IL BECCIU È PASSATO – LA PRONUNCIA DEI GIUDICI INGLESI SUL CASO DEL PALAZZO DI LONDRA È UNA BASTONATA PER I PM DEL VATICANO E PER I GRANDI ACCUSATORI DI ANGELO BECCIU. CHE NELLA SENTENZA PROMULGATA A LONDRA NON VIENE NEPPURE NOMINATO - IL RESPONSO È STATO: IL VATICANO HA TORTO. NON PERCHÉ HA DIFETTATO QUA E LÀ DI ARGOMENTAZIONI, MA PERCHÉ HA “OMESSO” FATTI CHE CONOSCEVA, CHE SAREBBERO ANDATI A FAVORE DELL' ACCUSATO, E NE HA “DISTORTI” ALTRI…
-1 – I GIUDICI INGLESI SMONTANO L’INCHIESTA DEI MAGISTRATI DEL PAPA SULL’ACQUISTO DEL PALAZZO DI LONDRA
2 – I PM DEL VATICANO FANNO PEGGIO DI QUELLI ITALIANI
Renato Farina per “Libero quotidiano”
Chissà se qualcuno deporrà sulla scrivania del Papa le 46 pagine del giudice della Corona, l' Onorevole Baumgartner. Almeno per par condicio ce lo auguriamo. Il 27 settembre ci fu chi appoggiò sul tavolo da lavoro del Pontefice un servizio scandalistico dell' Espresso, lì giunto per strade oscure, con lo scopo purtroppo riuscito di far impiccare davanti al mondo la reputazione di un cardinale sardo, allora sconosciuto ai più, ma assai considerato dai colleghi porporati, tale Angelo Becciu, 72 anni.
Da quel momento diventò suo malgrado sciaguratamente famoso nell' universo.
Era lui il Giuda del terzo millennio, predone del denaro destinato ai poveri per arricchire i fratelli, soprattutto l' abietto speculatore che aveva ordito un' immonda compravendita di un palazzo di lusso a Chelsea, nel quartiere più elegante di Londra, distribuendo tangenti a mediatori briganteschi, e derubando così le casse della carità apostolica di centinaia di milioni di euro. Falso. Totalmente falso.
Il giudice di Londra ha suonato il Big Ben, e la mente va a Tortora con il suo Portobello, ahimè. Ma forse in questo caso non è tardi per rimediare, anche se forze sotterranee faranno di tutto per perseverare nella menzogna, e inventarsi nuovi agguati lungo percorsi in valli oscure non nuovi né originali nella millenaria storia della Chiesa.
La storia i lettori di Libero la conoscono. Vittorio Feltri vi ha dedicato una serie di articoli dove ha dimostrato, sin dallo scorso novembre, quella che in una intervista a Giovanni Minoli ha definito: «La più grande operazione mondiale di diffamazione nei confronti di un uomo». Neppure un euro era stato dirottato indebitamente ai parenti.
E - rivelammo - l' operazione londinese aveva due caratteristiche: 1) non fu una truffa per sgraffignare il denaro del Papa, aveva ogni crisma per essere vantaggiosa; 2) non fu avallata da Becciu, bensì da chi gli era succeduto come Sostituto della Segreteria di Stato (l' arcivescovo venezuelano Peña Parra) e dal suo superiore (il cardinale Pietro Parolin). Intanto però il danno era fatto, la decapitazione decretata senza processo.
Becciu defenestrato, esautorato da ogni carica da Francesco, che però - conservando una sana riserva mentale - gli ha lasciato il titolo cardinalizio, pur escludendolo dal Conclave, la qual cosa era esattamente ciò che i calunniatori si proponevano. Il piccolo e tenace prete di Ozieri aveva in realtà la colpa imperdonabile di essere stato individuato come un disturbatore involontario, per la sua autorevolezza e la scarsa attitudine ai giochi, delle manovre in corso per il prossimo Conclave.
Che accadrà ora? Si porterà a processo Becciu, come in una intervista proprio a L' Espresso il cardinal Parolin lascia intendere? O le accuse depositate in edicola e sul web, secondo il classico vizio italo-vaticano, cadranno senza però una riabilitazione formale del porporato vilipeso?
La sentenza promulgata a Londra nei giorni scorsi, per intenderci, non nomina neppure Becciu, non esiste neppure l' ombra di una qualsiasi sua implicazione nei fatti. La sconfitta vaticana è stata rivelata dapprima dal Corriere della Sera, ripresa da Repubblica e da Domani. Stranamente è stata ignorata dai vaticanisti e dagli organi cattolici di vario rango, onde evitare di allargare lo sguardo alle implicazioni gravissime del pronunciamento londinese sui metodi inquisitori praticati all' ombra del cupolone, e sulla necessità di riparare i danni subiti in particolare da Becciu, ma anche da svariati altri soggetti, trattati da «cospiratori» senza alcuna prova e perseguitati sulla base di un puro «sospetto» (parola di Baumgartner).
La Corte londinese era stata convocata per valutare la richiesta fatta per rogatoria dai promotori di giustizia (cioè i pm) della Città del Vaticano, ed eseguita immediatamente dai colleghi inglesi, così da sequestrare i conti personali e societari di un cittadino italiano, Gianluigi Torzi, il quale aveva avuto la ventura di essere già stato arrestato, dopo essere stato convocato con un sotterfugio nel piccolo Stato, e di venire confinato per dieci giorni in una cella della gendarmeria pontificia nel giugno scorso.
Il responso della Corona è stato: il Vaticano ha torto. Non perché ha difettato qua e là di argomentazioni, ma perché ha «omesso» fatti che conosceva, che sarebbero andati a favore dell' accusato, e ne ha «distorti» altri.
Non si tratta insomma della banale sconfitta dei pm vaticani in una causa qualsiasi per un furto di una damigiana di vino da messa. In particolare, il professor avvocato Stefano Diddi, citato con questi appellativi dal giudice londinese, non ha semplicemente perso un processo: càpita, si vince e si perde, solo Perry Mason trionfa sempre. Quel che emerge dalle righe vergate con cortese crudeltà e chiarezza (stile anglosassone) dal magistrato di Sua Maestà è una solenne bastonatura etica inflitta alla magistratura di Sua Santità. Proprio così.
Non si tratta di una sconfitta tecnica, ma di una condanna morale. I pm vaticani, secondo Baungmartner, hanno operato «un chiaro travisamento» dei fatti.
Hanno evitato di citare documenti - dice Baumgartner - da cui risulta chiaro che monsignor Pena Parra aveva autorizzato l' operazione, a sua volta con il consenso di Parolin. Carta canta. E allora perché questa disparità di trattamento tra prelati? Fratelli tutti, o qualcuno è fratellastro? Ci aspettiamo sorprese da parte di papa Bergoglio.