CHI HA PAURA DELLE CORNA? L’APPELLO DI DON MARIO, DA TRE ANNI RETTORE DELLA BASILICA DI SANT’EUSTACHIO, A ROMA: NELLA CHIESA NON SI PRESENTANO COPPIE CHE VOGLIONO CELEBRARE LE NOZZE. TUTTA COLPA DI UN CERVO CHE EVOCA L’IDEA DELL’INFEDELTÀ CONIUGALE – IN REALTÀ, QUELL’ANIMALE NON HA NULLA A CHE VEDERE CON I TRADIMENTI, MA È UN RICHIAMO ALLA STORIA DEL SANTO CHE VENNE CONVERTITO PROPRIO DA UN CERVO…
-Estratto dell'articolo di Andrea Pisani per www.repubblica.it
«È tutta colpa del cervo». Anzi, delle sue grandi corna. D’altronde, come sostiene anche don Mario, da tre anni rettore della basilica di Sant’Eustachio, «le superstizioni non muoiono mai». È per questo che da anni non c’è più coppia che voglia pronunciare il fatidico «sì» nel gioiello barocco incastonato tra il Pantheon e piazza Navona. […]
Se gli aspiranti sposi bocciano a prima vista la basilica che porta il nome del martire quando devono scegliere dove celebrare il grande giorno, il motivo c’è. Ed è uno solo. Non è all’interno, dove i dipinti e le volte settecentesche che adornano le tre cappelle richiamano turisti e fotografi. Non dipende nemmeno dal grande dipinto in fondo alla navata, con la scena del martirio del santo e della sua famiglia, crudelmente fatti arroventare in un bue di bronzo.
È all’esterno e si trova guardando in alto: in cima alla chiesa ecco la statua del cervo con la croce tra le corna, un prezioso esemplare del vasto “zoo di pietra” romano, simbolo dello storico rione e legato alla leggenda del generale Placido. È lui che dalla cima della basilica fa storcere il naso ai futuri sposi.
«Sì, è tutta colpa del cervo. I romani dicono che chi si sposa tra queste mura è destinato alle corna. A me piace dire il contrario, ovvero che il cervo che secondo la leggenda convertì Eustachio mostrandogli la croce, le coppie invece le protegge. Insomma, chi si sposa qui ha un’immunità particolare», ironizza monsignor Mario Laurenti, 70 anni.
Che poi continua cercando di recuperare frammenti di memorie dal passato della basilica: «Penso sia sempre stato così. Non so se oggi più di ieri, ma questa è la chiesa che non celebra matrimoni. Io ne avrò celebrati due da quando sono qui. Uno di una bellissima coppia di ultraottantenni, che non si ponevano di certo questi problemi. L’altro ad una coppia di giovani americani che ignoravano completamente il modo di dire ed erano affascinati dalla basilica. I matrimoni li celebro solo nelle altre chiese, mi piacerebbe farlo anche qui».
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