BUONO STO CULATELLO, SA DI SMARTPHONE - LA CORSA A FAR ENTRARE I MINI-CELLULARI NELLE CARCERI SEMBRA INCONTENIBILE: LI METTONO NEI SALAMI, NEI FORMAGGI, NEI PALLONI DA CALCIO, NEL FONDO DELLE PENTOLE, NEL TABACCO E C’E’ CHI LI INGOIA - LA POLIZIA PENITENZIARIA HA SEQUESTRATO NEI PRIMI 9 MESI DEL 2020 BEN 1.761 APPARECCHI; NELLO STESSO PERIODO DEL 2019 ERANO STATI 1206…
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Francesco Grignetti per “la Stampa”
È uno strano reato, l'«introduzione di telefoni cellulari in carcere», punibile con pena da 1 a 4 anni, come da ultimo decreto del governo, su proposta del ministro Alfonso Bonafede. Eppure è il segno dei tempi. Perché la corsa ai mini-cellulari nelle celle sembra incontenibile. I freddi numeri dicono che la polizia penitenziaria ha sequestrato nei primi 9 mesi del 2020 ben 1.761 apparecchi; nello stesso periodo del 2019 erano stati 1206.
Un fenomeno in crescita. Come è ovvio, non è ammesso che un detenuto possa avere in cella un proprio telefonino. Tanto più se è un mafioso che così mantiene i contatti con l'esterno. E invece. Nel carcere di Parma, il detenuto Giuseppe Gallo, detto «Peppe 'o pazzo», in regime di 41 bis, nel dicembre del 2019 aveva con sé tre apparecchi. A marzo, quando ci fu la rivolta nelle carceri italiane contro le misure prese per contenere il Covid-19, la polizia penitenziaria scoprì che i caporioni si tenevano in contatto con cellulari illegali. È una gara a chi inventa il modo più fantasioso per introdurli nei penitenziari.
C'è chi fa ricorso alle nuove tecnologie: a Napoli-Secondigliano, durante il lockdown, un drone si è schiantato contro uno dei muri del carcere. Portava due piccoli involucri contenenti smartphone, minicellulari con batterie, sim-card, e kit di alimentazione. Di nuovo è capitato due giorni fa, nello stesso penitenziario: stavolta appesi al drone erano dieci telefonini cellulari, otto carica-batteria, dieci schede telefoniche.
Ci sono quelli che inventano stratagemmi: a Carinola, Caserta, era l'agosto scorso quando qualcuno ha lanciato da fuori venti pezzi di calcestruzzo, incellophanati, con all'interno ciascuno un mini-cellulare. A Benevento quattro erano stati infilati in un paio di salame. A Rebibbia ne hanno intercettati tre in un pezzo di formaggio. Persino un inoffensivo pallone da calcio era stato «farcito» con 16 telefonini, come scoperto ad Avellino.
Infine, l'ultima trovata: nel sottofondo di una batteria di pentole c'erano diciannove minicellulari, quattro smartphone e due telefoni satellitari. Ci sono poi i casi più classici. A Palermo, un condannato ne aveva ingoiati quattro prima di entrare in carcere. A Salerno e Bologna sono stati beccati degli avvocati che li stavano passando ai loro assistiti.
Un agente si era fatto corrompere per portarli dentro a Reggio Calabria. Persino un cappellano, a Salerno, l'hanno fermato con nove minicellulari occultati nel tabacco che portava «in dono».
Questi minicellulari li fabbricano in Cina, costano una trentina di euro su Internet, sembrano una carta di credito. Il più piccolo è lungo 7 centimetri, largo 2, spesso 1. Peso: 20 grammi. Per fermarli, anche la polizia penitenziaria si affida alle tecnologie. Il sottosegretario Andrea Giorgis recentemente ha spiegato che sono stati acquistati 200 rilevatori portatili di dispositivi elettronici, 65 rilevatori portatili di telefoni cellulari, 40 disturbatori elettronici «jammer». Ora si spera nella deterrenza del reato che scatta anche per chi li riceve, non solo per chi li porta dentro.