BENTORNATE PERVESTITE! L'UNICA CERTEZZA POST PANDEMIA E' CHE C'E' CHI ANCORA NON HA CAPITO COME VESTIRSI AGLI OSCAR: PROMOSSE LA SPLENDIDA ZENDAYA IN GIALLO LIME E AMANDA SEYFRIED IN ROSSO FUOCO. HALLE BERRY VERRÀ RICORDATA PER LO SCOLAPASTA IN TESTA - LE MANICHE DI ANGELA BASSETT, REGINA KING SIRENA ALATA - LA PIÙ PERCULATA È LAURA DERN E IL SUO PIUMAGGIO. OSCENA ANDRA DAY VESTITA DA OSCAR CON MEZZA CHIAPPA AL VENTO. INGUARDABILI LE CROCS DORATE, LA BORSA A FORMA DI BISTECCA - VIDEO
Federico Rocca per "www.vanityfair.it"
Una grande, grandissima voglia troppo a lungo repressa di red carpet, di abiti da sogno, di glamour, finalmente appagata. Grazie a un tappeto rosso degno di questo nome, quello per eccellenza degli Oscar. La 93esima edizione degli Academy Awards – inutile negarlo, tra mille complicanze tecniche dovute alle severe regole da rispettare per far fronte ai pericoli e alle insidie del Covid-19 – si è finalmente e felicemente svolta in quel di Los Angeles. E le star d’oltreoceano hanno fatto di tutto, con i loro outfit, per renderla memorabile.
Grazie, prima di tutto, a una pennellata di colore ipervitaminico e decisamente pop, distribuito generosamente dagli stylist: giallo lime per Zendaya, rosso fuego per Amanda Seyfried, seducente glicine per Halle Berry, viola (eh sì, in barba alla scaramanzia) per H.E.R.. Tinta evidenziatore anche per Colman Domingo, total fucsia, ottimo rappresentante delle vibrazioni cromatiche al maschile.
Nutrito anche il plotone delle fedeli alla classe del nero, capitanato da un’ineccepibile Laura Pausini, in Valentino. Per lei, spalle seducentemente scoperte, in un ensemble di perfetta semplicità. Il gioco dello scoprire un po’ (mai troppa) di pelle è stato il preferito anche di molte altre star: da Carey Mulligan, sontuosa in oro con addominali appena appena esposti, alla bellissima Vanessa Kirby, con appena un lembo ma sensualissimo di epidermide offerta ai flash, dalla già citata Zendaya alla scabrosa (si fa proprio per dire) Andra Day, il cui spacco firmato Vera Wang ha fatto la gioia dei fotografi a bordo tappeto rosso.
A colpire, poi, la voglia diffusa di abiti forse anche semplici nelle linee e soprattutto nei colori – pochi ricami, quasi zero fantasie, assenti altri orpelli quali frange&Co – ma estremi nei volumi. «Eccomi, sono qui, come fai a non vedermi?!», sembra il coro unanime delle dive hollywoodiane al loro rientro ufficiale sulle scene del glamour, pervase da un’incontenibile mood Eighties: le maniche maxi di Angela Bassett, la gonna ad anfora di Dana Murray e quella di tulle di Maria Bakalova, le spalle ad ali di Regina King corrono tutte in questa direzione. Tanta è la voglia di esserci, che ora non la si può che esternare essendoci all’ennesima potenza.
Menzione speciale per il tocco «eccentrico» alla trionfatrice della serata, la regista Chloé Zhao che si è aggiudicata la statuetta per Nomadland, che al suo sofisticato abito Hermès, in una tonalità polvere decisamente low profile, ha abbinato un paio di sneaker bianche. E perché no?
Scivoloni? Qualcuno, ma tutto sommato la sensazione è che sarebbe potuta andare anche molto peggio. Non al suo massimo grado di glamour l’immensa Glenn Close (ancora a bocca asciutta di statuette, non vale!) con una tunica scintillante che pare uscita da un’altra epoca; opinabile anche la cascata di piume di struzzo bianche su corpetto nero di Laura Dern. Ma i loro reati cadranno presto in prescrizione.
Alla fine, che dire? Bello, ci è piaciuto. Lo rifacciamo presto? Promesso?