AI CARCERATI SI’ E AI FARMACISTI NO? IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE DEI FARMACISTI MARCO COSSOLO SCRIVE AL MINISTRO SPERANZA: “SERVONO MASCHERINE PER CHI LAVORA IN FARMACIA”. E GLI CHIEDE ANCHE DI AUTORIZZARE ANCHE LE FARMACIE DI OPERARE “A BATTENTI CHIUSI”, QUANDO NON SIA POSSIBILE ASSICURARE UNA DISTANZA TRA LE PERSONE ADEGUATA...
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Il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, ha inviato una nota al ministro della Salute, Roberto Speranza, per assicurare la massima disponibilità delle farmacie a collaborare per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19. In particolare Federfarma sollecita la distribuzione di mascherine a chi opera in farmacia, per ridurre rischi di contagio sia dei cittadini che dei colleghi, e sollecita il Ministro a concedere l’autorizzazione che consenta alle farmacie di operare, su base volontaria, “a battenti chiusi”, quando non sia possibile assicurare una distanza interpersonale adeguata.
“Faccio seguito alla mia nota del 4 marzo u.s., per confermarLe, ancora una volta, - scrive Cossolo nella missiva - l’incondizionata disponibilità di questa Federazione e dell’intera categoria a fornire ogni utile ausilio per fronteggiare l’aggravato contesto emergenziale. Tuttavia, le misure ora adottate dal Governo per contenere ulteriormente il diffondersi del contagio da COVID-19, mi impongono di sottoporLe alcune doverose riflessioni a tutela dei colleghi che quotidianamente, attraverso la propria efficienza professionale, contribuiscono ad arginare la congestione delle strutture ospedaliere, ponendosi quali insostituibili presidi sanitari sul territorio”.
“Mi riferisco - continua - in primo luogo, all’ineludibile esigenza di dotare i farmacisti italiani di idonei dispositivi di protezione individuale, tali da garantirne l’incolumità nel continuo e diuturno contatto con un’utenza potenzialmente affetta dal virus, prevedendo, quindi, l’attivazione, per il tramite delle strutture di protezione civile, di canali di distribuzione dedicati all’approvvigionamento di mascherine FFP2 e FFP3 a favore dei colleghi, in analogia a quanto praticato nei confronti del personale medico e infermieristico. E’ di tutta evidenza, infatti, che la carenza di detti dispositivi pone a serio repentaglio la salute di coloro i quali, operando in farmacia, risultano maggiormente esposti al rischio di contrarre il virus, con le facilmente immaginabili conseguenze deleterie che verrebbero a determinarsi qualora si fosse costretti a chiudere la farmacia per motivi sanitari e di salute pubblica”.
“Proprio per scongiurare tale ultimo rischio – conclude Cossolo - La prego poi di considerare l’ipotesi di consentire ai colleghi, in via opzionale, di svolgere il proprio servizio a battenti chiusi, così riducendo due fattori di pericolo: quello a cui i colleghi sono esposti nel contatto con l’utenza e quello per i cittadini che difficilmente riescono a mantenere una distanza interpersonale di almeno un metro allorquando si stazioni all’interno o all’esterno della farmacia. Rimango in attesa di un Suo cortese cenno di riscontro a tutela, mi creda, dell’intera categoria che rappresento”.