DI CHI È LA “MANO OSCURA CHE MUOVE IL SISTEMA”? – MASSIMILIANO CAMPONOVO, UNO DEI QUATTRO ARRESTATI NELL’INCHIESTA SULLA BANDA DEGLI SPIONI, DAVANTI AL GIP PARLA DI “SISTEMA” ED EVOCA IL MAXI-COMPLOTTONE: “IO FACEVO I REPORT CON I DATI CHE MI DAVANO, ORA SONO PREOCCUPATO, AVEVO PERCEPITO CHE DIETRO A QUESTO SISTEMA C’ERA…”
-1. CAMPONOVO AL GIP DI MILANO, 'È UN SISTEMA OSCURO'
(ANSA) - "Sono preoccupato, avevo percepito che dietro a questo sistema c'era qualcosa di oscuro".
Sarebbero, nella sostanza, altre frasi pronunciate, con dichiarazioni spontanee davanti al gip, da Massimiliano Camponovo, uno dei quattro arrestati nell'inchiesta milanese sul network di cyber-spie.
2. CAMPONOVO AL GIP, 'UNA MANO OSCURA MUOVE IL SISTEMA'
(ANSA) - Ha parlato di "una mano oscura che muove questo sistema". Queste le parole esatte che avrebbe usato, davanti al gip di Milano Fabrizio Filice, Massimiliano Camponovo, uno degli arrestati nell'inchiesta milanese sulle cyber-spie, per descrivere ciò che lui aveva percepito, che lo preoccupava, tanto da temere per la sua vita e per quella dei suoi familiari. Per questo eseguiva: "facevo i report con i dati che mi davano". Camponovo, difeso dall'avvocato Roberto Pezzi, potrà chiarire le sue dichiarazioni anche su quella "mano oscura" e sul sistema in interrogatori davanti al pm Francesco De Tommasi.
Da quanto si è saputo, inoltre, il poliziotto Marco Malerba, difeso dall'avvocato Pietro Romano, ammettendo davanti al gip gli accessi abusivi alla banca dati Sdi delle forze dell'ordine e parlando di quel rapporto con il suo ex capo Carmine Gallo, che fu ispettore di polizia del commissariato di Rho-Pero, ha chiarito che riceveva in cambio raccomandazioni varie, dalle visite mediche fino al posto nei ristoranti. Oltre al pagamento di spese legali.
3. HACKER ARRESTATO, VOGLIO USCIRE DA QUESTA VICENDA E CHIARIRE
(ANSA) - "Chiarirò tutto quello che potrò chiarire. Voglio uscire" da questa brutta situazione e "tagliare con ambienti che non mi riguardano".
E' in sintesi un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese, con le lacrime agli occhi, al gip di Milano Fabrizio Filice, da Giulio Cornelli, uno dei giovani tecnici informatici agli arresti domiciliari nell'indagine su una presunta rete di cyber-spie che avrebbe setacciato le banche dati riservate per rivendere le informazioni acquisite illegalmente. Cornelli, difeso dall'avvocato Giovanni Tarquini, si è formalmente avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha annunciato di voler spiegare al pm.
Come ha riferito l'avvocato Tarquini, Cornelli ha spiegato di non riconoscersi "in quella figura che gli viene attribuita" dalle indagini in quanto "non è dentro in alcun contesto associativo criminale" bensì "in una vicenda delicata dai contorni ancora da definire" e che vuole chiarire per uscire e tagliare i ponti con ambienti che, ha sostenuto, non lo riguardano. Dunque, non appena con il suo difensore avrà letto gli atti, dovrebbe rendere interrogatorio ai pm.