CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI – “TITOLO DAL SITO DI ‘LEGGO’: 'MALORE ‘IN SPIAGGIA’ MENTRE FA IL BAGNO, TURISTA MUORE DAVANTI AI BAGNANTI'. AVRÀ AVUTO IL MALORE IN MARE, NON IN SPIAGGIA. A MENO CHE NON STESSE FACENDO UN BAGNO DI SABBIA” – “RICORDANDO L’ATTRICE MARIA ROSARIA OMAGGIO, SCOMPARSA DI RECENTE, DANIELE PRIORI RIFERISCE SU ‘LIBERO’ CHE 'DA RAGAZZA COLLEZIONÒ ANCHE ‘DUE’ COPERTINE DELL’EDIZIONE ‘INTERNAZIONALE’ DI ‘PLAYBOY’'. LE COPERTINE FURONO TRE, TUTTE APPARSE SULL’EDIZIONE ITALIANA DEL MENSILE…"
-“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi” (http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
Gennaro Sangiuliano, ex direttore di giornali, ministro della Cultura e detentore del poco invidiabile primato di recordman degli sfondoni, ha deciso di superarsi. È lui stesso ad annunciarlo a Simone Canettieri, che ne scrive sulla prima pagina del Foglio: «Sangiuliano però è stanco di essere spernacchiato per gli strafalcioni che gli causano poi fischi in pubblico e – si presume – malessere all’ego.
“E allora sto raccogliendo tutti gli errori di giornalisti e politici per poi pubblicare un agile libretto”», che s’intitolerà Le gaffe degli altri. Per i soli cronisti potrà copiare agevolmente da questa rubrica, arrivata in quattro anni a oltre 2 milioni di caratteri, nel qual caso più che «un agile libretto» potrebbero venirne fuori quasi quattro tomi, ognuno dei quali lungo quanto I Promessi Sposi. Ma l’aspetto irresistibile è che il novello spulciatore riesce a sbagliare anche mentre scova le pulci dei suoi ex colleghi: «Tira fuori il cellulare. Fa i nomi: “Luca Bottura ha confuso un ministro croato con quello di un altro paese”».
Ecco, Sangiuliano diventa gaffeur persino quando è assistito dal suo smartphone. L’errore che denuncia fu commesso da Bottura – «sfaccendato della facezia» (ipse dixit) che fa ridere solo sé stesso – in un commento apparso sulla Stampa l’11 febbraio 2023, nel quale infilò questa perla: «La mano nella mano del presidente Mattarella con l’omologo croato Pahor, cancellate». Ora, non si comprende in che cosa Boris Pahor, morto a 108 anni nel 2022, fosse omologo di Sergio Mattarella. Ma è certo che egli era di origine slovena, non croata, naturalizzato italiano, e non fu mai né presidente né ministro, bensì solo scrittore e direttore-editore della rivista Zaliv (Golfo) pubblicata a Trieste. Sangiuliano dietro la lavagna. O nel banco degli asini con Bottura, a scelta.
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«Un al di là dove verremo giudicati con un occhio più benevolo di quello che noi stessi in questo viaggio terreno esercitiamo», fa dire a Filippo Ceccarelli su Robinson, il settimanale culturale di Repubblica, l’intervistatore Antonio Gnoli. Ah, la secolarizzazione! Una volta c’era l’aldilà, sostantivo, sinonimo di altro mondo, oltretomba, vita ultraterrena, da non confondersi con la locuzione prepositiva al di là.
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Il giornalista Magdi Cristiano Allam si ritiene minacciato da Zulfiqar Khan, imam del Centro islamico Iqraa di Bologna, e indirizza una lettera aperta al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per denunciarlo. La missiva, pubblicata dalla Verità, si chiude con la seguente frase: «La ringrazio per l’attenzione e attendo cortesemente un suo riscontro». Esiste anche l’attesa scortese?
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Titolo dal Corriere della Sera: «Il discorso “laburista” del re / Carlo presenta Starmer / (e la sua riforma dei Lord)». Catenaccio: «Primo programma scritto da un premier progressista da 15 anni». Un riformatore stagionato. (Forse era preferibile: «Primo programma da 15 anni scritto da un premier progressista»).
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«Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, chè la dritta via era smarrita». Notevole l’incipit dell’articolo di Franca Giansoldati, vaticanista, nelle pagine culturali del Messaggero. Sono i tre versi più noti della letteratura italiana, e citarli è segno di umiltà. Però la prossima volta che le capitasse di ricorrere alla terzina posta in apertura della Divina Commedia veda di usare l’accento giusto, e cioè acuto: il ché (congiunzione in forma letteraria) rappresenta l’aferesi di perché, quindi non può avere l’accento grave di cioè e ahimè. Anche se le trascrizioni più antiche del capolavoro di Dante Alighieri non usano alcun accento. E comunque il Sommo Poeta scrisse «diritta via», non dritta.
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Ricordando l’attrice Maria Rosaria Omaggio, scomparsa di recente, Daniele Priori riferisce su Libero che «da ragazza collezionò anche due copertine dell’edizione internazionale di Playboy». Due errori in sole quattro parole: le copertine furono tre (maggio 1976, luglio 1980, novembre 1982), tutte apparse sull’edizione italiana del mensile fondato da Hugh Hefner, non su quella internazionale.
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Titolo da Domani: «Toti si dimetta: è già troppo tardi / Meloni? Troppo “fascia” per il Ppe / Il Pd lotti contro le diseguaglianze». Quando è troppo è troppo.
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Andrea Arzilli dà conto nella cronaca romana del Corriere della Sera dei ritrovamenti durante i lavori di scavo a piazza Pia, tra Castel Sant’Angelo e via della Conciliazione, e scrive di un’associazione intitolata al celebre archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, che il correttore automatico non conosce e trasforma perciò in Ranuccio Bianchi Banditelli. Ma rileggere no?
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L’Ansa informa che «il Codacons ha presentato alla Procura della Repubblica di Milano e all’Antitrust un esposto con cui chiede di sanzionare e bloccare le speculazioni legate ai concerti di Taylor Swift» a Milano: secondo l’associazione, alcuni siti vendevano i biglietti a prezzi superiori ai 13.000 euro. Pertanto, specifica la notizia, «si ritiene opportuno segnalare una pratica commerciale che oltre ad essere scorretta potrebbe integrare gli estremi del reato penale». Il significato di reato è «infrazione di una norma penale» (Lo Zingarelli 2025), quindi l’espressione reato penale è giuridicamente incongruente. I reati sono sempre penali, non esistono quelli civili o amministrativi.
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Iacopo Scaramuzzi sulla Repubblica scrive da Trieste: «Qui si svolge la cinquantesima settimana sociale dei cattolici, appuntamento che va avanti fin dal 1927, quando era in vigore il non expedit papale alla partecipazione dei fedeli alla vita politica italiana». Scaramuzzi sarà forte in cronaca, ma latita in conoscenza storica: il non expedit fu formalmente tolto da Benedetto XV nel 1919 e le Settimane sociali nacquero nel 1907, non nel 1927, su iniziativa dell’economista e sociologo veneto Giuseppe Toniolo (1845-1918), beatificato da Benedetto XVI nel 2012. Scaramuzzi è vaticanista. «Manco le basi der mestiere, te ricordi» (Mario Brega in Un sacco bello di Carlo Verdone, rivolto al prete che non rammentava il nome del personaggio davanti al quale Ponzio Pilato si lavò le mani).
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Titolo dal sito di Leggo: «Malore in spiaggia mentre fa il bagno, turista muore davanti ai bagnanti». Avrà avuto il malore in mare, non in spiaggia. A meno che non stesse facendo un bagno di sabbia.