UNA CANNA IN THAILANDIA GLI È COSTATA IL POSTO DI LAVORO IN CINA – JOCHEN SENGPIEHL, GURU DEL MARKETING DI VOLKSWAGEN, È STATO TROVATO POSITIVO ALLA CANNABIS IN UN CONTROLLO ALL’AEROPORTO DI PECHINO, DOPO UNA VACANZA SULL’ISOLA DI KO SAMUI – È RIMASTO IN PRIGIONE PER 10 GIORNI, PRIMA DELL'INTERVENTO DELL'AMBASCIATA TEDESCA – SENGPIEHL, CHE DOVEVA RILANCIARE L’IMMAGINE DEL COLOSSO AUTOMOBILISTICO TEDESCO NEL PAESE DEL DRAGONE, È STATO ESPULSO DAL PAESE – IN FATTO DI STUPEFACENTI LA CINA HA UNA DELLE LEGISLAZIONI PIÙ SEVERE AL MONDO…

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https://www.repubblica.it/esteri/2024/10/22/news/manager_volkswagen_droga_cina_marijuana-423570634/#:~:text=Jochen%20Sengpiehl%2C%20il%20guru%20del,%C3%A8%20stato%20espulso%20da%20Pechino.

 

Gianluca Modolo per repubblica.it - Estratti

 

JOCHEN SENGPIEHL

“Una canna in Thailandia gli è costata il posto di lavoro in Cina”. Jochen Sengpiehl, il guru del marketing di Volkswagen (l'uomo degli slogan accattivanti: suo ad esempio, quel “Das Auto” diventato famoso in tutto il mondo) che avrebbe dovuto rilanciare l’immagine della casa automobilistica tedesca nel Paese del Dragone è stato espulso da Pechino.

 

Il motivo? Due settimane fa, atterrando all’aeroporto di Pechino dopo una vacanza sull’isola thailandese di Ko Samui, Sengpiehl è stato sottoposto ad un controllo antidroga di routine. Trovato positivo alla cannabis, è stato prima trattenuto per diverse ore dagli agenti della dogana e poi - come ricostruisce il giornale tedesco Bild - “lo hanno portato in prigione. Sengpiehl è rimasto in custodia per più di dieci giorni. I rappresentanti di Volkswagen Group China e dell'ambasciata tedesca sono riusciti a far uscire di prigione il manager. Che però ha dovuto lasciare immediatamente il Paese”.

 

JOCHEN SENGPIEHL

In fatto di stupefacenti - uso e possesso - la Cina ha una delle legislazioni più severe al mondo. Anche il consumo all’estero può costare fino a quindici giorni di detenzione se al rientro in Cina si viene “beccati” durante un test.

 

“Un test antidroga positivo all’arrivo in Cina, anche se la droga era legale altrove, può portare alla detenzione immediata, a multe, all'espulsione e/o al divieto di rientrare nella Repubblica Popolare Cinese”, sta scritto in diversi avvisi sui siti di molte ambasciate straniere.

 

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XI JINPING

Nel giugno del 2022 la Thailandia ha tolto la cannabis dalla lista dei narcotici liberalizzando le regole su coltivazione, consumo, possesso e vendita. Kitty Chopaka, una delle prime imprenditrici a Bangkok ad aprire un negozio a tema “maria”, aveva raccontato a Repubblica lo scorso anno che alcuni suoi clienti cinesi le avevano confessato di aver ricevuto sul loro telefonino all’arrivo in Thailandia un messaggino da parte delle autorità che li metteva proprio in guardia sul fatto che, una volta rientrati in patria, sarebbero potuti incorrere in test anti-droga.

 

“Durante il vostro soggiorno in Thailandia se fate uso di marijuana e risultate positivi al test al ritorno in Cina, andrete incontro a sanzioni legali”, recitava l’avviso inviato dall’ambasciata cinese in Thailandia ai propri connazionali.

 

(...) L’articolo 72 della legge sulle sanzioni per l'amministrazione della pubblica sicurezza afferma che “chi fa uso di droghe è detenuto per un periodo da 10 a 15 giorni e può incorrere in una multa fino a 2.000 yuan; per i reati meno gravi, la detenzione può essere fino a 5 giorni o una multa fino a 500 yuan”.

 

JOCHEN SENGPIEHL

“In passato un manager Volkswagen sarebbe stato intoccabile in Cina”, scrive la Bild

 

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