CAPITALE CRIMINALE! PER L’OMICIDIO DIABOLIK E’ STATO INDAGATO IL BOSS MICHELE SENESE, DETTO ‘O’ PAZZO’. PER I PM È LUI IL MANDANTE DELL’ESECUZIONE DI FABRIZIO PISCITELLI - NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI COMPAIONO ANCHE ALTRI TRE UOMINI A LUI VICINI: ALESSANDRO CAPRIOTTI, LEANDRO BENNATO E SU TUTTI GIUSEPPE MOLISSO - L’IPOTESI È CHE DIABOLIK STESSE IMPORTANDO DROGA A PREZZI CONCORRENZIALI SENZA PASSARE DALLA CAMORRA ROMANA - LE CHAT SVELANO RETROSCENA DI TRADITORI E DOPPIOGIOCHISTI – IL RUOLO DEL BOSS ALBANESE DEMCE, MOLTO LEGATO A PISCITELLI…
-Giuseppe Scarpa per repubblica.it - Estratti
La tempesta perfetta si è abbattuta su Roma il 7 agosto del 2019. Un terremoto nella delicata geopolitica del crimine capitolino. È il giorno in cui uno dei principi della malavita romana è stato ucciso, Fabrizio Piscitelli, in arte di Diabolik, narcos, neofascista e capo ultras del tifo estremo della Lazio.
A decretare la fine, a scatenare lo tsunami, sarebbe stato l’unico in grado di poterlo fare: Michele Senese, O’ Pazzo. Colui il quale, nell’Urbe, è considerato il re della camorra romana. Nessuna stella sopra di lui sul cielo oscuro della mala della Città Eterna, nessuno che possa osare spodestarlo, nessuno che possa gestire i flussi di droga e chi lo fa ne paga il prezzo con la vita. Questa l’ipotesi degli inquirenti tradotta in una iscrizione nel registro degli indagati quale mandante dell’omicidio del Diablo.
Nell’inchiesta, come aveva anticipato Repubblica, compaiono indagati anche altri tre uomini a lui vicini, e rigorosamente subordinati nell’inflessibile scala gerarchica del crimine made in Rome. Alessandro Capriotti, Leandro Bennato e su tutti Giuseppe Molisso che di Senese è il principe del crimine così come, fino a cinque anni fa, lo era stato anche Piscitelli. I due erano cresciuti sotto l’ala protettiva di ‘O Pazzo, educati nel mondo della mala, allevati come suoi plenipotenziari.
Tuttavia Diabolik — che con la sua banda di mafiosi albanesi dominava la curva Nord dell’Olimpico e contemporaneamente gestiva la redditizia piazza di spaccio di Roma Nord — aveva alzato la testa.
Piscitelli, con Senese in carcere, aveva meditato progetti di grandezza criminale, i suoi piani andavano oltre le mostrine di alto ufficiale che portava da anni. Una posizione di prestigio condivisa solo con Molisso su tutta l’Urbe. Un orizzonte che gli stava stretto e una opportunità, con O’ Pazzo dietro alle sbarre, che Diabolik ha cercato di cogliere.
L’ipotesi è che stesse importando droga a prezzi concorrenziali senza passare dalla camorra romana. Un colpo di stato al grande crimine sostenuto dalla sua batteria composta dagli agguerriti albanesi e da alcuni neofascisti degli Irriducibili con cui si stava organizzando per la definitiva scalata.
La pax mafiosa che aveva celebrato a Ostia, a dicembre del 2017, lo aveva incoronato come il numero uno. Un affronto che, chi detiene le redini della malavita a Roma, non poteva accettare. Piscitelli era stato ucciso da un killer travestito da runner in un luogo dall’alto valore simbolico, il parco degli Acquedotti.
Un parco a Sud — Est dell’Urbe storicamente controllato dalla camorra romana. L’assassinio di Piscitelli, avvenuto per i pm per mano di Raul Esteban Calderon, non si sarebbe mai potuto eseguire senza l’assenso del vertice della famiglia napoletana da anni trapiantati a Roma.
I Senese si erano rifugiati a metà anni Ottanta nella Città Eterna, inviati dal clan Moccia di Afragola in piena guerra di camorra contro gli storici nemici capeggiati dalla Nco di Raffaele Cutolo.
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MICHELE SENESE, CHI È IL PADRINO DI ROMA
Lirio Abbate per la Repubblica - Estratti
Perché un vecchio padrino della criminalità romana acconsente all’uccisione del figlioccio che ha cresciuto sulle ginocchia e fatto affari malavitosi con lui? Lo fa solo e soltanto per una questione di soldi. Perché quando vengono meno i denari, su cui basano i loro valori, finisce l’amicizia fra i criminali. E si rompe il giocattolo.
Michele Senese è uno dei personaggi più interessanti della malavita romana, perché la domina. E in questa storia esistono sinergie tra i clan romani, fra quello di Senese, con Massimo Carminati, gli albanesi, e le mafie tradizionali, e negli ultimi trent’anni ha avuto la capacità di strutturare nella Capitale una sua influenza delinquenziale, spadroneggiando il vasto territorio romano con la sua figura efferata.
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E dalla base malavitosa Michele Senese è riconosciuto come un’autorità superiore. La sua influenza è dovuta pure alla capacità di disporre di un numero enorme di persone che lo mostra come un leader, alla guida di un esercito. Fra gli uomini che stavano un tempo al suo fianco c’era pure Fabrizio Piscitelli che non solo era conosciuto a Roma come un esponente degli Irriducibili della Lazio, per gli affari che faceva alle spalle della società di calcio, ma anche per i traffici di droga.
La sua batteria, con l’appoggio degli albanesi, aveva la gestione di tutta Roma Nord e della parte della “Roma politicizzata”, gestiva gli affari con la destra eversiva e la gestione dei locali e del narcotraffico nella Roma bene. E alla famiglia Senese era molto legato.
Guarda caso Piscitelli viene ammazzato proprio nel territorio controllato da Senese. Se fosse stato uno sfregio al napoletano si sarebbe aperta una guerra, e invece ancora nulla.
Vengono registrate solo piccole azioni violente create dagli albanesi con i quali l’Irriducibile faceva affari con la droga, Arben Zogu, detto “Riccardino” o “Ricky” a capo fino a qualche anno fa della batteria di Ponte Milvio, figura nota degli Irriducibili della Curva Nord laziale di cui Piscitelli era il leader, ed Elvis Demce.
E invece l’omicidio del figlioccio di Senese è un segnale, anzi, una punizione per chi non ha rispettato le regole della mala. Un avviso che il napoletano invia ai complici di Piscitelli, per comunicare che questo è un omicidio concordato da chi sta in alto e siede alla tavola dei re. Tutto questo è il metodo mafioso. Perché il modo di procedere dei sicari evoca l’appartenenza o il contesto.
Piscitelli non avrebbe rispettato il ruolo che aveva avuto con la benedizione di Senese, ha invece “scavalcato”, invaso territori d’affari e creato squilibri economici e con l’appoggio del gruppo di Zogu e Demce si è fatto largo nel traffico di cocaina. Cambiano gli equilibri delle piazze di spaccio, e si spezza il sistema governato da Senese attraverso i luogotenenti Leandro Bennato e Giuseppe Molisso.
Questa non è solo la storia del mandante di un omicidio, ma è pure il risvolto di una realtà criminale dalle doppie facce, che tradisce e uccide.
E non bastano le sbarre di un carcere per tenere lontano Senese dal suo territorio, perché lui riesce a comunicare ancora con l’esterno. Nel maggio del 2020 i magistrati scrivevano di lui: «dal carcere, tuttora, controlla e governa gli affari di famiglia, sorveglia e coltiva gli interessi di famiglia, dà indicazioni ai figli – in particolare a Vincenzo che in sua assenza sembra rivestire un ruolo apicale – su come muoversi per superare le ostilità interne pur di mantenere la compattezza che è propria della famiglia Senese, clan temuto anche nel mondo della criminalità organizzata della Capitale».
Adesso, attraverso l’analisi di chat criptate sulle quali gli albanesi scrivevano e si “confessavano”, tutto appare molto più chiaro. Si svelano traditori e doppiogiochisti, retroscena fino adesso celati.
In alcuni passaggi delle chat si fa riferimento a Demce in cui parla di chi «fa sparare agli amici dietro la testa», e si riferisce ai mandanti dell’omicidio di Piscitelli. Non è solo per la modalità con cui è stato ucciso, ma anche perché l’Irriducibile era amico di Senese. E i tre sospettati per aver organizzato la sua ammazzata sono uomini di Michele: Alessandro Capriotti, Leandro Bennato e Giuseppe Molisso.
L’albanese, molto legato a Piscitelli, aveva dunque afferrato che dietro all’agguato c’era Senese? Avrebbe forse provato a reagire o progettare una vendetta contro il clan di Bennato e Molisso? Con entrambi l’albanese si è mostrato dopo l’agguato molto vicino, ma forse era solo una strategia, un doppiogioco. Da questo disvelamento dei messaggi criptati una cosa è certa, adesso il terrore assale Elvis Demce, e quindi, perché ha paura del clan Senese?