CHE SCHIAFFO PER ANAGNI! - LA MULTINAZIONALE “CATALENT” SCAPPA DALL’ITALIA PER TROPPA BUROCRAZIA: L’AZIENDA FARMACEUTICA DICE ADDIO AL POLO DEI VACCINI DA 100 MILIONI DI DOLLARI AD ANAGNI, IN PROVINCIA DI FROSINONE. I FARMACI ANTI-COVID SARANNO PRODOTTI IN INGHILTERRA, NELL’OXFORDSHIRE, DOVE SARÀ REALIZZATO ANCHE UN CENTRO DI RICERCA D’ECCELLENZA - CON IL COVID “CATALENT” AVEVA ANNUNCIATO DI VOLER POTENZIARE LO STABILIMENTO LAZIALE, MA NON AVEVA FATTO I CONTI CON LA TRAFILA DELLE AUTORIZZAZIONI AMBIENTALI…
-Estratto dell'articolo di Clemente Pistilli per “la Repubblica”
Perso un investimento da 100 milioni di dollari e pure la possibilità di produrre vaccini nel Lazio. Le lungaggini burocratiche legate alle autorizzazioni ambientali, necessarie alla Catalent per realizzare otto bioreattori nel proprio stabilimento ad Anagni, in provincia di Frosinone, hanno spinto la multinazionale farmaceutica a decidere di spostare l'investimento nel Regno Unito.
I farmaci anti-Covid verranno così prodotti nell'Oxfordshire, dove l'azienda investirà anche di più: 160 milioni di dollari. E dove realizzerà anche un centro di ricerca d'eccellenza per la formazione di alte professionalità nel mondo dell'industria del farmaco, in collaborazione con l'Università di Oxford anziché con quelle di Cassino e Roma, come sarebbe invece avvenuto se fosse andato in porto il progetto in Ciociaria.
(…) Nel 2021 la Catalent annunciò il potenziamento dello stabilimento di Anagni. «In Europa c'è carenza di bioreattori per farmaci biologici - dichiarò il manager Mario Gargiulo - e abbiamo pensato che Anagni fosse il luogo adatto per creare questa capacità, che potrà essere usata in emergenze sanitarie come il Covid-19». L'azienda voleva partire ad aprile 2023, prima con due bioreattori monouso da duemila litri e poi con altri sei, per arrivare a 16mila litri di capacità produttiva.
Ma la multinazionale non aveva fatto i conti con i tempi lunghi per le autorizzazioni ambientali, soprattutto in un'area inserita nel Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco, dove per ogni intervento occorre stabilire se vi è contaminazione del suolo e delle falde acquifere, a causa dei veleni sparsi per anni nell'ambiente da industrie della zona di Colleferro. L'Agenzia di protezione ambientale ha comunicato pochi giorni fa al ministero della Transizione ecologica che il terreno dove dovevano essere effettuati i lavori non è inquinato. (…)