliare. Da par suo, l’Unione Europea risponde. In un documento interno ottenuto dal Financial Times, la Commissione Ue ha chiesto agli Stati membri di non iniziare alcuna trattativa unilaterale con il Regno Unito dopo un eventuale No Deal ma di rispettare il ruolo negoziale prioritario della Commissione con Londra.
A tal proposito, ieri si è venuto a sapere che a inizio settimana il presidente francese Macron e la cancelliere tedesca Angela Merkel si sarebbero rifiutati di parlare direttamente con Johnson, anche loro rimandando il premier britannico alla presidente della Commissione, “unico referente in tema di Brexit". E tutti i leader, da Bruxelles a Londra, parlano oramai di “No Deal più probabile di un accordo”. Quando mancano meno di tre settimane al 31 dicembre.