LA CASA SMART È UNA PACCHIA PER GLI HACKER! - LE TELECAMERE DI SICUREZZA CONNESSE A INTERNET E ALLO SMARTPHONE SONO MOLTO COMODE, NON SOLO PER CHI LI UTILIZZA MA ANCHE PER I MALINTENZIONATI – IL TEMA DELLA SICUREZZA VALE SOPRATTUTTO PER LE TELECAMERINE CINESI ACQUISTATE PER POCHI EURO SU INTERNET: BASTA INDIVIDUARE L’INDIRIZO IP DI UNA CONNESSIONE E – VIDEO: IL DRONE CASALINGO DI AMAZON
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Francesco Malfetano per “il Messaggero”
Basta poco. Prima si accende la telecamera di sicurezza, poi la si connette alla rete internet e, infine, la si posiziona secondo l' angolo di visione preferito. Ancora un paio di tap sullo schermo dello smartphone e il gioco è fatto: in una manciata di secondi una smart security camera è stata installata con successo.
Così, anche se lontani da casa, basta accedere ad una app per tenere tutto sotto controllo nelle quattro mura domestiche o, magari, comunicare con chi è all' interno grazie all' interfono presente nella telecamerina.
Magie della domotica e dell' Internet of Things (IoT). Addirittura, come ha mostrato Amazon questa settimana presentando la nuova gamma di prodotti Ring, ci si può spostare in ogni camera. Il colosso infatti sta per commercializzare - per ora solo negli Usa - il primo drone per la sicurezza interna. Un piccolo dispositivo che, se chiamato in causa, può svolazzare in ogni ambiente riprendendo tutto quello che accade.
Magari un sensore installato all' esterno ha segnalato un movimento e il proprietario di casa vuole dare un' occhiata: il drone Always Home Cam si alza in volo e trasmette le immagini in diretta, spostandosi qua e là. Il risultato? Intrusione sventata o, con più probabilità, Fido è impazzito nel tentativo di capire di cosa diavolo fosse quell' oggetto.
I PROBLEMI
Tutti felici eccetto malintenzionati, cani e gatti quindi? Più o meno, perché mettere in casa una telecamera del genere, fissa o svolazzante che sia, nasconde dei problemi ben più grossi della salute mentale degli animali domestici.
Per informazioni chiedere ad Ashley LeMay e Dylan Blakeley, una giovane coppia del Mississippi che aveva installato uno di questi dispositivi nella cameretta delle loro 3 figlie. Quattro giorni dopo, quando mancavano poche ore al Natale del 2019, qualcuno ha preso il controllo della telecamera e non solo ha spiato le bambine ma, sostenendo di essere Babbo Natale, ha anche provato a parlare con loro.
Quelle immagini, insieme a quelle di decine di altre case statunitensi, sono finite in rete. Se ne trova traccia su Twitter, ad esempio. Addirittura esiste un podcast in cui gli hacker condividono le molestie ai proprietari di questi sistemi chiamato Ring & Nest Trolling, alludendo proprio ai dispositivi del colosso di Seattle e a quelli Nest di Google.
Vale a dire i più commerciali in assoluto. Quelli che si è spinti ad acquistare perché attirati dalla fama del marchio che, però, chiamato in causa rigetta ogni accusa e sostiene, a seconda dei momenti, che la violazione è avvenuta su siti di terze parti (e quindi non ne hanno responsabilità) oppure che è dovuta alla disattenzione dell' acquirente che non ha abilitato l' autenticazione a due fattori.
Sì perché se è vero che ogni oggetto connesso alla rete si può hackerare, è anche vero che non cambiare le password di questi dispositivi ogni tanto oppure non legarli ad un numero di telefono è un rischio enorme di cui spesso non si è consapevoli. L' utente medio infatti, soprattutto in Italia dove le competenze in materia sono drammaticamente scarse, non se ne preoccupa. E neppure le aziende, anche le più grandi, fanno in modo che lo faccia magari rendendo obbligatori i passaggi per incrementare la cyber sicurezza.
IL PARADOSSO
La facilità di utilizzo di un prodotto oggi è più importante della privacy (social network docet). Ma lo stesso vale anche per le telecamere cinesi, quelle acquistate per pochi euro in rete.
Secondo una ricerca condotta dall' associazione dei consumatori inglese pochi mesi fa, le varie Vstarcam, ieGeek, Srucam e SV3C sono violabili con grande facilità. Basta individuare l' indirizzo IP di una connessione (esistono motori di ricerca appositi) per verificare quali dispositivi IoT vi sono connessi e, volendo, prenderne il controllo.
È il paradosso della Smart Security. Nel tentativo di tenere un ipotetico intruso fuori dalle quattro mura domestiche, si fa entrare chiunque in casa. Con il rischio peraltro che, questi, non solo spiino chi ci vive in una sorta di Grande Fratello perverso ma anche che ne schedi le abitudini o che, come sostenuto in un report dall' università di Singapore, trovi il modo di entrare dalla porta principale. Attraverso un software infatti, basta registrare il suono di una chiave che gira nella serratura perché un' Intelligenza Artificiale ne capisca i meccanismi e sia in grado di farne una copia. La sicurezza, evidentemente, è un' altra cosa.