CHI HA FINANZIATO LA LATITANZA DI MATTEO MESSINA DENARO? – GLI INQUIRENTI STANNO SEGUENDO LA PISTA DELLE SCOMMESSE ONLINE CHE TROVA APPIGLI FONDATI IN DUE INCHIESTE CHE COINVOLSERO ANCHE CALOGERO JOHN LUPPINO CHE, ATTRAVERSO ALCUNI MAFIOSI, OBBLIGAVA A INSTALLARE LE SUE MACCHINETTE, MINACCIANDO PESANTI RITORSIONI – LA PISTOLA TROVATA NEL COVO DI VICOLO SAN VITO A CAMPOBELLO DI MAZARA APRE UN ALTRO SCENARIO SUL LATITANTE: NON UN UOMO STANCO, MA…
-Estratto dell'articolo di giu.leg.- ric.are. per “la Stampa”
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L'esperienza investigativa degli uomini agli ordini del procuratore capo Maurizio De Lucia ha trovato riscontro negli ultimi giorni quando, all'ennesimo montaggio e smontaggio del covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara, ultima dimora del capomafia prima di finire nelle mani del Ros, è saltata fuori una pistola perfettamente funzionante: una Smith&Wesson, calibro 38 con 5 proiettili in canna e altri 20 custoditi a parte, nascosta nel doppiofondo di un arredo della cucina.
Se diverse narrazioni raccontano di un uomo stanco, fiaccato dalla malattia e pronto ad arrendersi quasi a consegnarsi, la scoperta dell'arma con matricola abrasa ora al vaglio del Ris di Messina disegna una semantica criminale diversa. Quella di un capo ancora pienamente operativo, che è stato killer di Cosa Nostra ed era pronto a resistere.
Certo non si può dire temesse agguati da affiliati della sua stessa organizzazione. Nell'abitazione acquistata con i soldi del boss dal geometra Andrea Bonafede (l'uomo d'onore riservato che gli ha ceduto l'identità), i carabinieri hanno trovato anche una parrucca da donna. L'ipotesi più probabile è che a indossarla sia stata una persona che nel tempo ha frequentato il padrino di Castelvetrano.
I carabinieri dei reparti speciali e del comando provinciale di Trapani stanno tentando di ricostruire chi abbia finanziato la costosa latitanza del padrino che rendicontava spese per circa 10 mila euro al mese. E salta fuori la pista delle scommesse online, che trova fondati appigli in due distinte inchieste della Dda di Palermo del 2018 e del 2019.
La prima coinvolse l'imprenditore Carlo Cattaneo, la seconda Calogero Jonn Luppino. Entrambi svolgevano la loro attività nel settore delle scommesse online. Nei confronti di Luppino, condannato a 18 anni per mafia, estorsione e intestazione fittizia di beni, è stata disposta una confisca milionaria. A Cattaneo, condannato a 16 anni, vennero confiscati beni per 300 mila euro. Secondo gli inquirenti, l'ascesa imprenditoriale nel mondo delle scommesse online di Luppino sarebbe stata agevolata da esponenti dei mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali del Trapanese ad installare le macchinette delle società minacciando – in caso di rifiuto – pesanti ritorsioni. […]