CHE STRANO, LE ULTIME TRE PERSONE CON CUI EMANUELA ORLANDI SI CONFIDÒ HANNO FATTO UNA BRUTTA FINE – RAFFAELLA, DOPO ESSERE STATA PEDINATA E MINACCIATA, È FINITA IN UNA STRUTTURA PSICHIATRICA – SILVIA È STORDITA DAI FARMACI (IL CUGINO: “PER NON FARLA PARLARE L’HANNO SEDATA, ANNICHILITA”) – PIERLUIGI, CHE RISPOSE AL PRIMO TELEFONISTA CHE CHIAMÒ CASA ORLANDI DISSE: “SE PARLO MI AMMAZZANO”. E ORA È FUGGITO ALL’ESTERO…

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Estratto dell’articolo di Fabrizio Peronaci per www.corriere.it

 

Silvia Vetere con emanuela orlandi

Emanuela Orlandi 40 anni dopo, i misteri non finiscono mai: ci sono anche degli effetti collaterali inquietanti, da brividi, nella storia della "ragazza con la fascetta" scomparsa il 22 giugno 1983. Che fine hanno fatto le amichette e i compagni che a vario titolo furono testimoni, inconsapevoli e involontari, dell'accaduto? Cosa è successo loro?

 

Una, Raffaella, compagna di musica all'epoca 19enne, raccontò alla stampa quanto le aveva detto Emanuela Orlandi prima di sparire (la proposta di lavoro per la Avon e altro) e da quel momento fu pedinata, minacciata, intimidita da personaggi mai identificati: rimase talmente sotto choc da farsene una malattia per tutta la vita. Oggi, a 59 anni, è ricoverata in una clinica psichiatrica.

 

Raffaella Monzi con emanuela orlandi

Un'altra amica, Silvia, compagna di classe al Convitto nazionale, disse a un giornalista che Emanuela le aveva confidato che si sarebbe allontanata da casa «per un po' di tempo». Una testimonianza delicata, che fa balenare contatti pregressi. Da quel momento Silvia, oggi 55enne, è passata da un trattamento farmacologico all'altro e il cugino denuncia: «Per non farla parlare l'hanno irretita, sedata, annichilita. Non la sento da anni. Potrebbe anche essere morta».

 

LA VERITA SUL CASO ORLANDI - VIGNETTA BY MACONDO

Un terzo ragazzino, Pierluigi, anche lui iscritto al liceo scientifico frequentato da Emanuela, stesso nome (forse non a caso) di quello del primo telefonista che contattò gli Orlandi, fu ripetutamente minacciato di morte. Era venuto a sapere qualcosa? Nel 1987 chiamò in diretta "Telefono giallo" e con voce rotta esclamò: «Se parlo mi ammazzano». Poi trovò riparo all'estero, dove vive tuttora, a 55 anni, con pochissima voglia di parlare dell'evento che gli ha stravolto la vita.

 

pietro orlandi, fratello di emanuela orlandi

Ebbene, c'è anche tutto questo nel già complicatissimo, inafferrabile, per certi verso mostruoso intrigo legato alla scomparsa della figlia quindicenne del messo pontificio di papa Wojtyla. Emanuela Orlandi fu allontanata da casa con un tranello nell'ambito di un piano di ricatto contro il pontefice polacco, ma gli ideatori dell'operazione andarono oltre, coinvolgendo altri minori: da un lato, infatti, utilizzarono qualche amica confidando che avrebbe riferito quanto venuto a sapere (così da far partire i ricatti sotterranei) e, dall'altro, non mancarono di esercitare pressioni e intimidazioni tali da provocare gravi choc. […]

 

emanuela orlandi

La vicenda di Raffaella Monzi, compagna del corso di musica presso il complesso di Sant'Apollinare (ultimo luogo frequentato dalla scomparsa), è nota. […] La triste novità oggi, 40 anni dopo, è che quella bella ragazza bionda con i capelli ricci non si è mai ripresa. Alla soglia dei 60 anni, è rinchiusa in una struttura psichiatrica fuori Roma, nei pressi di Subiaco. […]

 

Una situazione angosciante, la sensazione di avere il fiato di qualcuno molto cattivo sul collo... Così prosegue il racconto della signora Monzi, riferendosi agli agganci per strada da parte del "biondino": «Fu un episodio che ci colpì anche se decidemmo di non darci peso, pensando che fosse uno spasimante. Tornati a Roma, Raffaella mi raccontò che una persona la fotografava per strada. E un giorno ricevetti una telefonata: “Ho visto tua figlia sul treno: è bellissima. La voglio sposare”. […]».

la serie vatican girl sulla scomparsa di emanuela orlandi 5

 

C'è poi Silvia Vetere, compagna di classe al II liceo scientifico del Convitto nazionale... «Emanuela aveva intenzione di trovarsi un lavoro. Non aveva voglia di studiare e faceva sega a scuola». Le sue dichiarazioni messe a verbale sia nel 1983 (22 luglio) sia nel 2008 (11 novembre, nell'ambito della seconda inchiesta) sono state le uniche in controtendenza rispetto all'immagine "casa e chiesa" resa pubblica dai familiari della "ragazza con la fascetta". […]

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