Alessia Marani per “il Messaggero”
Travolto da un'auto mentre è sul monopattino. A Roma è la terza vittima dall'inizio dell'anno, la sesta in Italia. «Se avesse avuto il casco probabilmente si sarebbe salvato». Non ha dubbi Kiami, gestore di un ristorante persiano che affaccia su via Chiana, la strada di Roma Nord dove nella notte tra mercoledì e giovedì è avvenuto l'incidente.
È stato tra i primi ad accorrere sul luogo dello schianto. «Mancavano pochi minuti all'una - racconta - quel ragazzo era a terra, provavano a rianimarlo, ma è morto sul colpo. Il parabrezza della Mini One verde era andato in frantumi, il cofano abbozzato. Se quel giovane con il monopattino avesse avuto il casco forse sarebbe ancora vivo». La vittima aveva 34 anni.
Di nazionalità nigeriana era residente in zona, ma fino a ieri sera i Vigili urbani, intervenuti per i rilievi, non erano ancora riusciti a mettersi in contatto con i familiari e per questo hanno chiesto aiuto anche all'Ambasciata. A travolgerlo è stato un ragazzo di appena 19 anni alla guida dell'auto nuova di zecca, e in macchina con lui c'erano altri due amici. Sulla dinamica sono in corso ulteriori accertamenti: bisogna capire con esattezza quale dei due mezzi sia passato con il rosso all'incrocio con via Sebino.
LA RICOSTRUZIONE
Gli agenti della Municipale dopo avere passato ore nella notte sul luogo dell'impatto, sono dovuti ritornate ieri mattina per nuove misurazioni e hanno acquisito le immagini delle telecamere di un bar tabaccheria all'angolo. Una delle ipotesi, secondo una nuova ricostruzione, è che il 34enne provenendo da via Chiana direzione Corso Trieste (la strada ha due corsie per ogni senso di marcia separate da un ampio spartitraffico) possa essersi immesso velocemente su via Sebino per tentare una inversione a U in prossimità del semaforo o attraversare l'incrocio passando sulle strisce pedonali, a quel punto la Mini proveniente da Corso Trieste verso via Salaria lo avrebbe centrato in pieno.
Forse lui nemmeno l'ha sentita la macchina arrivare, perché indossava le cuffie per la musica. Una dinamica tutta da verificare, appunto, in base alle telecamere e alla sincronizzazione dell'impianto semaforico. Sul posto qualcuno, ieri mattina, ha lasciato un mazzo di girasoli.
«PIANGEVA E PREGAVA»
Il diciannovenne, completamente sotto choc, è stato portato all'Umberto I e sottoposto ai test per l'alcol e la droga. Gli esiti non sono stati resi ancora noti. Il ragazzo stava rientrando a casa dopo una serata in compagnia, qualcosa potrebbe avere bevuto ma ai soccorritori è apparso lucido. Il suo pianto ininterrotto ha squarciato il silenzio della notte al quartiere Trieste.
«Non faceva che ripetere era verde, sono passato con il verde; piangeva come un bambino, consolato dagli amici e poi dai genitori arrivati poco dopo - spiegano alcuni testimoni - mentre i sanitari del 118 tentavano di rianimare il ragazzo a terra con il defibrillatore, lui pregava perché non morisse. È stato straziante».
Dal ristorante Mangiafuoco, i camerieri gli hanno portato dell'acqua da bere. «Ero all'interno del locale - racconta Claudio, il titolare - quando all'improvviso ho sentito un forte rumore di vetri che scoppiavano. Avevo pensato che fosse arrivato a un'ora insolita il camion per svuotare la campana del vetro, invece, poco dopo abbiamo sentito quelle urla, i camerieri sono accorsi per primi». La polizia locale ha convocato in caserma un testimone, un pedone che si trovava proprio in quel punto e ha visto l'incidente.
E ha sequestrato sia la Mini che il monopattino, noleggiato dal 34enne con la carta di credito. I residenti puntano il dito contro la pericolosità dell'incrocio: «Mi sono svegliata di soprassalto, ho sentito un forte stridio di freni poi il botto. Non è la prima volta che accadono incidenti pericolosi», tuona Maria Pia che abita in uno dei palazzi all'angolo.
Ma sott'accusa è soprattutto l'utilizzo del monopattino in una città molto trafficata e con un già triste record di incidenti gravi sulle sue strade, come Roma (sempre ieri su via Flaminia Nuova è morto un motociclista di 35 anni nell'impatto con una Seat Altea). «Bisogna assolutamente intervenire per disciplinarne l'uso dei monopattini elettrici con formazione e dispositivi di protezione, perché è come se gli utilizzatori non avessero alcuna percezione dei rischi che corrono», afferma Christian Filippi, segretario nazionale della sezione autoscuole della Confarca (confederazione nazionale che rappresenta le scuole guida).