IL CASO STRIANO? ERA UNA VICENDA DESTINATA A CHIUDERSI SENZA TROPPI DANNI (INDAGATO COMPRESO) ED È DIVENTATA UNO SCANDALO NAZIONALE – A FAR SCOPPIARE LA BOMBA E’ STATO LO STESSO TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA PASQUALE STRIANO: UNA VOLTA CONVOCATO DAI PM DI ROMA, SE SI FOSSE AVVALSO DELLA FACOLTÀ DI NON RISPONDERE, COME SUO DIRITTO, O SI FOSSE LIMITATO A FORNIRE UNA QUALUNQUE GIUSTIFICAZIONE PER LE RICERCHE SUL CONTO DI CROSETTO, LA VICENDA SI SAREBBE CHIUSA CON RINVIO A GIUDIZIO E UNA PROBABILE CONDANNA LIMITATA AGLI ACCESSI ABUSI RELATIVI AL MINISTRO - INVECE L’UFFICIALE RISPONDE DICENDO CHE DA ANNI FA INTERROGAZIONI “AD AMPIO RAGGIO” ALLE BANCHE DATI SU ORDINE DEL PM LAUDATI, DEPOSITANDO UNA SORTA DI “DIARIO”, CON L’ELENCO DI TUTTI GLI ACCESSI...
Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
Oggi il «caso Striano» compie un anno. Risale infatti al 10 marzo 2023 la perquisizione a carico del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, già in servizio al «Gruppo Sos» della Direzione nazionale antimafia. Sono state le perizie sui telefoni e i computer del finanziere sequestrati in quell’occasione a svelare le migliaia di Segnalazioni di operazioni sospette e interrogazioni alle banche dati riservate […]
Ma appena un paio di mesi prima di quella perquisizione, a inizio 2023, il «caso Striano» è stato sul punto di morire, senza nemmeno nascere; confinato nel riserbo di un’indagine della Procura di Roma pronta per essere chiusa in poche settimane […]
Se non è successo, è stato solo per decisione dello stesso ufficiale della Guardia di finanza. E allora, oltre a interrogarsi su eventuali complici o regie occulte, c’è da chiedersi: perché il tenente Pasquale Striano ha voluto scoperchiare il «verminaio» denunciato dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone?
Una domanda alla quale solo l’interessato può rispondere, ma finora ha preferito non farlo. Lasciando aperta ogni ipotesi. Tutte fondate su date e fatti all’origine del caso.
Dopo l’esposto del neoministro della Difesa Guido Crosetto del 31 ottobre 2022, a seguito di tre articoli del quotidiano Domani con informazioni «precise e dettagliate» sui suoi patrimoni, la Procura di Roma impiega tre settimane a individuare nel finanziere l’autore degli accessi alla banca dati dell’Agenzia delle Entrate sull’esponente del governo.
Il 21 novembre la pm titolare del fascicolo, Antonia Giammaria, chiede al sostituto procuratore della Dna Antonio Laudati, responsabile del «Gruppo Sos», informazioni sul ruolo di Striano, e nel giro di un mese […] gli accertamenti sono terminati.
L’inchiesta ha risposto alla richiesta del ministro di trovare i responsabili della «fuga di notizie» che lo riguardava, e la pm Giammaria propone al procuratore aggiunto con delega ai reati informatici di notificare a Striano l’avviso di conclusione delle indagini, che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio. L’aggiunto però suggerisce di convocare prima l’indagato, per acquisire la sua versione dei fatti.
Il finanziere, informato dell’inchiesta a suo carico comunicatagli il 12 gennaio 2023 con l’invito a eleggere domicilio presso un avvocato, viene convocato per il 1° marzo, con un invito a presentarsi notificatogli il 27 febbraio.
È il momento della svolta.
Se Striano (che aveva già avuto quasi due mesi di preavviso dell’inchiesta a suo carico, e dunque tutto il tempo per eventuali contromosse) si fosse avvalso della facoltà di non rispondere, come suo diritto, o si fosse limitato a fornire una qualunque giustificazione per le ricerche sul conto di Crosetto, la vicenda si sarebbe chiusa con il pressoché inevitabile rinvio a giudizio e una probabile condanna. Ma limitata agli accessi abusi relativi al ministro, con la ragionevole prospettiva di evitare la pubblicità della notizia e ulteriori approfondimenti.
Invece l’ufficiale […] decide di rispondere. E di dire che lui da anni fa interrogazioni «ad ampio raggio» a banche dati di ogni genere su ordine del pm responsabile del suo ufficio, perché è così che si lavorava alla Dna, in cerca di Sos e altri indizi informatici di possibili infiltrazioni criminali nell’economia e altri settori.
Depositando una sorta di «diario», con l’elenco di tutti gli accessi. Il «caso Striano» diventa così «Striano-Laudati»; i pm romani chiedono chiarimenti al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, e il 10 marzo scatta la perquisizione al finanziere. Dopo altri dieci giorni in cui può avere cancellato eventuali tracce, informatiche e non solo, come paventato da Cantone.
A quel punto il ruolo attribuito da Striano a Laudati diventa il presupposto per trasferire il fascicolo da Roma a Perugia. Lì il magistrato, sentito come testimone, nega la versione di Striano. Nel frattempo arrivano gli esiti della perizia sugli strumenti di lavoro sequestrati al finanziere, e le successive indagini confermano le migliaia di accessi considerati «abusivi». Alcuni dei quali con la ipotetica complicità dello stesso Laudati.
Quando i pm di Perugia lo convocano per il nuovo interrogatorio, il 28 febbraio scorso, Striano decide di non presentarsi. Stavolta preferisce attendere la conclusione dell’inchiesta, tralasciando di spiegare — per ora — il motivo per cui una vicenda destinata a chiudersi senza troppi danni per nessuno (indagato compreso) è diventata una specie di scandalo nazionale dalle conseguenze al momento imprevedibili.